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Epidemie e morbi nello spazio romeno ottocentesco

Nel XIX secolo, la società romena affrontava un nemico che era emerso periodicamente per secoli: la peste. Ma anche altri nemici invisibili e precedentemente sconosciuti, come il colera, si manifestarono con una forza distruttiva.

Epidemie e morbi nello spazio romeno ottocentesco
Epidemie e morbi nello spazio romeno ottocentesco

, 09.04.2020, 20:31

Nel XIX secolo, la società romena affrontava un nemico che era emerso periodicamente per secoli: la peste. Ma anche altri nemici invisibili e precedentemente sconosciuti, come il colera, si manifestarono con una forza distruttiva. Il medico, antropologo e professore universitario Călin Cotoi dell’Università di Bucarest ci aiuta a esaminare questo nuovo aspetto, che era il microrganismo, nella mentalità collettiva dei romeni. Il nostro interlocutore spiega quando arrivarono i romeni a sapere dell’esistenza di microrganismi che provocano le pandemie.

Una parte dei romeni iniziò a capire queste cose contemporaneamente al resto del mondo: vale a dire dopo che Pasteur scoprì la fermentazione lattica e poi quella alcolica. Quindi, Pasteur dimostrò che non esiste una generazione spontanea, vale a dire che le piccole creature non appaiono dal nulla. Il resto della popolazione della Romania, a parte quella coinvolta nella riforma sanitaria e medica, stava vivendo un ritardo piuttosto significativo in questa conoscenza. Fu solo verso la fine del XIX secolo e l’inizio del XX che il microbo arrivò ad avere un’immagine più diffusa nello spazio romeno, spiega il professore.

Nel XIX secolo, le paure dei romeni nei confronti delle malattie non erano meno importanti di quelle dell’uomo medievale. Călin Cotoi afferma che nell’Europa ottocentesca, il nemico microbiologico stava cambiando. La peste apparteneva ormai ai tempi passati, ma stava emergendo un nuovo nemico invisibile, vale a dire il colera.

La peste imperversò ancora nei principati romeni fino al 1830 all’incirca. Nel XIX secolo, la pestilenza avvenuta durante il regno del principe Ioan Caragea uccise tantissima gente. Ma, secondo me, la malattia più interessante e importante nello spazio romeno ottocentesco fu il colera. Certamente ce n’erano anche altre malattie, ma fu il colera a cambiare radicalmente la struttura politica e sociale dei principati romeni. Direi, esagerando un po’, che la Romania moderna è una delle creazioni del colera, delle epidemie europee di colera. Fu una delle malattie socialmente più creative del XIX secolo e molto diversa dalla peste da questo punto di vista. Il colera attraversò il corridoio sanitario degli Asburgo e migrò dai suoi focolai dell’India fino a Parigi, Londra e Nord America, modificando profondamente sia lo spazio sociale occidentale che, in un certo senso, quello che si trovava alle foci del Danubio, aggiunge Călin Cotoi.

Non è un segreto che le epidemie e le pandemie portarono dei cambiamenti nella storia dell’umanità. Il colera non ne fa eccezione. Călin Cotoi spiega che l’applicazione della quarantena dura, con tutti i trasporti di merci e persone fermato sulle navi barche o in riva al Danubio per 40 giorni, aumentò anche l’autorità dello stato romeno.

Lo stato romeno istituì punti di quarantena sul fiume Prut, ma soprattutto sul Danubio. Le quarantene del tempo erano solide, ma rischiavano di generare anche delle crisi. Lo stato romeno dipendeva sempre di più dal commercio di grano, che gli forniva fonti di finanziamento e sostentamento. Questo commercio era messo in pericolo da una quarantena troppo dura, quindi c’erano sempre una tensione tra il libero scambio e il pericolo del colera, aggiunge il nostro interlocutore.

All’inizio del XIX secolo, l’Europa fu colpita dal colera, una nuova malattia sconosciuta all’epoca, impossibile da combattere con i mezzi disponibili al momento. La modernizzazione e l’europeizzazione dello spazio romeno facilitarono l’arrivo di soluzioni e trattamenti già disponibili nei Paesi più avanzati, spiega Călin Cotoi.

Il colera superò molto facilmente i vecchi corridoi sanitari destinati in particolare a proteggere dalla peste e dalla febbre gialla in altre aree del mondo, riuscendo a devastare un’Europa che stava fiorendo dal punto di vista commerciale, industriale e urbanistico. L’Europa fu colta di sorpresa dalla virulenza del colera. Agì contro questa malattia sconosciuta creando sistemi di governance, sistemi medici e registrazione delle malattie, nonchè delle teorie sul rapporto tra ambiente sociale e malattia. Complessivamente, tutti questi elementi diedero un altro volto e un’altra forma di amministrazione e governance europea. Questi modelli di igiene pubblica e politiche pubbliche arrivarono anche in Romania per trasformare la società in un certo senso. I modelli internazionali di reazione a questa terribile e sconosciuta malattia si replicarono anche in Romania. Ma sfortunatamente vissero un fallimento, in gran parte a causa della divisione tra gli ambienti urbani e rurali. Nelle città vennero introdotte misure di igiene pubblica, ma in campagna il fallimento fu abbastanza evidente, conclude il medico, antropologo e professore universitario Călin Cotoi dell’Università di Bucarest.

I microrganismi e le pandemie del XIX secolo non generarono solo lacrime e morte nello spazio romeno, come avveniva nei secoli precedenti. I contatti con l’Europa occidentale resero possibile l’eradicazione delle malattie in uno spazio precedentemente caratterizzato da pessimismo e fatalismo.

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