Il Palazzo Ghica Tei di Bucarest
La modernizzazione di Bucarest cominciò nella seconda metà dell'Ottocento, per cui la città conserva pochi edifici vecchi di oltre 200 anni.
Christine Leșcu, 26.09.2017, 14:21
La modernizzazione di Bucarest cominciò nella seconda metà dell’Ottocento, per cui la città conserva pochi edifici vecchi di oltre 200 anni. Tra quelli risalenti all’inizio dell’Ottocento, si annoverano il Palazzo Sutu, attualmente sede centrale del Museo della città, eretto attorno al 1830, ma anche il Palazzo Ghica, costruito in riva al lago Tei nel 1822. Fu costruito dal principe della Valacchia, Grigore Ghica IV, proprio nell’anno in cui salì al trono. Era il primo principe che proveniva da una famiglia di nobili romeni dopo il lungo periodo dei fanarioti. Per oltre 100 anni, i principi della Valacchia e della Moldavia erano stati eletti dai sovrani ottomani tra le famiglie greche residenti nel quartiere del Fanar ad Istanbul. Finito il periodo fanariota con la Rivoluzione del 1821, capeggiata da Tudor Vladimirescu, la Sublime Porta nominò come principe della Valacchia Grigore Ghica IV, che faceva parte di una vecchia famiglia nobile romena, però di origini albanesi, che aveva dato anche altri principi nel passato. Una delle sue prime azioni fu quella di continuare i lavori a questa residenza che in quel momento si trovava fuori capitale.
Era costruita secondo l’architettura occidentale che cominciava ad attecchire anche nei Principati romeni, come spiega lo storico Dan Falcan: Ancora prima di essere nominato principe, a settembre 1822, Grigore aveva cominciato la costruzione del Palazzo Ghica Tei, un edificio bellissimo, in stile neoclassico, tipico per l’inizio dell’Ottocento. Ha anche elementi rinascimentali, come i fregi e le sculture. Gli interni furono dipinti dal maestro italiano Giacometti, famoso ai suoi tempi. Resistettero alle vicissitudini del tempo, per conservarsi fino ai nostri giorni. Non era proprio il palazzo ufficiale del principe Grigore Ghica, ma era una sua residenza. L’architetto è sconosciuto, però si presuppone sia stato straniero, dal momento che a quei tempi dei romeni di questo mestiere non ce n’erano. Fu appena da quel momento in poi che i romeni cominciarono a recarsi all’estero per studiare l’architettura.
Con un piano di sopra unico, piuttosto lungo che alto, il palazzo è collocato proprio in mezzo ad un parco immenso in riva al lago Tei. Nel 1833, nel suo cortile è stata eretta anche la Chiesa Ghica Tei. All’inizio era solo la cappella del palazzo, ma poi fu allargata e – un’altra prima nell’epoca – anche la sua architettura seguì sempre lo stile occidentale. La sua forma tondeggiante e lo stile neoclassico italiano segnano la rottura con la tradizione bizantina nella costruzione delle chiese.
Però questo non è l’unico edificio alquanto particolare nel cortile del Palazzo Ghica-Tei, assicura Dan Falcan, il quale ha lavorato qui come archeologo negli anni ’70-’80: Questo palazzo non fu costruito su un terreno vuoto. Lì c’era stata una casa aristocratica, probabilmente appartenuta al principe Matei Basarab nel XVII/o secolo. Di fronte al Palazzo, al di là del lago Tei, si trova il Monastero di Plumbuita, fondato sempre da Matei Basarab. Sotto il lago, c’è un tunnel che collega il monastero al luogo dove successivamente venne eretto il Palazzo Ghica. Oggi non è più possibile percorrere completamente il tunnel, fatto anche logico dopo 200 anni in cui si sono verificati terremoti, incendi o sono stati effettuati dei lavori infrastrutturali. Il tunnel è del periodo in cui regnò Matei Basarab, cioè attorno agli anni 1630-1650. Non fu costruito da Grigore Ghica. Forse lui avrà pensato di utilizzarlo, dati i tempi torbidi in cui visse dopo la Rivoluzione di Tudor Vladimirescu. Però durante il regno di Matei Basarab, i tempi erano ancora più torbidi: uno poteva ritrovarsi con i turchi in città in qualsiasi momento, e allora tentava di salvarsi la vita attraversando il tunnel per mettersi a riparo al Monastero di Plumbuita.
Da principe della Valacchia tra il 1822 e il 1828, Grigore Ghica IV tentò di sistemare un’amministrazione romena dopo oltre un secolo di regime fanariota.