Jean Pangal
Ogni comunità umana ha i suoi personaggi pittoreschi, nonconformisti, più o meno inventivi. Nella storia della Romania, un personaggio del genere fu lavvocato Jean Pangal.
Steliu Lambru, 17.02.2024, 18:50
Ogni comunità umana ha i suoi personaggi pittoreschi, nonconformisti, più o meno inventivi. Nella storia della Romania, un personaggio del genere fu l’avvocato Jean Pangal, politico e diplomatico, considerato da coloro che hanno studiato la sua vita uno dei grandi artefici di macchinazioni. I sociologi lo considerano un creatore di reti sociali in cui simili individui mobilitano e dinamizzano le energie degli altri.
Jean Pangal nacque nel 1895 a Nizza, in Francia, e morì nel 1950 a Lisbona, in Portogallo, all’età di 55 anni. Proveniva da una famiglia della piccola e media borghesia. Negli anni della Prima Guerra Mondiale studiò giurisprudenza presso l’Università di Iași e fu un sostenitore dell’entrata della Romania in guerra accanto a Francia, Gran Bretagna e Russia. Alla fine della Grande Guerra, quando la Romania si unì con la Bessarabia, la Bucovina, il Banato e la Transilvania, attraversò un periodo di riforme profonde e una nuova generazione di romeni si affermò sulla scena politica. Il voto universale e la riforma agraria furono due nuovi orizzonti aperti. Pangal, giornalista negli anni della guerra, aderì alla dottrina del țărănism (corrente politica e ideologica apparsa in Romania alla fine del XIX secolo, che partiva dall’idea del ruolo di guida della classe contadina, considerata come una classe sociale unitaria, in uno stato prevalentemente agrario) e, dalla seconda metà degli anni 1920, ricoprì diversi incarichi politici nella burocrazia statale. Fu deputato nel Parlamento della Romania nei periodi 1927-1928 e 1931-1932, nonché sottosegretario per la stampa e le informazioni tra il 1931 e il 1932. Entrò nella diplomazia e fu inviato come ministro plenipotenziario della Romania in Spagna, dal 1938 al 1939, e in Portogallo, tra il 1939 e il 1940. Il suo mentore politico fu Constantin Argetoianu, presidente, tra l’altro, del partito l’Unione Agraria. Come tante personalità pubbliche del suo tempo, Jean Pangal fece parte della massoneria romena che in grande misura controllava.
Il sociologo Bogdan Bucur ha scritto la biografia di Jean Pangal ed ha scoperto negli archivi 474 note informative alle intelligence fornite dal segretario di Pangal, Gheorghe Chintescu, note che ha anche pubblicato: “Sono straordinarie perché forniscono particolari sulla vita quotidiana, su quello che faceva Pangal, sui colloqui che aveva e sul loro contenuto. Nessun’altra fonte ci può svelare il contenuto delle discussioni tra Jean Pangal e re Carlo II, tra Jean Pangal ed Elena Lupescu, l’amante del re. Non possiamo sapere cosa aveva fatto una parte importante e significativa dell’élite politica, diplomatica, massonica, romena e straniera, che era arrivata a Bucarest oppure era passata da queste parti. Questa azione mefistofelica del Servizio Speciale di Informazioni presieduto da Moruzov, di reclutare Chintescu, una cosa di una moralità discutibile, è estremamente valorosa, con conseguenze importanti per noi, oggi.”
Quello che desta stupore in chi legge la biografia di Pangal è la sua capacità di socializzare facilmente in tutti gli ambienti e di avere forza senza, infatti, averla. Bogdan Bucur ha esaminato con i mezzi della ricerca sociologica i significati dell’atteggiamento di Jean Pangal: “In base a questi dettagli relativi alle interazioni di Jean Pangal, ho fatto, con l’aiuto di software specializzati, un’analisi delle reti sociali sviluppate da Jean Pangal. Esiste una rete di persone che incontrava e ho misurato la frequenza con la quale Jean Pangal si vedeva con diversi personaggi alle riunioni politiche. Le note sono talmente dettagliate che possiamo ricostruire la sua rete di potere, la sua rete d’influenza. Molti degli incontri di Pangal con il re non si ritrovano, poiché non erano ufficiali. Abbiamo, ad esempio, la frequenza con la quale Pangal incontrava diversi personaggi alle riunioni massoniche. Poteva incontrare Gheorghe Bibescu, grande maestro della Grande Loggia Nazionale della Romania, un massone importante, ma non così importante come Pangal, e poteva avere un colloquio sul re. Poteva parlare dello sviluppo dell’aeronautica, poiché il principe Bibescu era un pioniere dell’aviazione. Sempre con lui poteva parlare dell’origine nobiliare. Quindi con lo stesso personaggio poteva avere tre tipi diversi di conversazioni.”
Arrivato nella cerchia di re Carlo II, Pangal fu anche l’autore della bozza della Costituzione del 1938 che insediava il regime autoritario del monarca. Monarchista col re, anti-carlista con i legionari, liberale con i liberali, lui diceva a ognuno la cosa che la rispettiva persona si aspettava di sentire. Una delle idee più eccentriche di Pangal è stata rivelata da Bogdan Bucur dopo aver studiato gli archivi: “Aveva un progetto inimmaginabile e di un’inventività diabolica, parola che include l’intelligenza, di riunire la massoneria con una delle organizzazioni fasciste e mi riferisco alla Lega della Difesa Nazionale Cristiana. Erano delle aberrazioni. Pretendeva di essere il capo di una massoneria nazionale. Ovviamente, approfittò del momento storico per accusare l’altra obbedienza competitiva di essere una massoneria internazionale, non romena e non patriottica. Non li eliminò dalla massoneria, ma cercò di cacciare via i cittadini romeni di nazionalità ebraica. La massoneria romena guidata da Jean Pangal cercava di sembrare una puramente romena, il che, di per sé, era un’aberrazione.”
La fine della guerra determinò Jean Pangal a prendere una delle poche decisioni onorevoli della sua vita: si esiliò nel Portogallo di Salazar, rifiutando di essere complice nell’insediamento del comunismo.