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Il Casinò di Costanza

Rimasto chiuso per parecchi anni, in preda ad un forte degrado, il Casinò di Costanza è entrato di recente in ampi lavori di restauro.

Il Casinò di Costanza
Il Casinò di Costanza

, 10.06.2020, 12:11

Rimasto chiuso per parecchi anni, in preda ad un forte degrado, il Casinò di Costanza è entrato di recente in ampi lavori di restauro. La sua inconfondibile sagoma sul lungomare, con le enormi finestre a forma di conchiglia che addobbano un edificio che sembra sorgere dalla distesa d’acqua, è un emblema del litorale romeno e del mondo elegante e raffinato di una volta. La storia dell’edificio va di pari passo con lo sviluppo della città diventata attrattiva turistica e balneare, soprattutto dopo l’unione della Dobrugia alla Romania nel 1878. Dopo il 1880, la gente cominciò a venire in gran numero a Costanza, per andare in spiaggia o seguire cure balneari, e la città dovette, quindi, trovare il modo di rendere quanto più piacevole il soggiorno dei suoi visitatori.

La direttrice generale del Museo d’Arte di Costanza, Doina Păuleanu, continua la storia del casinò collocato in riva al Mar Nero. Nel 1880, sull’alto lungomare del viale intitolato, come oggi, Elisabetta, venne costruito il primo stabilimento balneare in legno. Era aperto solo nella stagione estiva. Aveva una sala da ballo e una terrazza con una bellissima vista sul mare. Ma fu spazzato via da una forte tempesta, per cui il Comune di Costanza fece costruire nel 1892 un altro edificio provvisorio, più resistente. Quando l’ingegnere edile Scarlat Vârnav arrivò a dirigere una bravissima squadra presso la Prefettura di Costanza, si pose il problema di estendere la città con un lungomare – quello odierno – munito anche di una piattaforma che entra nel mare e sulla quale venne eretto il casinò che vediamo anche nei nostri giorni, spiega Doina Păuleanu.

Un primo progetto risalente al 1903 fu inoltrato dalla squadra di Scarlat Vârnav, che aveva il proprio architetto: Daniel Renard, un giovane nato in Moldavia da madre romena e padre svizzero. Nel 1903, il progetto du assunto dalle allora autorità locali liberali, alle quali subentrarono successivamente i conservatori, che portarono anche il proprio architetto – Petre Antonescu, promotore dello stile neoromeno o nazionale. In questo stile, Antonescu progettò un altro edificio destinato al casinò. Lo Stile Liberty, che definiva il progetto iniziale concepito da Daniel Renard, era appena nato in Europa e poteva sembrare troppo all’avanguardia.

Doina Păuleanu ricorda i problemi affrontati dal progetto prima di andare in porto. Nel 1906, Petre Antonescu elaborò un nuovo progetto. Io ho avuto la chance di trovare il disegno che ho anche pubblicato di recente. Era un edificio bello, adibito sempre alle funzioni di un casinò, concepito per essere aperto anche d’inverno. Ovviamente, il nuovo progetto richieveda altre fondamenta. Ma anche la dirigenza conservatrice se ne andò a breve, quindi tornarono i liberali che ripristinarono il progetto in Stile Liberty di Daniel Renard. L’architetto constatò che le due serie di fondamenta avevavo praticamente distrutto la struttura della sua bozza, per cui gettò la terza. Cosicchè su questa struttura indistruttibile venne eretto l’edificio propriamente detto, a partire dal 1906-1907. I costi superarono le stime iniziali e l’aspetto era un po’ diverso da quello che vediamo oggi. Al piano di sopra, Daniel Renard aveva ideato, all’inizio, una sala spettacoli con l’enorme finestra a forma di conchiglia che si affacciava sia sul lungomare che sul mare. Ulteriori lavori hanno chiuso il lato della finestra che dava sul mare, estendendo il casinò verso la terrazza e dando spazio ad un’enorme sala da baccarat. Probabilmente a Daniel Renard questo intervento non andò bene, ma lo dovette accettare su richiesta degli accomandatari che volevano rendere redditizio il Casinò, che d’altronde, era già in concessione imprenditoriale, aggiunge la direttrice generale del Museo d’Arte di Costanza.

In giornata, la gente veniva al Casinò per prendersi un caffè o un tè, leggere i giornali o assistere agli spettacoli. Col calar del sole, cominciavano i giochi d’azzardo. L’apparizione del casinò di Mamaia in prossimità e la trasformazione di questo antico quartiere di Costanza in località turistica diminuì anche la redditività dell’edificio concepito da Daniel Renard. I giochi d’azzardo entrarono man mano in concorrenza con le attività culturali ospitate dall’edificio nel periodo compreso tra le due guerre mondiali.

La situazione cambiò nuovamente durante il comunismo, racconta Doina Păuleanu. Negli anni 50, il regime comunista confiscò l’edificio e portò detenuti politici a fare i lavori di restauro. Di recente, è stato rinvenuto un sacco di cemento sul quale erano scritti i nomi dei detenuti che lavorarono al casinò nel 1950. Fortemente bombardato durante le due guerre mondiali, l’edificio fu adibito a varie funzioni durante il periodo comunista. Ad un certo momento, l’area venne chiusa al pubblico. Successivamente, fu il ristorante più elegante e caro dell’epoca. Sempre lì era aperto anche un locale notturno destinato soprattutto ai marinai stranieri che arrivavano nell’area portuale, spiega ancora Doina Păuleanu.

Il crollo del comunismo portò parecchi processi e controversie sul regime di proprietà dell’edificio. Alla fine andò al Comune di Costanza, dal momento che era stato eretto esclusivamente con fondi pubblici. Gli ampi lavori di restauro dovrebbero ridare al Casinò il brillante aspetto in Stile Liberty di una volta.

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