L’aereo ROMBAC 1-11
Laeronautica è uno dei settori in cui la Romania vanta una tradizione non indifferente, in quanto ha dato allumanità alcuni insigni costruttori di aerei e inventori, quali Henri Coanda e Gogu Constantinescu.
Steliu Lambru, 21.01.2013, 15:20
L’aeronautica è uno dei settori in cui la Romania vanta una tradizione non indifferente, in quanto ha dato all’umanità alcuni insigni costruttori di aerei e inventori, quali Henri Coanda e Gogu Constantinescu. I costruttori romeni di aerei si erano però concentrati solo su aerei militari. La produzione di aerei civili era inesistente e solo un coinvolgimento dello stato poteva far cambiare le cose. Il regime comunista di Nicolae Ceausescu ha trovato la soluzione di acquistare una licenza occidentale per la produzione di aerei di linea. Erano gli anni in cui i comunisti romeni avevano orientato l’economia nazionale vero l’Occidente.
La Romania si annovera tra i produttori mondiali di aerei civili da giugno 1979, quando Ceausescu firma con la compagnia britannica Hunting Aircraft il contratto per la produzione dei modeli BAC One-Eleven, aereo di dimensioni medie per voli brevi. Il BAC 1-11 apparteneva alla generazione degli anni 1960-1970 e alla firma del contratto con la Romania era già ritenuto superato. Fino alla data della sua usura morale, aveva operato con successo i voli americani, ma era stato superato dai modelli Boeing 737, McDonnell Douglas DC-9 e Fokker 28.
Il BAC 1-11 aveva una potenza dei motori inferiore agli altri tre, consumava più carburante ed era molto più rumoroso. I motivi per cui la Romania voleva produrlo erano il costo più basso della licenza e di vendita sul mercatro sul quale avrebbe dovuto entrare con i nuovi prodotti. Il nuovo aereo, Rombac 1-11, doveva entrare nella dotazione delle compagnie dei paesi nonallineati e di quelli del terzo mondo. La Cina, l’acquiente più promettente, intendeva comprare circa metà della produzione preconizzata, di 80 aerei.
Un altro motivo fu quello che gli aerei BAC avevano motori Rolls Royce della generazione Spey. E la compagnia di bandiera Tarom aveva aerei di fabbricazione sovietica Tupolev e Iliusin, più usati dei BAC. Ma i negoziati che la Romania dovette fare per non irritare il suo alleato sovietico hanno portato a ritardi che si sono dimostrati controproduccenti per la sorte del futuro aereo.
Il contratto tra lo stato romeno e la ditta produttrice dell’aereo BAC 1-11 prevedeva che la parte britannica offra tre aerei completamente equipaggiati, due del tipo BAC 1-11 500 e un BAC 1-11 475, nonchè assistenza tecnica nella costruzione di 22 velivoli alla fabbrica di aerei di Bucarest. Così, dopo l’Urss, la Romania diventava il secondo paese comunista a produrre aerei civili a reazione. Il primo costruito nella fabbrica di Bucarest fu terminato ad agosto 1982. Il Rombac 1-11 era un aereo medio, trasportava tra 100 e 120 passeggeri su distanze di fino a 3.500 km e toccava una velocità di 870 km orari. La compagnia di bandiera Tarom entrò in possesso del primo Rombac a dicembre del 1982.
Negli anni successivi, la produzione del Rombac dovette superare grossi problemi, soprattutto a causa dell’economia che andava sempre peggio. La mancanza cronica della valuta portò rallentò la produzione di componenti per il Rombac, il mercato non ne fu poi così interessato e si arrivò al fallimento della variante romena. Appena nel 1989, la nuova generazione di motori Rolls Royce Tay avrebbe potuto rendere il Rombac più economico, più forte, e meno rumoroso del modello di prima, ma era troppo tardi. Nel 1989 erano stati costruiti solo nove aerei, e altri due erano in corso. Il crollo del comunismo e la riforma economica del 1990 portarono all’abbandono del progetto.
Ma il Rombac ha avuto una grande qualità: incidenti zero. Tra il 1982 e il 1989, la Tarom ha adoperato nei voli internazionali solo gli aerei Rombac e senza alcun problema. Dopo il 1989 la compagnia Romavia, che aveva due aerei Rombac, ha perso la licenza di volo per l’Europa, a causa del rumore. Gli altri sette aerei in dotazione della Tarom furono venduti. (trad. Carmen Velcu)