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Il santuario neolitico di Parța

I monumenti del passato attirano, tanto più se risalgono a epoche remote. È anche il caso del santuario di Parța, sito nel distretto di Timiș, nellovest della Romania, che le autorità locali hanno allestito di recente come struttura museale.

Il santuario neolitico di Parța
Il santuario neolitico di Parța

, 23.07.2020, 12:22

I monumenti del passato attirano, tanto più se risalgono a epoche remote. È anche il caso del santuario di Parța, sito nel distretto di Timiș, nell’ovest della Romania, che le autorità locali hanno allestito di recente come struttura museale. Si tratta di un santuario del periodo neolitico sito all’interno di un complesso di siti archeologici rinvenuti già dal 19/esimo secolo. È stato restaurato parzialmente negli anni ’80 ed è stata realizzata una sua copia a scala ridotta esposta al Museo Huniade di Timișoara. Gli specialisti sono del parere che adesso, 40 anni dopo, sia arrivato il momento che sia inserito nel circuito turistico.



L’Archeologo Leopold Ciobotaru del Museo del Banato di Timișoara ha presentato il progetto: Si tratta di un edificio di circa 10-11 metri altezza e 6 metri larghezza. È un edificio abbastanza imponente che aveva più stanze, più aperture. Contiene anche elementi rituali, è un santuario spettacolare perché è antico ed è stato rinvenuto in condizioni abbastanza buone da essere ricostituito. Ci auguriamo che a Parța, oltre al santuario, siano esposti anche gli oggetti scoperti dentro e, in più, molte delle vestigia rinvenute nel sito archeologico di Parța.”



Il Banato è una zona in cui sono stati scoperti più siti archeologici risalenti al neolitico. Per gli archeologi, questa è la zona della cultura Turdaș — Vinča, diffusa nella Serbia di oggi e in alcune zone più piccole di Bulgaria e Romania. Risale al periodo 5700 – 4500 a. Cr. ed è stata scoperta dall’archeologo serbo Miloje Vasić nel 1908. Leopold Ciobotaru ha voluto sottolineare la ricchezza archeologica del neolitico nel Banato: Nella zona di Parța ci sono molti siti archeologici. Questo è forse il più conosciuto perché collocato proprio in riva al fiume Timiș e l’acqua del fiume erode ogni anno i margini dell’insediamento. Cosicché, nel tempo, si sono formate alcune isole sul Timiș fatte proprie di frammenti del sito archeologico. Molta gente li ha trovati già dal 19/esimo secolo e ha portato a Timișoara statuette e pezzi di vasi di Parța. Cosicché, man mano, sono state inserite nelle collezioni del nostro museo. Sono stati effettuati scavi anche nel periodo interbellico, ma soprattutto dopo la guerra, nell’ambito dell’ampio progetto del professor Gheorghe Lazarovici iniziato negli anni ‘80. Ci sono molti oggetti nel nostro museo, ci sono libri pubblicati sull’insediamento di Parța, studi e moltissimi giovani si sono specializzati studiando oggetti provenienti da Parța.”



Valorizzando gli artefatti scoperti da archeologi e storici si rende conosciuto il modo di vivere delle persone del passato. È anche il caso del santuario di Parța. Leopold Ciobotaru spiega: C’era bisogno di un museo del genere che mettesse in risalto meglio il santuario, che potesse offrire una sua ricostituzione a scala ridotta e portare di fronte al pubblico molti degli oggetti che stanno ancora chiusi nei depositi. È ottimo che ciò sia realizzato proprio a Parța di modo che si possa collegare la zona del sito all’attuale località di Parța e che il pubblico possa uscire dalla città di Timișoara e scoprire un nuovo obiettivo culturale. Esiste una struttura simile anche in Serbia, dove i nostri partner stanno costruendo un altro punto museale, stavolta medioevale, e si possono collegare in qualche modo, si potrebbero visitare entrambe.”



Anche migliaia di anni fa, la gente faceva più o meno quello che fa oggi per vivere: lavorava, pregava, socializzava. Abbiamo chiesto a Leopold Ciobotaru di ricostituire il modo di vivere di un abitante della Parța neolitica: Si tratta del neolitico medio, della cultura del Banato. Ci sono insediamenti ampi, circondati da fossati di difesa con palizzate. Insediamenti formati da più case, decine, alcune addirittura a due piani. Quindi costruzioni resistenti e stradine. Si tratta, praticamente, di un insediamento proto-urbano, un inizio di organizzazione di una comunità di dimensioni più grandi nella Pianura del Banato. Le condizioni erano propizie, il fiume era vicino, la popolazione locale si occupava di agricoltura, di allevamento di bestiame, andava a caccia. Il luogo era scelto molto bene, favorevole per la vita, per cui la comunità si è sviluppata in questa zona. Nel frattempo, a causa delle fluttuazioni del fiume, gli insediamenti sono stati spostati sulle terrazze circostanti. La vita è continuata nella zona fino alla fine del Medioevo ed esiste ancora oggi un villaggio nelle vicinanze. Gli abitanti del periodo neolitico confezionavano attrezzi, sfruttavano le risorse che conoscevano all’epoca, cioè la pietra, l’osso, il cuoio e altre materie organiche di provenienza animale o botanica. Non conoscevano ancora il metallo, ma se la cavavano con ciò che trovavano e riuscivano a sfruttare le risorse, per cui la comunità era molto dinamica e riusciva a costruire templi. Non è poco, visto che parliamo di una comunità che ha vissuto migliaia di anni addietro.”



Il Santuario di Parța ha oggi una triplice missione: conoscenza scientifica, educazione museale e obiettivo turistico. Oltre i millenni, la gente del neolitico parla di sé stessa al presente tramite gli oggetti.

La locandina della mostra (Foto: MNIR)
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