Il Castello Mikó
Il Castello Mikó è uno dei più famosi obiettivi turistici sia della città di Miercurea Ciuc dove si trova, che della provincia di Harghita.
Ana-Maria Cononovici, 05.01.2025, 15:45
Il Castello Mikó è uno dei più famosi obiettivi turistici sia della città di Miercurea Ciuc dove si trova, che della provincia di Harghita. Qui si trova il Museo Sekler del Ciuc fondato nel 1970. Due anni dopo è stata inaugurata dietro al castello anche una sezione all’aperto. Il Castello Mikó venne progettato da un italiano e costruito da un ungherese (Ferenc Hidvégi Mikó) nel 1631, al quale è intitolato ancora oggi. Dopo l’incendio dell’ottobre 1661, provocato dalle orde turco-tartare, il castello fu rovinato. Venne ristrutturato negli anni 1714-1716 a scopo militare, e fino al 1764 funse da caserma fortificata. Il castello fu utilizzato dall’esercito fino verso la metà del XX secolo, quando venne nuovamente ristrutturato e trasformato in museo.
Hanna Erika Hompoth, guida e museologa presso il Museo Sekler del Ciuc, ci ha raccontato: “Quest’edificio, il Castello Mikó, ha compiuto l’anno scorso 400 anni e ultimamente abbiamo cercato di fare di tutto per conservare per le prossime generazioni quello che abbiamo ricevuto, è un nostro dovere. E’ un edificio molto bene restaurato, europeo, con mostre, impianti moderni, interattivi. Il castello ha una forma rettangolare, è costruito in stile italiano, con quattro bastioni molto grandi e due piani. Il cortile interno è molto vasto e ospita tutta l’estate festival internazionali, tra i quali potrei menzionare il Festival Internazionale di Musica Antica, festival di jazz, percussioni e altri eventi.”
I visitatori possono ammirare una collezione variegata di oggetti esposti, presentati in modo interattivo. Torna con particolari la museologa Hanna Erika Hompoth: “Abbiamo cinque mostre permanenti, di cui la prima, esposta al pianterreno, è quella di etnografia e presenta la vita dei sekler della zona di Ciuc, di 100-150 anni fa. Di solito, i visitatori ricordano com’era la casa dei loro nonni, com’era allora la campagna. Al piano di sopra, è ospitata di solito un’ampia mostra temporanea. Proprio adesso c’è una mostra d’arte figurativa, si tratta della biennale grafica della Transilvania. Attraversando questa mostra si arriva a un’altra mostra permanente dedicata al lavoro dei restauratori, intitolata “Valori restaurati del tesoro sacrale”. Poi abbiamo la mostra di storia della tipografia francescana di Șumuleu Ciuc, che presenta un artefatto molto valoroso, una pressa risalente al XVII secolo, acquistata dal prete francescano di origine romena che, prima di diventare prete, si chiamava Ion Căianu. Fu lui a salvare la religione cattolica nella zona e a far ricostruire la chiesa cattolica di Șumuleu Ciuc, dopo l’invasione dei turchi e dei tartari. Poi si arriva alla mostra sulla storia della città presentata dal suo insediamento lungo i secoli fino all’epoca di Ceaușescu. Il tour finisce con l’ultima mostra, al pianterreno, che presenta la storia del castello, con armi del periodo asburgico, una fontana interna e reliquie scavate in situ dai miei colleghi archeologi.”