La città di Sebeș
A cominciare dal XII secolo, sul territorio tra i fiumi Mureș e Olt e i Monti Carpazi, cominciarono ad abitare anche tedeschi colonizzati dai re dellUngheria.
Ștefan Baciu, 12.01.2024, 17:33
A cominciare dal XII secolo, sul territorio tra i fiumi Mureș e Olt e i Monti Carpazi, cominciarono ad abitare anche tedeschi colonizzati dai re dell’Ungheria. Una delle sette circoscrizioni o comunità urbane ad avere il diritto di essere residenza giurisdizionale era l’attuale Sebeș. Chiamata nella lingua tedesca locale Mühlbach oppure Melnbach, Sebeș conta oggi circa 26.000 abitanti, di cui quasi l’80% sono romeni. Per tradizione, la città era pluriconfessionale e c’erano comunità e chiese romano-cattolica, luterana, ortodossa e greco-cattolica.
Abbiamo chiesto informazioni sulla storia di questo luogo al museologo Radu Totoianu del Museo Municipale “Ioan Raica” di Sebeș, il quale ci ha descritto gli inizi dell’insediamento: “Sebeș è attestata nei documenti nell’anno 1245, poco dopo l’invasione mongola. Il prete Teodorico di Malenbach, la denominazione tedesca latinizzata, chiese al papa Innocenzio IV il diritto di raccogliere le imposte anche da altre parrocchie confinanti, la sua essendo la più colpita dall’invasione mongola. Il papa accettò la sua sollecitazione. Questo è in pratica l’atto di nascita della nostra città. Era una città importante, per la quale si mantenne il più antico privilegio di circondarsi dui muri di pietra, un privilegio risalente all’anno 1387. È circondata da una fortificazione con un muro di cinta lungo 1800 metri, diverse torri che si conservano ancora, di cui la più conosciuta è la Torre dello Studente o dei Sarti.”
Questo lavoro di fortificazione contribuì parzialmente alla fama della città. La storia del monaco Georg Captivus Septemcastrensis, che ha vissuto nei secoli XV-XVI ed ha scritto il primo trattato sui turchi, è importante e ci è stata riassunta da Radu Totoianu: “La torre era mantenuta e difesa dalla gilda dei sarti. Nel 1438, un esercito turco assediò la città. Dopo una resistenza di qualche giorno si arrivò a un armistizio, fu permesso ai turchi di entrare in città a patto che non provocassero danni. Ma le cose non accaddero così. La capitolazione non fu accettata da tutti e alcuni cittadini si barricarono nella torre dei sarti. Tra di loro c’era anche un giovane allievo della scuola che funzionava presso il monastero dominicano. La torre venne incendiata, la maggior parte delle persone della torre morì, però tra i sopravvissuti c’era anche questo giovane, un ragazzo di 13-14 anni. Ebbe la stessa sorte di molti abitanti di Sebeș. Fu venduto come schiavo e per lui seguì un periodo di circa 20 anni di cattività. Fu venduto diverse volte e alla fine trovò un padrone più umano che lo trattò piuttosto come se fosse stato un membro della famiglia anziché uno schiavo. Il padrone lo liberò, poiché lui gli aveva detto che avrebbe voluto tanto rivedere i suoi luoghi natii. Promise di tornare, ma non lo fece mai più. Non tornò neanche in Transilvania, partì per il Cipro e poi andò in Italia. Arrivato a Roma, si affiancò all’ordine dei monaci domenicani e scrisse un’opera importante considerata il primo trattato europeo di orientalistica, che venne pubblicato in più di 25 edizioni. Una di esse, quella del 1511, fu edita proprio dal riformatore della chiesa tedesca, Martin Lutero, che ne scrisse anche una prefazione.”
Abbiamo chiesto a Radu Totoianu quali sono gli edifici più rappresentativi per la piccola città fondata dai tedeschi della Transilvania: “L’edificio ecclesiastico più importante della città è la chiesa evangelica. Le prime fasi di costruzione in stile romanico iniziarono dopo il 1241. Però, ad un certo momento, la città, arrivata alla prosperità economica, desiderò qualcosa di più fastoso. Lo stile gotico era arrivato in Transilvania e fu costruito un coro gotico di grandi dimensioni. Gli architetti sono del parere che se la chiesa fosse stata terminata in stile gotico, secondo le dimensioni del coro sarebbe stata la seconda in Transilvania dal punto di vista della grandezza, dopo la Chiesa Nera di Brașov. All’epoca Sebeș era abitata da circa 500 famiglie che non ebbero la forza finanziaria necessaria per portare a termine la costruzione della chiesa in stile gotico. Si arrivò così a un compromesso, la navata romanica fu attaccata al coro gotico. È molto bella, e contiene anche elementi molto tardi, rinascimentali.”
Un altro punto di riferimento architettonico locale è proprio l’edificio del museo della città. Radu Totoianu: “Il più importante edificio laico della città di Sebeș è la Casa Zapolya, l’edificio in cui funziona il museo. È legato al nome del voivoda della Transilvania diventato re dell’Ungheria, Giovanni Zapolya, che dopo il 1526, quando Vladislav II morì sul fronte, occupò il trono dell’Ungheria. Però, come al solito, non tutti concordarono con questo. Una parte degli ungheresi proposero un altro candidato al trono, Ferdinando d’Asburgo, della famiglia regnante dell’Austria. Così, scoppio una guerra civile e il re Zapolya si ritirò con gli eserciti in Transilvania, occupò Sebeș e stabilì la sua residenza e quartiere generale in quest’edificio in cui funziona il museo. D’altronde, si spense nello stesso edificio nell’anno 1540.”
Piccola ma importante nella storia della Transilvania, la città di Sebeș ha una personalità molto ben definita, messa oggi in risalto da tutti coloro che vogliono conservare la sua memoria.