La Fortezza di Neamt
Nel Medioevo, con la minaccia dell'aggressiva espansione dell'Impero ottomano, in Moldavia il numero delle fortezze di difesa era in crescita.
Ștefan Baciu, 27.06.2017, 10:28
Nel Medioevo, con la minaccia dell’aggressiva espansione dell’Impero ottomano, in Moldavia il numero delle fortezze di difesa era in crescita. Alcune sono state allargate lungo il tempo, diventando massicce cittadelle resistite per centinaia di anni. Un esempio è la Fortezza di Neamt, le cui mura si sono conservate fino ai nostri giorni, nei pressi della città di Targu Neamt (nord-est della Romania). La fortezza venne eretta ai tempi di Pietro I, il primo principe del casato dei Musat, dal quale discendeva anche Stefano il Grande. Il monumento venne ricordato per la prima volta nei documenti dell’epoca a febbraio 1395, ai tempi della spedizione militare del re d’Ungheria, Sigismundo di Lussemburgo, in Moldavia.
La storia viene raccontata da Ioan Butnariu, custode alla Fortezza di Neamt: A Pietro I Musat succedettero altri principi. Sotto il regno di suo fratello, Stefano I, la cittadella di Neamt subì il battesimo del fuoco, quando le truppe ungheresi del re Sigismundo di Lussemburgo passarono i Monti Carpazi per sottoporre la Moldavia. La cittadella riuscì a resistere all’assedio, e le truppe ungheresi furono sconfitte da Stefano I. Al suo regno seguì quello lungo e prospero di Alessandro il Buono, il nonno di Stefano il Grande.
Altrettanto lungo e prospero nel Medioevo moldavo fu anche il regno di Stefano il Grande, dal 1457 al 1504. Sempre in quel periodo, la Fortezza di Neamt continuò a svilupparsi, come spiega Ioan Butnariu: Salito al trono della Moldavia, la prima cosa che fece Stefano il Grande fu quella di rinforzare le cittadelle esistenti e a costruirne altre nuove, laddove era necessario. Alla Fortezza di Neamt, Stefano il Grande rinunciò al fossato iniziale e al ponte. Fece costruire un nuovo recinto di difesa, come protezione contro le palle di cannone dei nemici. Sempre ai tempi di Stefano venne costruito il ponte strategico che poggiava su 11 piloni, di cui il più alto arrivava ai 40 metri. Si presuppone che fossero stati legati da arcate di pietra crollate lungo il tempo. Al momento, il ponte è collocato su una struttura moderna di cemento armato. Al portone nord-orientale, risalente sempre ai tempi di Stefano il Grande, lavorarono artigiani portati dal principe dalle città di Bistrita e Rodna della Transilvania. All’ingresso c’è un’arcata in stile gotico di influenza cattolica, davanti alla quale c’era un ponticello levatoio.
Ai tempi dei successori di Stefano il Grande, la fortezza mantenne il suo ruolo di difesa. Pari ad altre cittadelle, la decadenza cominciò con la crescita dell’influenza dell’Impero ottomano nei Principati romeni. D’altronde, ai tempi di Alexandru Lapusneanu, verso la metà del XVI/o secolo, il principe riempì il cortile interno di legna cui diede fuoco. Eppure, la fortezza rimase in piedi, nonostante i danni provocati dall’incendio. Resistettero anche le mura, dallo spessore di tre metri. Degli incendi, però, ce ne furono ancora. L’ultimo, il più forte, e che portò anche la fortezza in rovina, avvenne nel 1717, durante una guerra russo-turca che ebbe la Moldavia come teatro di guerra.
Da allora, la fortezza andò in rovina. Appena nel periodo compreso tra le due guerre mondiali vennero avviati i lavori di restauro, come spiega Ioan Butnariu. Anche nel periodo comunista, tra il 1968 e il 1972, furono avviati ampi lavori di restauro. Sulle rovine esterne venne ricostruito il muro fino al livello del suolo. Sulle rovine dell’antico ponte vennero ricostruiti i piloni e rifatto il ponte. Furono impiombate le mura e rinforzato il coronamento.
Dopo il 2007, grazie ai lavori di restauro finanziati da fondi europei, sono state allestite 21 sale aperte alle visite del pubblico. Riaperta nel 2009, la fortezza è visitata anche come museo con una mostra permanente di reperti d’epoca. (traduzione di Iuliana Anghel)