Siti Unesco in Romania
Sono 7 i siti culturali e naturali romeni deccezionale valore per lumanità, per la loro rilevanza culturale o scientifica, inclusi nella lista del patrimonio mondiale materiale dellUnesco.
Adina Vasile, 04.12.2014, 15:43
Sono 7 i siti culturali e naturali romeni d’eccezionale valore per l’umanità, per la loro rilevanza culturale o scientifica, inclusi nella lista del patrimonio mondiale materiale dell’Unesco. Il primo ad essere inserito nella lista dei siti Unesco, all’inizio degli anni ’90, è stato il Delta del Danubio, dichiarato “Riserva della Biosfera”. Una delle più estese zone umide del mondo, paradiso degli uccelli acquatici, il Delta del Danubio è anche la più ampia superficie coperta di giuncacee del pianeta.
Tra i siti culturali romeni dichiarati “Patrimonio dell’umanità” le 7 chiese ortodosse ad affreschi esterni nel nord della regione storica Moldavia, noto come la Bucovina. Si tratta di Arbore, Humor, Moldovita, Patrauti, Probota, Sucevita e Voronet. Quest’ultima è rappresentativa per il cosiddetto “stile moldavo”, che intreccia lo stile bizantino ad elementi di folclore tradizionale romeno. Voronet è contraddistinta dallo sfondo azzurro degli affreschi, il celebre “azzurro di Voronet”, e dall’impressionante affresco raffigurante il Giudizio Universale, che valse alla chiesa di Voronet il soprannome di “Cappella Sistina dell’Oriente”.
Altrettanto famose le 8 chiese ortodosse in legno del Maramures, nel nord della Romania, incluse nel 1999 nella lista del patrimonio mondiale dell’umanità Unesco. Il ricco patrimonio forestale del Maramures, noto come “contrada del legno”, favorì lo sviluppo di una vera e propria “civiltà del legno”, motivo per cui gli abitanti della zona sono dei veri maestri nell’arte dell’intaglio del legno. La contrada vanta, del resto, ben 100 chiese in legno, dagli altissimi campanili, rappresentative per il cosiddetto “gotico del Maramures”. Tra questi gioielli in legno riconosciuti dall’Unesco: le chiese di Bârsana, Budeşti, Rogoz e Şurdeşti.
Sempre dal 1999, nella lista Unesco si trova anche il centro storico di Sighisoara, una delle poche citadelle fortificate medievali ancora abitate del sud-est Europa e la meglio conservata in Romania.
Tra i sette siti romeni nella lista del “Patrimonio dell’Umanità” si annoverano, inoltre, le sei Cittadelle daciche fortificate dei Monti Orastie che ospitarono gli insediamenti della Dacia pre-romana. È qui che il re dei Daci, Burebista, iniziò il processo di unificazione di tutte le tribù daciche e fu questo il centro del Regno dacico. La più importante delle cittadelle daciche fu Sarmizegetusa Regia, capitale della Dacia pre-romana, le cui vestigia sono visibili ancor’oggi. Le altre 5 – Costesti, Blidaru, Capalna, Băniţa e Luncani – assicuravano il controllo delle vie di accesso alla capitale del Regno Dacico.
Tra i siti romeni iscritti al Patrimonio Mondiale dellUnesco spiccano i paesini sassoni con chiese fortificate della Transilvania, come Prejmer, Viscri, Saschiz o Biertan. Le chiese di questi paesini insediati nei primi secoli del secondo millennio da coloni sassoni non furono solo luogo di culto, ma anche rifugio. Costretti a far fronte a invasioni turche e tartare e a guerre, gli abitanti rinforzarono il centro del paesino, dove sorgeva la chiesa, con mura di difesa e torri di avvistamento.
La lista dei siti romeni Patrimonio dell’Umanità si conclude con il Monastero Hurezi, nella regione storica Oltenia.
La Romania non vanta però solo siti materiali, ma anche capolavori iscritti nella lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità, rappresentato da tradizioni, dall’insieme dei saperi, delle espressioni linguistiche e artistiche che si manifestano nel teatro e nella musica, da celebrazioni religiose e riti, dalle tecniche tradizionali di artigianato e da arti varie. Ha ottenuto questo riconoscimento da parte dell’Unesco, tra l’altro, il rito romeno del “căluş”, danza popolare rituale caratterizzata da forza, agilità e ritmo, tipica soprattutto per le regioni Oltenia e Moldavia, e inclusa nella lista UNESCO dal 25 novembre 2005, ballata dai giovani nella settimana della Pentecoste attorno al frutto del nocciolo chiamato căluş”. Si dice questa danza abbia poteri protettivi sulla gente, ma anche sul bestiame e il raccolto.
Tra gli elementi inseriti nella lista del patrimonio immateriale troviamo anche il canto nostalgico fondamentale del folclore romeno chiamato doină”, ma anche la bellissima ceramica di Horezu. “Capitale” della ceramica popolare romena, Horezu ospita ogni anno il Festival ”Il gallo di Hurezi”, la più importante manifestazione dedicata alla ceramica romena. La ceramica di Horezu è apprezzatissima per i suoi inediti disegni molto fini realizzati con un corno di bue con in testa una penna d’oca oppure con una punta metallica. I colori tradizionali sono l’ocra, il verde e l’azzurro e i motivi decorativi prediletti dei mastri ceramisti di Horezu sono l’onda, la spirale, il serpente. Ma protagonista assoluto dei disegni sulla ceramica è il gallo, simbolo cristiano, tipico della tradizione bizantina.
Dal 2013, il 16 novembre si festeggia la Giornata del Patrimonio Mondiale Unesco in Romania.