Lo scrittore Max Blecher
Riscoperto relativamente di recente dalla critica e dai lettori, lo scrittore Max Blecher è diventato rapidamente un nome importante per il pubblico appassionato di letteratura, sia grazie al valore della sua opera, che per il suo tragico destino
Christine Leșcu, 11.04.2017, 19:31
Riscoperto relativamente di recente dalla critica letteraria e dai lettori, lo scrittore Max Blecher è diventato rapidamente un nome importante per il pubblico appassionato di letteratura, sia grazie al valore della sua opera, che per il suo tragico destino. Nato a settembre 1909 a Roman, Blecher fu diagnosticato a soli 19 anni con spondilite tubercolare, detta anche “il morbo di Pott.” A causa di questa malattia incurabile e straziante, lo scrittore passò il resto della sua vita — si spense a soli 29 anni, nel 1938 — immobilizzato nel letto o ricoverato in diversi sanatori in Romania e all’estero. Le sue esperienze legate alla malattia, ma non solo, sono rispecchiate nei romanzi pubblicati durante la vita “Vicende dell’irrealtà immediata” e “Cuori cicatrizzati”, ma anche nell’opera postuma “La tana illuminata”. Il suo nome era arrivato ad essere ben noto negli ambienti letterari, perché Max Blecher aveva debuttato nel 1930, sulla rivista “Bilete de papagal” diretta dal poeta Tudor Arghezi ed era associato all’avanguardia. Benché immobilizzato a causa della malattia, a volte a centinaia di chilometri dalla Romania, Max Blecher pubblicò moltissimo, sia versi, che prosa ed ebbe una ricca corrispondenza con letterati romeni e stranieri, come gli avanguardisti Geo Bogza, Ilarie Voronca e Saşa Pană, ma anche i francesi Andre Breton e Andre Gide.
La sua sofferenza, conosciuta già da quando era in vita, influì anche sul modo in cui furono accolti i suoi scritti, cosicché oggi sorgono alcune domande: in che misura il destino tragico di Blecher ha influito sulle opinioni della critica e dei lettori sulle sue opere, e in che misura i suoi scritti sono autobiografici o non solo. Il docente universitario Doris Mironescu, autore del libro Viaţa lui M. Blecher. Împotriva biografiei / La vita di M. Blecher. Contro la biografia”, cerca di dare qualche risposta: Che cosa fa, infatti, Blecher, essendo perfettamente consapevole di questo? I suoi libri sono, in parte, autobiografici, sono diari scritti nel sanatorio e altrove. Questo lato autobiografico è molto cambiato e trasformato in qualcos’altro. C’è in qualche misura, una specie di identificazione sentimentale con l’autore e ciò può, in qualche modo, influire sulla sua scelta come autore prediletto o come eroe letterario. Ma ciò non basta. L’identificazione con un autore non può sostituire però il valore di un’opera… Le vicende biografiche aiutano, in una certa misura, alla ricezione dell’opera nel senso che fa sì che i lettori di ogni epoca vogliano prendere la parte dell’autore. Lo stesso avvenne anche con Blecher. I critici a lui favorevoli nel periodo interbellico avevano l’impressione di fare un atto di giustizia. Lo stesso avvenne negli anni 1970, quando i libri di Blecher furono ripubblicati. I critici romeni lo recuperarono cercando di salvarlo dall’aggressione della dimenticanza che aveva coperto Blecher per 30 anni e che aveva privato la letteratura romena di un grande scrittore.
I protagonisti dei libri di Max Blecher, che appaiono come alter-ego dell’autore, sembrano percepire la realtà attraverso la malattia, ma tale percezione non è per niente danneggiata dalla patologia, bensì estremamente originale e indipendente dalla malattia. Blecher, come Emanuel, il suo personaggio del romanzo Cuori cicatrizzati”, ad esempio, guarda intorno con molta voglia di vivere, nonostante la sua malattia, notava Marieva Ionescu, uno dei recenti redattori dell’opera di Blecher: Lo sguardo del narratore nei romanzi di Blecher è uno sguardo particolarmente attento. Lui guarda tutto attraverso gli occhi di un poeta. Emanuel, il protagonista di Cuori cicatrizzati”, è attento a tutto ciò che succede intorno a lui, a cominciare da oggetti, persone, il proprio corpo, le sue sensazioni, la natura… Prima guarda come uno straniero il mondo del sanatorio, poi comincia pian-piano ad identificarsi con gli altri malati.
Max Blecher ha anche cercato di partecipare, per quanto gli abbia permesso la malattia, alle preoccupazioni sociali e politiche della sua epoca. Doris Mironescu: Blecher partecipa alla vita politica della sua epoca. Questo aspetto si nota in minor misura nella sua letteratura, ma esiste nella sua corrispondenza, nella pubblicistica. Tutte queste informazioni nuove apparse su Blecher sono di una vastità impressionante. Tutto ciò arriva a darci un’immagine leggermente corretta su Blecher, forse meno pura di quanto abbiamo voluto pensarla. Blecher era un uomo della sua epoca.
L’attenzione di Max Blecher ai problemi della sua epoca si può vedere anche nel film realizzato nel 2016 e ispirato alla sua opera, Cuori cicatrizzati” del regista Radu Jude. Anche i lettori stranieri possono accedere all’universo di Max Blecher grazie alle traduzioni in inglese, francese, italiano e polacco. (tr. G.P.)