La Biblioteca pubblica di Costanza
A partire dal 1878, quando la Dobrugia settentrionale entrò a far parte del Regno di Romania, iniziò anche il processo di occidentalizzazione della provincia collocata in riva al Mar Nero.
Christine Leșcu, 09.05.2022, 09:00
A partire dal 1878, quando la Dobrugia settentrionale entrò a far parte del Regno di Romania, iniziò anche il processo di occidentalizzazione della provincia collocata in riva al Mar Nero. La fondazione delle istituzioni politiche moderne in Dobrugia fu accompagnata dalla nascita di strutture culturali, come la biblioteca comunale. La sua creazione è legata ad una delle personalità culturali e, in ugual misura, uno dei pubblicisti più influenti della città di Costanza: Petru Vulcan (1866 – 1922). Il suo nome è stato ovviamente menzionato in occasione del 90° anniversario della Biblioteca provinciale Ioan N. Roman di Costanza, nel 2021.
La bibliotecaria Corina Apostoleanu riassume la biografia di Petru Vulcan. Petru Vulcan è arrivato in Dobrugia dopo un viaggio molto interessante, quasi avventuroso. Petru Vulcan ha origini aromene, al di fuori dell’attuale territorio della Romania, ma finì per essere molto legato alla città di Costanza e alla provincia di Dobrugia. Divenne funzionario pubblico in questa città la cui evoluzione era appena iniziata e che non assomigliava a quella che conosciamo oggi. Lì immaginò un progetto molto ambizioso, quello di fondare una rivista letteraria e culturale in lingua romena, la prima mai pubblicata nel territorio della Dobrugia. Una rivista che si chiamerà Ovidiu, per celebrare la latinità che intendeva promuovere e un personaggio estremamente importante per il mondo culturale della provincia. L’ex amministrazione ottomana della provincia non aveva mai messo in luce la personalità del poeta romano Publio Ovidio Nasone. Petru Vulcan si propose anche di creare un circolo letterario, un secondo progetto molto audace in una città dove la popolazione di origine romena era esigua, dove mancava il sistema educativo e dove gli intellettuali si contavano tra le dita della mano. Visto il contesto, Petru Vulcan ritenne che andava realizzato anche un terzo progetto, quello di una biblioteca universale, spiega la nostra ospite.
La biblioteca di Petru Vulcan non sarebbe durata a lungo, in un’epoca in cui i libri erano oggetti di lusso e la vita culturale moderna stava compiendo i primi passi, dice Corina Apostoleanu. L’inaugurazione della biblioteca fu sontuosa, durante un grande evento pubblico a Piazza dell’Indipendenza, l’attuale Piazza Ovidio di Costanza. Purtroppo, il progetto era piuttosto fragile, per cui la biblioteca non riuscì a resistere. I membri del gruppo erano spesso in contrasto, ma la rivista riuscì a sopravvivere fino al 1910, con o senza Petru Vulcan. Ma tra la fine dell’Ottocento e gli anni ’30 del secolo scorso, quando la biblioteca moderna fece effettivamente la sua comparsa, si ebbero diversi tentativi di attività culturale sotto forma di circoli di lettura di varie categorie professionali: impiegati statali, portuali, avvocati, insegnanti e altri. C’erano anche biblioteche scolastiche collegate a istituzioni educative più grandi. Tutto questo rientrò nel percorso già immaginato da Petru Vulcan, portando alla creazione della Biblioteca pubblica della città. Se guardiamo più da vicino, vediamo che i docenti avevano fatto pressioni sugli enti locali, sostenendo la necessità di avere una biblioteca nella loro città, aggiunge Corina Apostoleanu.
Le autorità locali firmarono l’atto costitutivo della biblioteca della provincia di Costanza solo nel luglio 1931, aggiunge Corina Apostoleanu. Perché la nostra biblioteca prende il nome da Ioan N. Roman? Perché all’epoca era uno degli intellettuali più famosi della città. Ioan N. Roman era un avvocato e poeta, che pubblicava le sue poesie sotto lo pseudonimo di Rozmarin/Rosmarino, perché era impossibile per un avvocato serio pubblicare con il suo vero nome. Era menzionato in molte pubblicazioni della Dobrugia, ma si spense nel 1931. La biblioteca pubblica venne insediata in una delle case di Ioan N. Roman, affittata dal municipio. Il primo bibliotecario, senza stipendio, fu Carol Blum, un altro notevole intellettuale di Costanza, insegnante e studioso di latino, appassionato dell’opera di Ovidio. Negli anni ’50, Carol Blum partì per Israele, dove gli fu riconosciuta l’attività di ricerca e venne accolto tra i membri dell’Accademia israeliana. La biblioteca cominciò ad avere un’identità ben definita e a formare le sue collezioni, grazie a donazioni e importanti acquisti di libri. Adottò regole e orari di apertura e lettura, diventando un’istituzione moderna, conclude Corina Apostoleanu.
L’insediamento del regime comunista dopo la seconda Guerra Mondiale aprì una nuova fase nell’esistenza della biblioteca provinciale di Costanza, una fase segnata dalla censura e dal divieto di accesso del pubblico a una parte importante delle raccolte librarie. Dopo il 1990, la biblioteca entrò in un’altra tappa. La sede fu restituita all’Arcivescovado di Costanza e fu trasferita in un nuovo edificio, appositamente progettato e costruito, il primo in Romania ideato proprio a tale meta.