Il monastero di Văcăreşti
Il monastero di Văcăreşti, il più grande complesso monastico cristiano ortodosso dell'Europa sud-orientale, si trovava nell'area meridionale di Bucarest, di cui è stato a lungo il principale punto di riferimento.
Steliu Lambru, 19.04.2021, 14:37
Il monastero di Văcăreşti, il più grande complesso monastico cristiano ortodosso dell’Europa sud-orientale, si trovava nell’area meridionale di Bucarest, di cui è stato a lungo il principale punto di riferimento. Il monastero è scomparso nel 1986, ma il nome Văcărești è rimasto, intitolando il viale che conduce a Piazza Sud e al parco naturale collocato in prossimità del vecchio sito del monastero. Una legge adottata il 29 ottobre 1974 dall’organo legislativo dell’allora Repubblica socialista di Romania, lanciava la sistematizzazione urbana e rurale del Paese, ovvero la politica di demolizione di una parte del centro di Bucarest immaginata da Nicolae Ceauşescu.
Fino al 1977, questa politica era stata applicata piuttosto a livello locale, prestando attenzione ai dettagli. Ma, dopo il catastrofico terremoto di quell’anno, Ceaușescu cambiò approccio, costringendo a brutali demolizioni e tagliando le principali arterie del traffico. Vennero demolite decine di migliaia di case unifamiliari private, chiese, ma anche edifici unici, come l’Ospedale Brâncovenesc e l’Istituto di Medicina Legale Mina Minovici. Lo stesso accadde con il grande monastero di Văcăreşti, costruito tra il 1716 e il 1722 da Nicolae Mavrocordat, il primo principe regnante fanariota di Valacchia nominato dall’Impero Ottomano.
Lo stabilimento monastico si stendeva su circa 18.000 metri quadrati, tra i frutteti sparsi sulla collina di Mărţişor. Per l’architetto George Matei Cantacuzino, il monastero di Văcăreşti era un picco dello stile artistico Brancovan. Il film documentario Calea Văcărești, girato all’inizio degli anni ’70 su richiesta del Museo di Storia di Bucarest, è l’unico pezzo d’archivio che mostra in dettaglio l’enorme monastero perduto. Le immagini sono tanto più preziose per lo spettatore di oggi.
Radio Romania Internazionale vi offre due brani dalla colonna sonora del film. Il primo spiega l’importanza della tradizione dell’architettura valacca dei secoli precedenti nella costruzione del monastero di Văcărești. La costruzione del complesso monastico di Văcărești iniziò nella primavera dell’anno 1716, sul pendio della collina, con una vista eccezionale su Bucarest. I lavori furono ultimati nel 1722. Il suo fondatore fu Nicolae Mavrocordat, il primo principe fanariota in Valacchia, come ricorda l’iscrizione votiva in lingua romena, incisa in pietra. Gli edifici più famosi della Valacchia erano la Chiesa principesca di Curtea de Argeș, il monastero di Cozia fondato dal principe Mircea il Vecchio, il monastero di Mihai Vodă, che all’epoca si trovava nell’area alta di Bucarest, mentre il monastero di Radu Vodă si trovava in basso, la chiesa di San Giorgio sempre a Bucarest, ma soprattutto il monastero Hurezi, eretto dal principe Constantin Brancovan. Erano questi i monumenti – fonti di ispirazione per i maestri costruttori del principe Nicolae Mavrocordat che dovevano innalzare il complesso monastico di Văcărești.
Il monastero costruito dalla famiglia Mavrocordat rappresentava l’apice dell’arte settecentesca in Valacchia, come testimoniano le colonne, i bassorilievi, le decorazioni interne ed esterne della chiesa. Il complesso ospitava la più grande biblioteca del Paese, una cantina, edifici e annessi utilizzati dalla comunità dei monaci.
Il secondo brano dalla colonna sonora del film documentario racconta le importanti donazioni fatte dal principe Nicolae Mavrocordat allo stabilimento da lui fondato e tanto caro, merito riconosciuto dai posteri. Il principe fece ricche donazioni alla struttura che aveva fondato, e decise che il denaro servisse per accogliere gli stranieri, nutrire gli affamati, curare i malati, consolare chi era in carcere. Ucciso dalla peste a settembre 1730, Nicolae Mavrocordat fu sepolto all’interno della chiesa del monastero, in una tomba di marmo, la cui lapide era decorata con gli stemmi dei due paesi di cui era stato principe regnante.
Dopo più di un secolo di vita monastica e spirituale, alla metà dell’Ottocento il monastero di Văcăreşti cambiò la sua destinazione. Durante la Rivoluzione del 1848, che scosse l’intera Europa, l’esercito russo vi imprigionò i capi dei rivoluzionari valacchi, trasformando così lo stabilimento in carcere. Inoltre, la costruzione si prestava a tale uso, poiché il principe Nicolae Mavrocordat aveva previsto, nel primo recinto, una residenza principesca e un corpo di guardia per le truppe che ne garantivano la protezione. Nel 1868, il monastero fu ufficialmente trasformato in carcere, dove venivano imprigionati gli autori di congiure contro lo Stato, mentre la chiesa e il secondo recinto conservarono la loro destinazione originaria.
Importanti figure della letteratura romena, tra cui gli scrittori Liviu Rebreanu, Tudor Arghezi Ioan Slavici, furono detenuti a Văcărești. Vi fu imprigionato anche il fondatore, nel 1927, del movimento fascista della Legione dell’Arcangelo Michele, Corneliu Zelea Codreanu, il quale sosteneva che una delle icone esposte all’interno della chiesa fosse stata la sua fonte di ispirazione nel fondare il movimento. Il regime comunista insediato in Romania nel 1947 imprigionò a Văcărești persone comuni e oppositori politici, come il vescovo greco-cattolico Vasile Aftenie.
La minaccia della scomparsa dell’intero stabilimento di Văcăreşti iniziò a farsi sentire all’inizio degli anni ’80. La decisione di demolirlo fu presa per fare spazio ai piani per costruire un gigantesco centro congressi, un enorme stadio, un complesso sportivo e un tribunale. Gli sforzi disperati degli specialisti per salvare il complesso furono inutili. Lo stesso Ceauşescu diede l’ordine della demolizione il 2 dicembre 1984. Le croci, le colonne e tutti i pezzi scolpiti che potevano essere salvati dalla distruzione furono poi messi al riparo nel Palazzo di Mogoşoaia e nella Chiesa Stavropoleos di Bucarest. Nel 1990, era stata inoltrata una proposta per la ricostruzione dell’intero complesso monastico, ma ora al suo posto si trova un centro commerciale.