Il complesso monumentale della Corte principesca di Târgoviște
Radio Romania Internazionale vi invita a scoprire la città di Târgoviște, capoluogo della provincia di Dâmbovița, collocata nel sud del Paese, a 80 km da Bucarest.
Daniel Onea, 16.02.2021, 14:29
Radio Romania Internazionale vi invita a scoprire la città di Târgoviște, capoluogo della provincia di Dâmbovița, collocata nel sud del Paese, a 80 km da Bucarest. Una città tranquilla, con musei interessanti e un bel centro storico. Ma quello che fa impressione sui turisti è la Corte Principesca, spiega la museografa Irina Cârstina del Museo di Storia di Târgoviște.
Si trova lungo la più importante arteria della città, che si chiama appunto la Via Principesca. Il turista che si ferma a visitare la Corte, noterà subito accanto anche il Museo d’Arte e il Museo di Storia di Târgoviște. Una volta entrati, si avvista un’area di 30.000 mq, retaggio dei principi della Valacchia da 600 anni. Una ricca eredità storica, che si stende su parecchi secoli, e che presenta vari stili architettonici. Su una targa in marmo sono incisi i nomi dei principi che hanno regnato a Târgoviște e che hanno lasciato dei documenti che parlano di questa città. La Corte Principesca significava, naturalmente, anche cancelleria, quindi il luogo in cui venivano redatti i più importanti documenti, sui quali venivano apposti la firma e il sigillo dei principi, spiega la nostra guida.
Andiamo avanti sul vialetto principale, per soffermarci alla Chiesa Maggiore della Corte Principesca, eretta nel 1584 dal voivoda Petru Cercel. E’ una chiesa imponente, di dimensioni ancora non incontrati all’epoca in Valacchia – 14 x 30 metri, costruita a croce greca inscritta, secondo il modello della Chiesa Metropolitana di Târgoviște. Si conserva in ottime condizioni e custodisce i ritratti di nove principi romeni. La chiesa era collegata al palazzo principesco da un corridoio di passaggio, attraverso il quale i principi – da Petru Cercel in poi – si recavano alle messe. Arrivati nella loggia della chiesa, scendevano le scale per sedersi sul seggio riservato al principe. Quindi, una novità architettonica che non era tipica della chiese ortodosse, ma qui siamo alla Corte Principesca, aggiunge la museografa Irina Cârstina.
Uscendo dalla chiesa, il visitatore scopre i ruderi del palazzo, costruito a tre piani in stile rinascimentale. Oggi se ne conservano solo le cantine e un’ala del pianoterra. Il palazzo contava numerose stanze. Dieci sale erano adibite alle attività amministrative, e il piano nobile era destinato esclusivamente al principe. Seguendo il percorso della visita, il turista arriva anche agli antichi spazi dove una volta si innalzava il palazzo, nonchè alla Torre Chindia, che fa da guardia alla Corte Principesca e alla città, offrendo una bella vista panoramica. Si possono visitare anche i giardini allestiti oggi come un parco della città. Si avvista la collina, dove si trova il Monastero Dealu, necropoli principesca della Valacchia, spiega ancora la nostra guida, che ci racconta anche la storia della Torre Chindia, utilizzata all’inizio a scopo difensivo.
Nel XVII secolo, quando le invasioni non accadevano ormai così spesso, la torre aveva la funzione di organizzare, praticamente, la vita della città. Ogni giorno al tramonto, chiamato nella lingua arcaica chindie, la vedetta saliva in cima alla torre e suonava la tromba per annunciare la fine delle attività quotidiane. I mercanti chiudevano i negozi e tutta la popolazione si ritirava in casa. Ai tempi del principe Matei Basarab, la città era molto sviluppata e prospera, però vigeva il coprifuoco di notte, quando giravano i ladri, scoppiavano incendi o succedevano altre cose brutte. Al segnale della vedetta, le porte della città venivano chiuse. La Torre Chindia è una costruzione imponente, che fece una forte impressione sul principe Gheorghe Bibescu quando visitò la città e il Monastero Dealu, per cui nel 1847 dispose il restauro e la sopraelevazione. Cosicchè la Torre Chindia è oggi alta 27 metri, si erige su tre piani ed ha una scala interna a spirale, conclude Irina Cârstina del Museo di Storia di Târgoviște.