Il fotografo Alexandru Tzigara-Samurcaș
La Biblioteca dellAccademia Romena ha organizzato una mostra che presenta la collezione di fotografie del celebre etnologo, intitolata “LOltenia di un secolo fa nelle fotografie di Alexandru Tzigara-Sarmucaș
Steliu Lambru, 29.04.2023, 09:35
Al nome di Alexandru Tzigara-Sarmucaș, esperta di folclore, etnologo, storico dell’arte, docente di storia dell’arte presso le università di Bucarest e Cernăuți e padre della museografia romena, sono connessi gli inizi dello studio del mondo rurale romeno. E’ anche un nome conosciuto nella storia della fotografia romena, una sua passione che sfruttava quando voleva riprendere anche il mondo del villaggio al quale veniva concessa meno attenzione rispetto a quello della città. Per presentare al pubblico la sua opera fotografica, la Biblioteca dell’Accademia Romena ha organizzato una mostra contenente la collezione di fotografie del celebre etnologo, intitolata “L’Oltenia di un secolo fa nelle fotografie di Alexandru Tzigara-Sarmucaș”. L’istituzione menzionata possiede circa 4000 fotografie e 1000 cliché da lui realizzati.
Alexandru Tzigara-Samurcaș nacque a Bucarest nel 1872 e, secondo le voci che giravano all’epoca, sarebbe stato il figlio illegittimo del re Carlo I. Appassionato di lingua tedesca, studiò filosofia all’Università di Monaco di Baviera specializzandosi in storia dell’arte. Le sue ricerche genealogiche rilevano che aveva discendenza greca e italiana, ma anche legami di sangue con famiglie di boiardi romeni, essendo imparentato con i Kretzulescu e Crețeanu. Tzigara-Samurcaș sposò una donna della famiglia Cantacuzino, fatto che gli permise di accedere al mondo aristocratico. Fece parte della società letteraria “Junimea” di orientamento liberale-conservatore e iniziò a essere attivo nella stampa culturale. Durante la prima guerra mondiale fu favorevole al mantenimento dell’alleanza della Romania con la Germania e contrario a quella con la Francia e la Gran Bretagna. Dopo la prima guerra mondiale vi furono voci che chiedevano la punizione di Alexandru Tzigara-Samurcaș per la sua collaborazione con l’occupante tedesco dal 1916 al 1918. Superò le critiche e continuò a insegnare all’università. Tra l’altro, al suo nome è legato anche il primo programma radiofonico in Romania: fu lui a inaugurare il programma con un testo scritto appositamente per l’evento, il 1° novembre 1928. Alexandru Tzigara-Samurcaș si spense nel 1952, a Bucarest, tre giorni prima di aver compito 80 anni.
Alina Popescu della Biblioteca dell’Accademia Romeno ha realizzato il concetto della mostra Tzigara-Samurcaș: “La mostra include foto raffiguranti chiese e monasteri dell’Oltenia, ma anche affreschi e mobili di questi luoghi rappresentando in pratica un punto di riferimento visivo per quanto riguarda l’aspetto di questi monumenti e oggetti di circa 100 anni fa. Le foto risalgono agli anni 1900-1930 ed è interessante fare un paragone con l’aspetto di oggi di queste cose. Ci sono stati fotografi anche prima di lui, soprattutto artisti fotografi, che si fermavano e scattavano delle foto qua e là per motivi artistici oppure su richiesta di qualche cliente, di una chiesa. C’erano anche viaggiatori turisti che avevano con loro una macchina fotografica. Forse fu il primo a dedicarsi veramente alla fotografia completa di luoghi e oggetti, tenendo conto dei suoi progetti successivi, quello di tenere un corso di storia dell’arte oppure di scrivere un libro, oppure, perché no, forse stava già pensando, sin dal passaggio tra i secoli, alla fondazione del Museo Nazionale, oggi il Museo Nazionale del Contadino Romeno.”
Abbiamo chiesto ad Alina Popescu cosa vedeva Alexandru Tzigara-Samurcaș quando immortalava il mondo del villaggio: “Vedeva moltissime chiese in rovina, molti edifici, oggetti, chiese in stato avanzato di degrado, di dimenticanza e di disinteresse. Sebbene persino le chiese che una volta fungevano da cappelle delle corti dei boiardi, piccoli o medi, ma il cui mondo è tuttavia sopravvissuto e in cui erano esposti i ritratti votivi di queste famiglie, persino questi edifici erano abbastanza mal curati, scarsamente illuminati e deteriorati. D’altronde, le sue foto hanno preceduto di poco i progetti di restauro della Commissione dei Monumenti, che furono abbastanza numerosi a cominciare dal 1880 fino al 1940. Vi furono addirittura parecchi cantieri di restauro.”
Che differenze ci sono tra ciò che vede oggi una persona che guarda e quello che vedeva l’occhio del fotografo Alexandru Tzigara-Samurcaș più di 100 anni fa? Alina Popescu ha risposto che il tempo ha lasciato delle differenze che necessitano ulteriori spiegazioni: “Sono stata molto attenta che nelle didascalie del catalogo e in quelle della mostra quelle chiese e quegli oggetti che appaiono oggi del tutto diversi contengano note di spiegazione delle differenze. Vi faccio un esempio semplice: la chiesa della località di Vladimir aveva una facciata all’ovest con ricche decorazioni raffiguranti i Santi patroni Costantino ed Elena, San Parascevo e San Giovanni Battista, che oggi non esistono più. C’è una facciata dipinta di bianco, mentre quella fotografata intorno all’anno 1920 presenta l’affresco originale del 1800.”
Le fotografie di Alexandru Tzigara-Samurcaș di oltre un secolo fa fanno vedere un mondo arretrato, ma in via di trasformazione, un mondo che la gente di oggi capisce meglio avendo il vantaggio del tempo trascorso. E’ il mondo che è arrivato fino a noi grazia alla tecnologia di allora, mentre alla tecnologia di oggi spetta la missione di portare al mondo di domani quello che vediamo noi oggi.