La Casa Melik di Bucarest
Città mercantile e cosmopolita già dal suo più remoto passato, Bucarest fu per molto tempo divisa tra piccole comunità etniche o commerciali.
Christine Leșcu, 03.08.2017, 11:39
Città mercantile e cosmopolita già dal suo più remoto passato, Bucarest fu per molto tempo divisa tra piccole comunità etniche o commerciali. Ad esempio, il quartiere armeno, raggruppato attorno alla Via Armena e alla Cattedrale della comunità, si stendeva fino ai pressi di uno dei margini storici della città, Calea Mosilor, oggi una delle arterie principali della capitale. Nel quartiere armeno si trova anche la più antica abitazione di Bucarest, costruita attorno al 1760: la Casa Melik. Fu all’inizio di proprietà di un esponente dell’alta classe aristocratica, che successivamente l’ha venduta ad un mercante armeno, Kevor Nazaretoglu, il quale la ristrutturò nel 1822, anno iscritto sopra il portone d’ingresso. Nel 1847, in seguito ad un grande incendio che aveva distrutto buona parte di Bucarest, il mercante morì e la casa fu ereditata dal figlio Agop. A sua volta, la regalò subito alla figlia Ana, in occasione del matrimonio con Iacob Melik. Da quel momento, l’edificio cominciò ad essere conosciuto come la Casa Melik.
Mihaela Murelatos, curatrice presso il Museo Nazionale d’Arte della Romania, continua la storia dell’edificio, presentando anche il suo aspetto che conserva il piano di una villa signorile di campagna: La sua architettura è tipica del sud del Paese e persino dell’area balcanica. Ha una grande cantina, sopra la quale si trovano le stanze in cui abitavano i padroni di casa. Sul lato nord c’è una veranda finestrata. Prima era aperta. Nel Settecento, i cortili delle case erano molto più generosi. Anche Iacob Melik era armeno, di professione liberale, aveva studiato l’architettura a Parigi, dove conobbe i futuri rivoluzionari risorgimentali. Così, durante la rivoluzione del 1848, nascose in questa casa Ion Heliade Radulescu, C.A. Rosetti e Ion Bratianu.
Sopravvissuta alla morte del marito, Ana lascia, nel 1913, la casa in eredità alla comunità armena come asilo per le donne povere. Così rimase fino all’insediamento del comunismo nel 1947, quando l’edificio fu nazionalizzato, ospitò tanti inquilini, e cominciò a deteriorarsi. Appena nel 1970 cominciarono i lavori di restauro, poichè intanto era stata presa la decisione che la casa custodisse gli oggetti d’arte donati da Gheorghe Raut allo stato romeno. Ex direttore della filiale parigina della Banca Marmorosch Blank nel periodo interbellico, Gheorghe Raut abitò per quasi tutta la vita nella capitale francese, dove fu vicino di casa del grande pittore romeno Theodor Pallady. D’altronde, quando donò la collezione, impose come condizione che venisse costodita da un museo intitolato al pittore.
Mihaela Murelatos torna con dettagli: La spiegazione è che il pittore Theodor Pallay e il collezionista Gheorghe Raut hanno vissuto a Parigi nello stesso edificio, però a piani diversi. Pallady lasciò Parigi nel 1939 e tornò nel Paese, dove si spense nel 1956. Il collezionista Gheorghe Raut si era preso cura di tutto quello che era rimasto nell’appartamento parigino del pittore. Quando offrì i propri oggetti, Raut offrì anche quello che aveva lasciato il pittore a Parigi. La collezione include lavori di pittura e grafica firmati da Pallady nel suo periodo parigino. Si tratta di 800 lavori di grafica, motivo per cui in una delle stanze della casa ogni tanto sono sostituiti a vicenda. La collezione include anche lavori di pittura europea appartenenti soprattutto ad artisti francesi minori, ma anche ad artisti italiani, spagnoli o dei Paesi Bassi. Ci sono inoltre mobili, ceramiche, oggetti tessili e decorativi, nonchè oggetti di arte orientale e di orologeria di varie epoche storiche.
Tutti ciò si può visitare nella Casa Melik di Bucarest, sede attuale del Museo Theodor Pallady, che custodisce la collezione dei coniugi Serafina e Gheorghe Raut.