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Bucarest in scatola

La città trovata nella scatola. Una cronaca affettiva di Bucarest, un libro dell'architetta Gabriela Tabacu su una Bucarest che non esiste più, se non in fotogragie e documenti d'archivio.

Bucarest in scatola
Bucarest in scatola

, 01.02.2023, 16:17

Dalla fine degli anni ’70 e negli anni ’80, la storia di Bucarest è stata segnata da trasformazioni che hanno lasciato tracce profonde nella memoria di coloro che ne sono stati testimoni oculari. Il brutale intervento di Nicolae Ceaușescu e la modifica della città attraverso inutili demolizioni fecero scomparire gran parte della vecchia Bucarest. È vero che le città cambiano in modo naturale, quindi una parte maggiore o minore di esse viene persa inevitabilmente. Ma le trasformazioni graduali delle città, controllate, non creano problemi sociali come è stato il problema dello spazio abitativo, apparso dopo le demolizioni a Bucarest. Uranus, uno dei quartieri più belli della capitale romena, scomparso al 90%, è stato un esempio di demolizione non necessaria, che ha creato un problema di spazio abitativo.



Quella Bucarest che esiste oggi solo nelle fotografie o in altri documenti d’archivio attira chi vuole rivivere il passato perduto. Si sa che le immagini esercitano una maggiore forza di attrazione sulle persone, ma non meno affascinanti sono le ricostruzioni attraverso le parole. È il caso del volume La città trovata nella scatola. Una cronaca affettiva di Bucarest, dell’architetta Gabriela Tabacu. Il libro porta all’attenzione del lettore romeno una Bucarest degli anni ’60 attraverso gli occhi di una bambina di 10 anni, che arriva nella capitale romena da Oradea, città sita nel nord-ovest della Romania. La scrittrice Tatiana Niculescu ha commentato il volume di Gabriela Tabacu e ci ha raccontato che cosa ha scoperto leggendo il testo. Troviamo locali di ogni genere come la piscina dellHotel Lido, il negozio Polar, il negozio Unic, il gelato Parfait e, lallora meraviglia delle meraviglie, il profiterole che cominciava ad essere venduto nelle pasticcerie più chic del centro della capitale. Ricordo bene anchio quando ho mangiato il primo profiterole, mi è sembrato qualcosa di epocale, strepitoso, è stata la gioia della mia vita da bambina di allora. Inoltre, i negozi in cui si vendevano frutta e verdura, e, ovviamente, il passaggio dal vecchio mondo, in cui avevano vissuto i genitori di questa bambina, al mondo attuale, spiega Tatiana Niculescu.



La città stava cambiando, ma non nel modo che sarebbe stato naturale in un’epoca di normalità. Tuttavia, quegli anni duri non possono essere cancellati dalla memoria personale e affettiva dell’individuo, come ha detto anche Tatiana Niculescu. Vengono cambiati i nomi delle vie, si smontano statue e vengono sostituite con altre statue, cambia la scenografia dello spazio in cui questa bambina scopre il mondo. Il mondo che scopre nel corso dei 12 anni è il mondo di Bucarest. È una Bucarest dell’innocenza, ma non è una Bucarest nostalgica. Questa cosa è da sottolineare, perché dà anche un valore documentario, memorialistico a questo libro, che non è una nostalgia di quei tempi, ma è semplicemente una descrizione e una scoperta del mondo in cui ha vissuto. Leggendo il libro di Gabriela Tabacu, mi sono ricordata di un poeta, povero, scomparso troppo giovane, purtroppo: mi riferisco a Cristian Popescu. A un certo punto mi ha detto che odiava l’epoca di Ceaușescu, non voleva sentirne parlare, era stato il periodo più terribile della nostra storia. Ma allo stesso tempo, in quel periodo, io ho vissuto la mia giovinezza. Cosa posso fare, non posso rinunciare alla mia giovinezza! Pertanto, vedrò sempre quell’epoca con gli occhi della mia giovinezza. E davvero, questo è ciò che fa questo libro, scritto dal punto di vista di una bambina che cresce man mano che si sviluppa anche la città intorno a lei, aggiunge la scrittrice.



Gli occhi della bambina di allora, che restituiscono nel 2023 la memoria della Bucarest degli anni ’60, sono gli occhi dell’adulto, dell’architetto di oggi, che rivive, conosce e spiega le immagini impresse nella mente della bambina di quel tempo. Pertanto, il libro aveva bisogno anche di fotografie. Nella seconda parte, che è piena di immagini, il libro è uno fotografico. L’architetta Gabriela Tabacu, già unaltra voce del libro, scrive una storia fredda, lontana, da un punto di vista architettonico, degli edifici di cui la bambina racconta nella prima parte. L’ho letto, ho provato a leggerlo da diverse prospettive, con gli occhi della generazione di oggi che non ha avuto modo di conoscere quella Bucarest. Per la generazione degli anni ’80, che ha vissuto l’orrore degli anni ’80, sarà una riscoperta di quest’isola di relativa normalità, di calma ideologica dei 12 anni trascorsi tra il 1959 e il 1971. Mentre per coloro che hanno vissuto quellepoca, il libro verrà riletto con doppia curiosità, vi si ritroveranno in un modo o nell’altro, spiega ancora Tatiana Niculescu.



La città trovata nella scatola. Una cronaca affettiva di Bucarest è una Bucarest che salta fuori dalla scatola dei nostri ricordi dinfanzia. È, in ugual misura, un ricordo palpabile e un’utopia.

La locandina della mostra (Foto: MNIR)
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