145 anni di relazioni diplomatiche tra la Romania e l’Italia
La Banca Centrale della Romania (BNR) ha inaugurato la mostra “145 anni di relazioni diplomatiche tra la Romania e l’Italia”, presentata in una versione simile anche a ottobre, presso la Camera dei Deputati del Parlamento di Roma.
Iuliana Sima Anghel e Ion Puican, 10.12.2024, 10:00
La mostra presenta foto, documenti d’archivio e vecchie monete italiane, illustrativi per i rapporti tra i due Paesi. Le relazioni diplomatiche tra la Romania e l’Italia sono iniziate nel 1879. Il 6 dicembre 1879, il primo inviato e ministro plenipotenziario dell’Italia, Giuseppe Tornielli, presentava le credenziali al re Carlo I. Due mesi dopo, il 15 febbraio 1880, il primo inviato e ministro plenipotenziario del giovane stato nazionale romeno, Nicolae Kretzulescu, presentava anche lui le proprie credenziali al re Umberto I. Nel 1964 le relazioni diplomatiche tra la Romania e l’Italia furono elevate al rango di ambasciata.
Delle relazioni romeno-italiane lungo la storia ci ha parlato il capo degli Archivi Diplomatici, Doru Liciu: “In questo periodo festeggiamo il 145/o anniversario delle relazioni diplomatiche tra la Romania e l’Italia. Però, i nostri popoli hanno, infatti, una storia di oltre 2000 anni, tenuto conto della comune origine latina. Fu proprio questa appartenenza alla latinità a determinare l’allacciamento dei primi rapporti tra ciò che sarebbero diventate poi la Romania e l’Italia. Già Già dal Medioevo, quando furono create le prime colonie genovesi sul territorio dell’odierna Romania, alle foci del Danubio e in riva al Mar Nero, nell’epoca del Tardo Medioevo e del Rinascimento, quando i viaggiatori italiani in Valachia notarono, come anche i cronisti romeni, le similitudini tra le lingue di origine latina e l’unità dei due popoli. Più tardi, nel corso del XVIII secolo, figli di boiardi e principi studiarono presso università italiane, come l’Università di Padova. All’inizio del XIX secolo apparvero anche i primi consolati e viceconsolati italiani a Iași, Bucarest e nei porti sul Danubio, a Brăila, Galați e Sulina. La Rivoluzione del 1848 e il successo del Risorgimento Italiano, del movimento per la riunificazione dell’Italia, rappresentarono un modello per i rivoluzionari romeni, e l’Italia svolse un ruolo importante per la Romania, quando, a gennaio 1859, i Principati Romeni si unirono, eleggendo un unico principe nella persona di Alexandru Ioan Cuza. L’opinione del Consiglio del contenzioso diplomatico piemontese fu decisiva, perché si arrivò alla conclusione che, dal punto di vista legale, l’elezione di Alexandru era legale, poiché i provvedimenti della Convenzione di Parigi del 1858 erano stati rispettati, perché prevedevano l’unificazione, l’elezione di due principi a Iași e Bucarest, però senza stabilire se poteva essere o no la stessa persona. Così, l’opinione favorevole del Consiglio Piemontese ha rappresentato un argomento giuridico per il riconoscimento dell’Unificazione di Principati e l’elezione di Alexandru Ioan Cuza. I rapporti continuarono a svilupparsi. Nel 1873 fu aperta un’agenzia diplomatica della Romania a Roma e il primo inviato, il primo agente diplomatico della Romania fu Constantin Esarcu, una personalità importante della vita politica romena, tra l’altro fondatore dell’Auditorium Romeno, al quale lasciò in eredità tutti i suoi patrimoni dopo la sua morte.”
Doru Liciu ci ha parlato anche della mostra presso la Banca Centrale e dei più importanti oggetti esposti: “Abbiamo cercato di evidenziare i più importanti momenti delle nostre relazioni: l’unione dei Principati, il riconoscimento dell’indipendenza e l’inizio dei rapporti diplomatici, la cooperazione e la collaborazione durante la Prima Guerra Mondiale, quando l’Italia e la Romania hanno seguito la stessa strada, anche se dal punto di vista formale erano alleate delle Potenze Centrali. Per realizzare i propri ideali nazionali di unificazione hanno scelto di affiancarsi alla Triplice Intesa. In Italia, venne creata la Legione Romena, formata da ex prigionieri di guerra dell’esercito austro-ungarico, romeni oriundi di Transilvania, Bucovina e Banato, che militarono per l’unione di tutti i romeni e contribuirono significativamente alla realizzazione dell’Unione della Bucovina e della Transilvania con la Romania. Particolare attenzione venne concessa alle relazioni culturali, che presero il sopravvento soprattutto nel periodo tra le due guerre, con l’apertura dell’Accademia di Romania a Roma negli anni ‘20 e dell’Istituto di Ricerca Umanistica di Venezia negli anni ‘30. In altre parole, noi degli Archivi Diplomatici del Ministero degli Affari Esteri, stiamo promuovendo la storia come mezzo per conoscere il passato, ma non per rimanere accantonati nel passato, bensì per cercare di capire il presente e costruire un futuro migliore.”
I 145 anni dimostrano, una volta in più, che i valori condivisi dalla Romania e dall’Italia, menzionati anche nei due documenti di riferimento esposti nella mostra (le Dichiarazioni congiunte sul Partenariato Strategico e il Partenariato Strategico Consolidato del 2008), hanno un significato ancora più forte ora, nell’attuale contesto geopolitico.