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Il sale, l’oro bianco dei Carpazi

Sostanza assolutamente necessaria al nutrimento della gente e degli animali, il cloruro di sodio ovvero il sale è stato sfruttato sulla Terra dai tempi più antichi.

Il sale, l’oro bianco dei Carpazi
Il sale, l’oro bianco dei Carpazi

, 01.02.2018, 16:20

Sostanza assolutamente necessaria al nutrimento della gente e degli animali, il cloruro di sodio ovvero il sale è stato sfruttato sulla Terra dai tempi più antichi. I suoi multipli usi l’hanno reso una merce ambitissima, per cui è stato chiamato anche oro bianco. Ovviamente, le regioni più ricche di giacimenti hanno acquisito un’importanza direttamente proporzionale col valore del sale. E’ anche il caso dello spazio romeno, considerato da sempre il serbatoio dei maggiori giacimenti di sale in Europa. Cosicchè questi giacimenti sono stati sfruttati sin dall’Antichità non solo per il cibo, ma anche come spezia, medicinale o conservante naturale.

Radu Lungu, autore del libro La storia del sale nei Carpazi, ha presentato maggiori dettagli sui suoi usi. Rendeva possibile il trasporto della carne, del pesce o dei formaggi, da cui deriva anche lo straordinario interesse dell’umanità. Il sale è realmente uno degli elementi costitutivi della civiltà. Fu adoperato come spezia e aroma. Gli egiziani lo utilizzavano anche nel processo di mummificazione. Nello spazio carpato-danubiano, il sale venne sfruttato ancora prima dai tempi dei daci, che a loro volta adoperarono metodi più elaborati di escavazione. Avevano persino una rete di fortezze che proteggevano gli sfruttamenti, come quelli di Harghita o della Valle dell’Olt. Però il vero sfruttamento in senso che oggi chiamiamo industriale è cominciato con la conquista romana della Dacia. I più importanti sfruttamenti ai tempi di Dacia Felix si trovavano a Potaissa (l’odierna città romena di Turda), Salinae (l’odierna Ocna Mures), nonchè nelle attuali località di Praid e Ocnele Mari, spiega Radu Lungu.

Nel periodo medioevale e moderno, tutti gli sfruttamenti di sale delle tre province romene erano diventati monopolio principesco, cosicchè l’estrazione e lo sbocco spettavano all’autorità centrale. In Transilvania, l’interesse per l’oro bianco è aumentato con l’insediamento del dominio degli Asburgo alla fine del Settecento. Lì, nello spazio intracarpatico, funzionano anche oggi le miniere di sale di Ocna Dejului in provincia di Cluj, Ocna Mures in provincia di Alba e Praid in provincia di Harghita. Nello spazio extracarpatico, ad esempio in Valacchia, sin dal Seicento funzionavano sette stabilimenti di cui ricordiamo Ocnele Mari, Slanic Prahova e Teisani. Allo stesso tempo, nella Moldavia medioevale e moderna, le più importanti miniere di sale erano quelle di Cacica, in provincia di Suceava, e Targu Ocna sul fiume Trotus, in provincia di Bacau. Il sale sfruttato da queste parti era trasportato su autentiche vie del sale.

Le vie di terra erano generalmente quelle percorse dai pastori durante la transumanza. Partivano con i greggi, accompagnati da asini carichi di bisacce piene di sale che dovevano bastare fino al rientro a casa. Alcuni scendevano sulle vallate dei fiumi di Olt, Ialomita, Arges, per fermarsi nelle vicinanze dell’Isola Grande di Braila o per continuare il cammino verso i pascoli ricchi di sale nella zona del Mar Nero. Strada facendo verso la regione della Dobrugea, si fermavano alla fiera della lana. In Valacchia, ad esempio, una via del sale partiva da Telega, in provincia di Prahova, e scendeva verso Giurgiu, Oltenita, Calarasi o Braila, per arrivare al Danubio e proseguire verso l’Impero ottomano, soprattutto nel Medioevo, aggiunge Radu Lungu.

Il più importante percorso fluviale partiva da Ocna Mures, in provincia di Alba e scendeva sul fiume Mures seguendo Alba Iulia, Deva, Lipova, Arad e da lì verso il Tibisco, il fiume più importante che nel Medioevo alimentava la Pianura pannonica e il regno ungherese. Nei nostri giorni, nelle miniere di sale dismesse, ma anche in quelle in cui lo sfruttamento continua, sono state allestite delle oasi di relax e terapie per varie malattie asmatiche, reumatiche, ginecologiche, neurotiche o dell’apparato motorio.

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