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La sistemazione del fiume Dâmbovița

Su una lunghezza di 22 chilometri, Bucarest è attraversata sulla diagonale da nord-ovest a sud-est dal fiume Dâmbovița.

La sistemazione del fiume Dâmbovița
La sistemazione del fiume Dâmbovița

, 14.02.2022, 12:15

Su una lunghezza di 22 chilometri, Bucarest è attraversata sulla diagonale da nord-ovest a sud-est dal fiume Dâmbovița, incorniciato a nord dall’affluente Colentina e a sud dal fiume Argeș. Dâmbovița nasce dai monti Făgăraș, ha una lunghezza di 237 chilometri e copre un dislivello di 1757 metri. Lasciata la capitale della Romania, dopo 40 chilometri sfocia nel fiume Argeș, vicino a Budești. Il fiume intitola anche la provincia di Dâmbovița, il cui capoluogo è Târgoviște, l’antica capitale medioevale del principato della Valacchia. E’ alla metà del XV secolo, ai tempi del principe Vlad Țepeș (l’Impalatore), che risale la più antica menzione della città di Bucarest, che nei documenti veniva chiamata anche la Fortezza di Dâmbovița. Gli abitanti utilizzavano l’acqua del fiume per bere e lavarsi. Le prime fontane pubbliche furono costruite durante il regno del principe Alexandru Ipsilanti, alla fine degli anni ’90 del Settecento, così come le prime reti di approvvigionamento idrico. Per le strade di Bucarest erano famosi i venditori di acqua potabile. Ma gli abitanti hanno anche affrontato i capricci del fiume Dâmbovița. Le piogge eccessive spesso allagavano i quartieri e molte aree diventavano paludose.

La formazione dello Stato romeno moderno nel 1859 e l’istituzione della capitale a Bucarest segnarono l’inizio della trasformazione di Dâmbovița e della sua addomesticazione. Prendendo come modello la sistemazione dei fiumi nelle grandi capitali europee – Parigi, Londra e Berlino, gli ingegneri romeni hanno elaborato dei piani per rimediare le carenze naturali. I primi tentativi di domare la furia dell’acqua furono compiuti sotto lo stesso principe Ipsilanti, nel 1775, quando fu costruito un canale per limitare le proporzioni delle ondate di piena. Nel 1813, sotto il regno del principe Ioan Caragea, il fondo del letto del fiume fu pulito. Ma le vere trasformazioni arrivarono dopo il 1878, quando la Romania divenne indipendente. A partire dal 1880, secondo i progetti dell’ingegnere e architetto Grigore Cerchez, venne regolarizzato il corso attraverso la città, approfondito l’alveo del fiume, consolidati gli argini in pendenza, piantati degli alberi, e costruiti dei ponti.

Tuttavia, il più grande progetto di sviluppo fu completato dopo il terremoto del 4 marzo 1977, quando Nicolae Ceaușescu ordinò il cambiamento della fisionomia dell’area centrale di Bucarest. La sistemazione di Dâmbovița faceva parte del progetto. Lo storico Cezar-Petre Buiumaci del Museo del Municipio di Bucarest, spiega in che cosa consisteva l’ambizioso progetto.

La sistemazione del fiume Dâmbovița è stata inclusa nel grande progetto di cambiamento del centro cittadino avviato da Ceaușescu dopo il terremoto del 4 marzo 1977. L’impresa del grande centro civico della Capitale, di cui compaiono i primi abbozzi dopo il terremoto, significò un intervento brutale e senza precedenti. Comportò la demolizione della parte centrale della città, zona eminentemente residenziale. La demolizione ha creato il problema dello spazio abitativo necessario per spostare le famiglie dalle case rase al suolo. Bucarest stava diventando un grande cantiere, non solo il centro ne risentiva, ma anche le aree destinate ai nuovi condomini per ospitare gli abitanti rimasti senzatetto. Una simile area era il nuovo complesso residenziale Crîngași-Constructorilor-Giulești, destinato ad ospitare 45.000 abitanti. Parallelamente a questa azione, era in corso anche la risistemazione del fiume Dâmbovița su tutto il suo alveo, nel suo percorso nella capitale, spiega lo storico. Ceausescu aveva anche adottato idee più vecchie, che miravano a rendere navigabile Dâmbovița e integrarla in un altro progetto ancora più grande, con Bucarest porto sul Danubio attraverso un canale. Questa disposizione, ideata come parte del Canale Bucarest-Danubio, era apparsa molto prima, già dall’Ottocento, e ripresa ciclicamente in seguito. Per la realizzazione di questo progetto, vennero allestiti i laghi di Ciurel e Văcărești, destinati ad aumentare il volume dell’acqua e a creare condizioni di navigabilità. Tuttavia, la geografia del territorio non lo permetteva e l’idea di navigare all’interno della città fu abbandonata, rimanendo la variante di navigazione dall’uscita dalla città, rispettivamente dalla zona Vitan-Cățelu, aggiunge Cezar-Petre Buiumaci.

La nuova Dâmbovița aveva un volto completamente diverso. Per eliminare definitivamente il pericolo di inondazioni, ma anche per renderla utile all’irrigazione, Dâmbovița è stata successivamente sbarrata a 20 chilometri dalle sorgenti e a 80 chilometri dall’ingresso a Bucarest. La terza diga era proprio a Bucarest e dietro di essa si formò Lacul Morii (Il Lago del Mulino). Prima dell’ingresso a Bucarest, è stato scavato un braccio in direzione sud per deviare l’acqua in eccesso verso il fiume Ciorogarla. Il letto urbano del fiume era scavato e sotto furono costruiti due canali di raccolta delle acque reflue. I ponti furono ricostruiti e alcuni ricollocati, e le sponde vennero cementate. La sistemazione di Dâmbovița fu complessa. Non solo il letto del fiume venne riconfigurato, ma anche intere reti che lo intersecavano, con impianti per mantenere un flusso relativamente costante. Oltre alla realizzazione di nuovi ponti e passerelle per l’attraversamento del fiume, sui tratti di delimitazione dell’argine sono stati allestiti luoghi di svago, come la piscina di Crângași, nell’immediata prossimità del lago Ciurel, conclude lo storico.

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