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Calea Văcărești

Una delle più antiche strade di Bucarest, Calea Văcărești, ha attraversato periodi di trasformazione che hanno coinciso con le fasi di modernizzazione delle altre strade e quartieri.

Calea Văcărești
Calea Văcărești

, 01.04.2023, 14:32

Bucarest ha alcune strade antiche sulle quali si è costruito il suo tessuto urbano nellultimo mezzo millennio. Possono essere facilmente riconosciute perché contengono nella denominazione la parola “cale” cioè corso: Calea Victoriei, Calea Călărașilor, Calea Moșilor, Calea Dudești, Calea Floreasca, ecc. La più conosciuta è senza dubbio Calea Victoriei, uno degli assi nord-sud della capitale romena. Le altre vecchie strade non erano meno importanti, come ad esempio Calea Văcărești che rappresenta un forte ricordo per le persone che vivevano nella zona e per altri abitanti di Bucarest.



All’origine, Calea Văcărești cominciava non lontano dallattuale Piazza Unirii, nel più antico quartiere della città, la baraccopoli di Popescu. Oggi è chiamato il Quartiere Ebraico per il fatto che vi abitavano molti ebrei di Bucarest. Era la sede della cosiddetta Bucarest sefardita, con sinagoghe e case della classe media. Da vicino Piazza Unirii, Calea Văcărești segue una traiettoria sud-est, parallela al fiume Dâmbovița, e si dirige verso lattuale quartiere di Berceni. Il suo nome è legato al grande monastero di Văcărești, demolito nel 1987, situato a sud di Bucarest.



Calea Văcărești ha attraversato, come lintera città di Bucarest, a partire soprattutto dalla seconda metà del XIX secolo, periodi di trasformazione che hanno coinciso con le fasi di modernizzazione delle altre strade e quartieri. Il periodo più segnato da cambiamenti e più traumatico è stato quello degli anni 80 quando, a causa del programma di sistematizzazione di Nicolae Ceaușescu, il quartiere è stato quasi completamente ridisegnato. Di quel periodo si è occupato Cristian Popescu, autore del volume “1985-1987 Calea Văcărești, il Quartiere Ebraico e altri luoghi dimenticati. Ricordi”, un album di foto e racconti sulla zona. Anche la storica Anca Tudorancea, ricercatrice presso il Centro di Storia degli Ebrei di Romania “Wilhelm Filderman”, ha studiato quest’area, collocandola nell’attuale struttura della città: “Larea in questione era la baraccopoli di Popescu, che oggi su Google Maps è contrassegnata come Quartiere Ebraico. E’ diventato il mio argomento di studio e lo è tuttora. Per 20 anni ho fatto delle ricerche e continuo a scoprire cose nuove. La conclusione sarebbe che questo timbro digitale è alquanto semplicistico perché non c’è stato un solo quartiere ebraico. Si tratta, infatti, dellabitato più antico, il cuore del quartiere che attualmente è larea dove si sono conservati la maggior parte dei templi e parti delle strade e persino tracce di abitazione. Cerano ancora 20 anni fa, quando ho iniziato a lavorare al Centro per lo Studio della Storia degli Ebrei di Romania, e percorrevo pezzi di strade rimasti dopo le demolizioni”.



Lodierna Calea Văcărești difficilmente può essere riconosciuta da un passante che non abita a Bucarest o da un residente della capitale della generazione più giovane. Ma tenendo in mano lalbum di Cristian Popescu, abbiamo la possibilità di localizzare sul tracciato stradale odierno ciò che è andato perso negli anni 80. Anca Tudorancea: “I nomi delle strade si sono conservati molte volte, ma le rispettive strade non esistono più, ci sono ancora solo pezzi di strade. Almeno per Calea Văcărești, il libro di Cristian Popescu è unarcheologia visiva. Quello che c’era allora non esiste più e, come nel caso di altri grandi viali, una strada non è più come una volta. In più, oltre alle case su una strada, sono scomparsi gli abitanti della zona. Ciò che è presente parzialmente anche nel libro è unevocazione sentimentale delle strade, dellabitazione e degli abitanti.”



Oggi possiamo ricostituire lantica Calea Văcăreștilor usando il libro di Cristian Popescu. Ma ci sono anche altri scritti che ci possono essere d’aiuto in un’eventuale spedizione di esplorazione urbana, anche se alcuni sono alterati dallideologia, come ha detto anche Anca Tudorancea: “Quando diciamo Calea Văcărești pensiamo probabilmente in primo luogo alla letteratura. Persino il nome della strada si è trasformato in una specie di stereotipo letterario. Uno dei libri è quello che Isac Peltz ha scritto in memoria di sua madre e che evoca un mondo molto povero. Era un libro tollerato durante il periodo comunista perché ovviamente quei libri erano popolari e accettati. Non poteva esserci un libro che parlasse delle persone benestanti nel quartiere ebraico. Ma un libro sulla comunità povera, ovviamente veniva incoraggiato. Il libro ha un altissimo valore letterario. Cera chi si scandalizzava che esistesse un mondo così proprio vicino al centro: un mondo di piccole sarte, di piccoli mercanti, di gente che faceva fatica a campare da un giorno all’altro, un mondo che Peltz conosceva molto bene. È un trauma ereditato da Tiz Peltz, sua figlia, che lo trasforma artisticamente. C’è unimmagine che ci rimane di Calea Văcărești anche grazie ai suoi bellissimi schizzi, ma è un mondo schematizzato, in bianco e nero.”



La Calea Văcărești di una volta è stata riportata oggi alla vita tramite lalbum di Cristian Popescu. È un ritorno alla memoria, quella perduta e ritrovata sulla carta.

La locandina della mostra (Foto: MNIR)
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