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Il Ponte di Mogoșoaia

Calea Victoriei è l'unica strada pubblica della capitale romena sopravvissuta dal XVII secolo fino ad oggi. Chiamata Il Ponte di Mogoșoaia sin dalla sua costruzione intorno al 1689, la strada ha subito numerose e profonde trasformazioni.

Il Ponte di Mogoșoaia
Il Ponte di Mogoșoaia

, 04.12.2022, 16:56

Calea Victoriei, l’asse centrale nord-sud di Bucarest, è lunica strada pubblica della capitale romena sopravvissuta dal XVII secolo fino ad oggi. Chiamata Il Ponte di Mogoșoaia sin dalla sua costruzione intorno al 1689, questa strada ha subito le più numerose e profonde trasformazioni nei suoi quasi 350 anni di esistenza. Divenne Calea Victoriei, cioè La Via della Vittoria, dopo che la Romania ottenne lindipendenza statale nel 1877-1878. La strada rispecchia, infatti, tutte le tappe della storia di Bucarest e della Romania degli ultimi tre secoli. Calea Victoriei è citata in centinaia di libri scritti da romeni e stranieri, alcuni dei quali sono già classici, mentre certi episodi narrati dagli autori sono già leggende urbane della città.



Uno di questi libri classici è “Il Ponte di Mogoșoaia. La storia di una strada”, del diplomatico Gheorghe Crutzescu, riedito più volte perché è molto popolare. È considerato da molti il ​​libro più bello su Calea Victoriei. La spiegazione è lo stile dellautore. Gheorghe Crutzescu era un diplomatico e scriveva in uno stile molto leggero, diverso da quello di uno storico o di un letterato. Nato nel 1890, proveniva da una famiglia di boiardi medi. Suo nonno era stato il colonnello Lăcusteanu, il comandante del primo battaglione dellesercito romeno fondato nel 1830, e un accanito partecipante alla rivoluzione del 1848. Gheorghe Crutzescu studiò giurisprudenza a Parigi, si laureò nel 1915 e nel 1916 partì come volontario sul fronte della prima guerra mondiale. Alla fine della guerra, fu assunto al Ministero degli Affari Esteri e venne nominato addetto di legazione. Il suo ultimo incarico fu nella capitale svedese, a Stoccolma, durante la seconda guerra mondiale. Non volle più tornare in Romania nel 1947, quando a Bucarest si insediò il regime comunista. Morì il 30 dicembre a Mougins, nel sud della Francia.



Cătălin Strat è leditore delledizione 2022 del volume “Il ponte di Mogoșoaia. La storia di una strada” e, insieme a lui, abbiamo cercato di scoprire in che cosa è consistito il successo del libro la cui edizione ha curato: “Gheorghe Crutzescu era appassionato di storia, senza occuparsene però al livello di un ricercatore scientifico o di un docente universitario. Penso che fosse più interessato a salvare parte della storia orale del suo tempo, salvare i deliziosi racconti che aveva sentito nella sua classe sociale e metterli in un libro. E li inserì in questo meraviglioso libro “Il Ponte di Mogoșoaia”, che è uno straordinario montaggio di microstorie di Bucarest. È la storia di Calea Victoriei e, allo stesso tempo, la storia di Bucarest. È la storia di una modernizzazione della città, la storia dellevoluzione della società di Bucarest, dalla sua forma orientale a quella occidentale, molto più sofisticata. È la storia dei costumi, della vita quotidiana. Potremmo dire che questo libro è una sorta di storia delle mentalità avant la lettre. È una storia delle istituzioni e delle piccole cose prima che queste discipline siano individualizzate nel grande campo dello studio della storia.



Insieme a Cătălin Strat, abbiamo fatto un viaggio immaginario su Calea Victoriei, partendo, come inizia anche lautore, dal molo di Dâmbovița. Abbiamo provato a vedere quali edifici emblematici che esistevano nel 1943, l’anno in cui Crutzescu pubblicò il suo volume, sono rimasti in piedi ancora oggi: “Lui parte da Piazza delle Nazioni Unite e potremmo immaginare alcuni viaggiatori o visitatori della città che camminano a braccetto con Crutzescu. Era un gentiluomo molto simpatico e bonario, come risulta dal libro, e possiamo lasciarci allietare dalle sue spiegazioni. Certo, dei vecchi tempi, sono rimasti il Palazzo della Cassa di Risparmio CEC, la Chiesa Zlatari, che lui critica un po dicendo che sembra un gioco di cubi. C’è ancora l’edificio del Circolo Militare, sul posto dellantico monastero e chiesa di Sărindar, c’è ancora Capșa, di cui ci racconta la storia in una chiave molto divertente. L’edificio del Teatro Nazionale non esiste più, purtroppo, ma c’è un capitolo consistente sugli inizi del teatro nel nostro Paese. Esistono ancora oggi i passaggi, lHotel Continental. Il Palazzo Reale non è rimasto nella forma descritta da Gheorghe Crutzescu, perché lungo il tempo sono stati apportati molti cambiamenti alla Casa Golescu, quindi l’aspetto attuale è diverso. A dicembre 1926, il Palazzo Reale bruciò e fu poi ricostruito nella forma attuale secondo i progetti dellarchitetto Nenciulescu. LAteneo è rimasto, sul sito dellantico giardino episcopale dove cera anche una statua del generale Emanuel Florescu. L’albergo Athenee Palace è ancora in piedi, però nel periodo tra le due guerre la facciata Beaux-Arts fu sostituita da Duiliu Marcu con una facciata moderna in un vago stile Art Déco. Esistono ancora tutte le chiese di cui parla il memorialista Kretzulescu, come la Chiesa Bianca. Sono sopravvissute qua e là alcune case dei vecchi boiardi, la Casa Cesianu, la Casa Grădișteanu. Sono apparsi nuovi edifici e alcuni sono scomparsi del tutto”.



“Il ponte di Mogoșoaia. La storia di una strada” è la storia del centro di Bucarest, ora raccontata alla generazione dei Millennials.

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