Mircea Eliade, inedito
Di recente, l'Istituto di Storia delle Religioni dell'Accademia Romena ha organizzato una mostra intitolata I manoscritti inediti di Mircea Eliade.
Christine Leșcu, 11.02.2023, 07:54
Nellestate del 1942, il prosatore, pubblicista e storico delle religioni Mircea Eliade si fermò per un breve periodo a Bucarest, nellintervallo tra la fine del suo incarico diplomatico a Londra e lassunzione di quello presso l’Ambasciata di Romania a Lisbona. Allora lautore, che aveva 35 anni, vide per l’ultima volta il suo paese natio e soprattutto Bucarest che avrebbe poi mitizzato nella sua prosa fantastica. Sempre allora, affidò alla famiglia tutto il suo archivio personale di manoscritti, documenti e libri scientifici, pensando a un successivo ritorno che, nel 1942, sembrava non solo possibile, ma anche normale. Come ben sappiamo, ciò diventò impossibile fino al 1986, anno della sua morte. Larchivio lasciato a Bucarest venne affidato alla sorella Corina fino alla sua morte nel 1989. Purtroppo, in seguito, per uno sfortunato susseguirsi di circostanze, la sorte dei documenti di Eliade iniziò ad essere estremamente incerta. Tant’è che neanche fino ad oggi è stato possibile per gli esperti fare un loro inventario e studio completo. Per fortuna, di recente, lIstituto di Storia delle Religioni dellAccademia Romena è riuscito a ottenere una parte importante dellarchivio e a organizzare la mostra intitolata “I manoscritti inediti di Mircea Eliade”.
Eugen Ciurtin, direttore dellIstituto di Storia delle Religioni, ci spiega la tumultuosa storia del ritrovamento di questi documenti e ci svela che Eliade aveva portato con sé a Lisbona alcuni testi in base ai quali voleva elaborare le proprie opere durante il suo incarico diplomatico: Ho potuto dimostrare – e spero che questo appaia nei prossimi mesi nel primo volume delledizione critica completa dellopera scientifica di Mircea Eliade — che lui ha sottratto alcune pagine dalle opere in preparazione che ha portato con sé nel Portogallo. Ma non ha portato via più di qualche foglio. Nellarchivio rimasto in Romania ci sono decine di migliaia di pagine. È tutta la sua giovinezza, come racconta lui stesso in un brano del diario dellagosto 1952, quando era già ad Ascona. In quelle pagine, Eliade ricorda con straordinario dolore che tutta la sua giovinezza, tutto ciò che ha vissuto, scritto, pensato, letto fino alletà di 33 anni, anche in India, potrebbe scomparire per sempre. Gli orrori del dopoguerra, lorrore della guerra, la sua condizione di filofascista e limpossibilità di rientrare bloccarono laccesso ai manoscritti, fortunatamente protetti dalla famiglia. Ma una parte dei libri d’indianistica finì per essere custodita da Constantin Noica, Sergiu Al-George e Arion Roșu e alcuni – circa 130 volumi – finirono nel Fondo “Eliade” della biblioteca dellIstituto di Storia delle Religioni. Ma i manoscritti stessi non furono riaperti fino al 1981. Lo fece allora Constantin Noica, insieme allo storico letterario, insegnante di liceo, ancora molto giovane, Mircea Handoca, che ottenne il consenso della famiglia per studiarli.
Mircea Handoca ha avuto per diversi anni una corrispondenza con Mircea Eliade, che gli ha scritto nel dicembre del 1981: “Ho convinto mia sorella a permetterti di fare ricerche sui miei manoscritti”. Mircea Handoca lo ha fatto, partecipando anche alla redazione dei pochi libri di storia delle religioni la cui pubblicazione è stata consentita dal regime comunista. Con la morte della sorella di Eliade nel 1989, suo figlio, il professor Sorin Alexandrescu, stabilitosi nei Paesi Bassi, ha consegnato lintero archivio a Handoca affinché venisse conservato temporaneamente. Cosa accadde allora, ce lo dice sempre Eugen Ciurtin: Sfortunatamente, nel marzo 1989, quando la sorella di Eliade si spense in una casa abbandonata, come riferito da Sorin Alexandrescu, il nipote di Mircea Eliade, questi manoscritti furono trasferiti e poi sottratti fraudolentemente attraverso questo trasferimento di materiale a Mircea Handoca. Ebbene, tra marzo 1989 e settembre 2015, non fu possibile portare i manoscritti alla luce. Si tratta di migliaia e migliaia di pagine. E finora sono state messe allasta solo poche centinaia di pagine, qualche migliaio, forse qualche centinaio di manoscritti, di cui solo una parte sono stati salvati e donati allIstituto di Storia delle Religioni.
Sebbene non vi sia stato alcun trasferimento di proprietà, Mircea Handoca non ha restituito i documenti ai legittimi proprietari e, dopo la sua morte nel 2015, i suoi discendenti se ne sono impossessati automaticamente. Questo spiega perché, invece di studiare e sfruttare larchivio Eliade per scopi accademici da parte di esperti, frammenti di esso hanno cominciato a essere messi allasta negli ultimi due o tre anni. Fortunatamente sono stati acquistati e poi donati allIstituto di Storia delle Religioni da generosi donatori che desiderano rimanere anonimi. Subito dopo la donazione, i ricercatori dellIstituto hanno iniziato a studiarli per poi organizzarli nella mostra inaugurata al Museo della Letteratura Romena di Bucarest. Qui il pubblico può notare chiaramente i germi degli approfonditi studi compiuti da Mircea Eliade negli anni del dopoguerra trascorsi a Parigi e, soprattutto, successivamente, a Chicago. Eugen Ciurtin: Per la prima volta abbiamo manoscritti, in varie fasi di stesura, di alcuni importanti studi del periodo indiano, della tesi di dottorato e della versione pronta per la pubblicazione della tesi di dottorato. Quindi non solo il testo del novembre 1932, ma anche quello del volume del maggio 1936 “Yoga. Essay sur lorigine de la mystique indienne”. Poi abbiamo manoscritti di libri che non pensavamo di poter avere nella versione manoscritta, con tutte le esitazioni, le modifiche e anche le amplificazioni che sono state lasciate da parte in vista della stampa. Abbiamo il manoscritto del saggio “Barabudur, il tempio simbolico” pubblicato nel settembre 1937 su Revista Fundățiilor Regale e come tale riprodotto nella prima parte del volume “Lisola di Eutanasio” del 1943. Abbiamo il manoscritto de “Il mito di Reintegrazione” del 1942, manoscritti di recensioni e studi scritti per la rivista Zalmoxis. E soprattutto abbiamo un inedito saggio polemico della fine del 1930 e dellinizio del 1931 intitolato “Cosa cè di sbagliato nellEuropa” / What is wrong with Europe”, un saggio annunciato alla stampa dal 1930, ma di cui nessuno ha saputo nulla finché i miei colleghi non l’hanno trovato. Le future edizioni critiche mostreranno tutti questi dettagli, perché, in effetti, la posta in gioco è di mostrare lo schema di ciò che Eliade voleva fare.
Unaltra affascinante scoperta tra i documenti recuperati dallIstituto di Storia delle Religioni sono le pagine in sanscrito scritte a mano da Eliade mentre studiava questa lingua. Purtroppo nemmeno oggi larchivio è stato interamente recuperato e il suo contenuto, in assenza dellinventario, rimane oscuro. La mostra al Museo Nazionale della Letteratura Romena resta aperta fino a marzo e alla sua realizzazione hanno collaborato i ricercatori Andreea Apostu, Ionuț Băncilă, Eugen Ciurtin, Daniela Dumbravă, Octavian Negoiță, Cătălin Pavel, Vlad Șovărel e Bogdan Tătaru-Cazaban.