L’architetto George Matei Cantacuzino
Il restauro del Palazzo di Mogosoaia, la progettazione del Palazzo della Banca Chrissoveloni al centro storico della capitale, l'albergo Rex di Mamaia sono solo alcuni dei riferimenti nella carriera dell'architetto G.M.Cantancuzino.
Christine Leșcu, 11.06.2018, 10:30
Il restauro del Palazzo di Mogosoaia, collocato a nord di Bucarest, la progettazione del Palazzo della Banca Chrissoveloni al centro storico della capitale, l’albergo Rex di Mamaia, sul litorale del Mar Nero, sono solo alcuni dei gioielli con i quali l’architetto George Matei Cantacuzino ha arricchito il paesaggio delle città romene. Durante la sua breve vita, l’energico architetto ha progettato edifici, ha tenuto corsi di architettura e ha scritto libri specializzati, tentando di teorizzare un certo stile proprio, un misto tra l’architettura classica, tradizionale e modernista.
Nato nel 1899 a Vienna, dove suo padre era in missione diplomatica, George Matei Cantacuzino proveniva da due grandi famiglie aristocratiche romene – Cantacuzino e Bibescu. Tra i suoi antenati si annoveravano principi e statisti che, dal Medioevo fino al periodo moderno, avevano contribuito allo sviluppo sociale e culturale dei principati romeni. Nel 1919, quando fu ammesso alla Scuola di Belle Arti di Parigi, G.M.Cantacuzino cominciò anche a restaurare il Palazzo di Mogosoaia, residenza settecentesca del principe Constantin Brancoveanu, arrivata ai primi del XX secolo di proprietà della principessa Martha Bibescu, con la quale l’architetto era imparentato. Nel 1923, insieme all’architetto August Schmiedigen, progettò il Palazzo della Banca Chrissoveloni, inaugurato nel 1928. Fu solo l’inizio di una carriera sempre in salita fino agli anni 1940.
I primi problemi sorsero proprio nel 1940 quando il Palazzo Carlton di Bucarest, da lui progettato, crollò in seguito ad un fortissimo terremoto avvenuto in quell’anno. Le autorità attribuirono la colpa sia ai costruttori che all’architetto George Matei Cantacuzino. Però, alla fine, la commissione d’inchiesta accertò che le cause particolari che avevano portato al crollo dell’edificio non erano da attribuire all’architetto, che non venne più messo sotto accusa. Purtroppo, subito dopo la guerra, con l’insediamento del comunismo in Romania, i problemi dell’architetto si moltiplicarono.
Una sintesi è raccolta nel volume L’architetto G.M. Cantancuzino nei dossier della Securitate, pubblicato presso l’editrice Vremea da Vlad Mitric-Ciupe, il quale spiega cosa è successo all’architetto dopo il 1944.
In un momento di ispirazione, alla fine degli anni 1930, riuscì a mandare all’estero la moglie e i due figli. Subito dopo la guerra, tentò di raggiungerli. A questo periodo risalgono anche i primi documenti della collezione, in ordine cronologico: i tentativi di G.M. Cantacuzino di lasciare il Paese e gli interventi di certe istituzioni – all’inizio la Sicurezza dello Stato e poi la Securitate comunista, di bloccare il rilascio del suo passaporto e poi del visto. Perciò, l’architetto tentò di fuggire, persino in barca sul Mar Nero, da Costanza. Nello stesso tempo, nel 1945-1946, fu coinvolto anche nei tentativi di organizzare una resistenza anticomunista. Ospitava nella sua casa incontri tra il colonnello Ioan Toba, che guidava l’ala armata del movimento nazionale di resistenza, e rappresentanti delle legazioni straniere, soprattutto ufficiali britannici e americani, spiega Vlad Mitric-Ciupe.
Condannato a molti anni di carcere per l’appartenenza ad un’organizzazione messa al bando e non per il tentato passaggio illegale della frontiera, G.M. Cantacuzino fu inviato a lavorare al canale che si stava costruendo per collegare il Danubio al Mar Nero. Fu il posto in cui, durante il comunismo, numerosi detenuti politici persero la vita sterminati dalle orrende condizioni di lavoro. Arrestato nel 1948, G.M.Cantacuzino fu liberato nel 1953, con la salute gravemente indebolita. Vlad Mitric-Ciupe ricorda cosa gli è successo dopo.
Con l’aiuto dell’architetto Stefan Bals, con cui era imparentato, riuscì abbastanza presto dopo la liberazione a trovare un posto di lavoro presso la Commissione dei Monumenti Storici, da dove, però, venne cacciato altrettanto velocemente. Alla fine, arrivò a lavorare e ad essere ospitato dalla Metropolia della Moldavia. Lungo i quattro anni passati lì fino al decesso avvenuto nel 1960, la Securitate continuò a tenerlo d’occhio. G.M.Cantacuzino era circondato da una rete di delatori che informavano continuamente la polizia politica su tutto quello che faceva. D’altronde, il suo atteggiamento non cambiò neanche durante la reclusione. Alcune informative notano le sue reazioni a sostegno delle vicende avvenute in Ungheria nel 1956, per cui la Securitate innasprì la sua sorveglianza. Si spense nel 1960 a Iasi, dove aveva lavorato negli ultimi anni della vita, ha concluso Vlad Mitric-Ciupe.