Una presentazione di libro e un progetto di restauro del patrimonio
Il 12 febbraio, la Biblioteca dellAccademia Romena di Bucarest ha ospitato la presentazione di un libro che svela la personalità del compianto storico Dinu C. Giurescu/ Il restauro del patrimonio costruito di Roşia Montana
Carmen Săndulescu, 16.02.2019, 07:00
Presentazione di libro alla Biblioteca dell’Accademia Romena di Bucarest
Il 12 febbraio, la Biblioteca dell’Accademia Romena di Bucarest ha ospitato la presentazione di un libro che svela una parte della personalità di un illustre rappresentante della storiografia contemporanea: il compianto Dinu C. Giurescu. Il volume si aggiunge ai 16 libri scritti da Narcis Dorin Ion, manager del Museo Nazionale Peleş e, come dice l’autore stesso, viene a completare la trilogia iniziata nel 2016 con “Il ritratto di un aristocratico dello spirito. Conversazioni con l’accademico Dan Berindei” e continuata con “Sulla cultura di ieri e i romeni di oggi. Conversazioni con l’accademico Răzvan Theodorescu”, volume apparso nel 2017. Perché una trilogia? Non per superstizione, né per ragioni attinenti al mondo del cinema, ma per un “bisogno dell’anima”. Narcis Dorin Ion: “Dinu Giurescu è stato il mio professore alla facoltà e sono stato poi il suo assistente per due anni e mezzo alla Facoltà di Storia dell’Università di Bucarest. È stato membro nella commissione di dottorato quando ho presentato la mia tesi e, accanto a lui, c’erano Dan Berindei e Răzvan Theodorescu. È stato quindi un dovere morale per me realizzare questa trilogia dedicata ai miei professori, che hanno influito in maniera decisiva sulla mia formazione professionale.
Alcuni degli ex colleghi, amici, studenti che hanno letto il libro prima della presentazione hanno dichiarato che “non era così quel Dinu Giurescu che conoscevano”. Come dice l’autore, sembra che la sincerità del dialogo li abbia colti un po’ di sorpresa, come pure l’asprezza delle parole dello storico nei confronti degli avvenimenti vissuti negli ultimi anni, lui essendo una delle vittime dirette del comunismo. Narcis Dorin Ion ricorda: “La casa della sua infanzia, in strada Berzei al numero 47, è stata demolita nel 1987 e allora per lui è crollato un intero universo. È stato cancellato il passato della sua famiglia e questo lo ha spinto a chiedere di emigrare negli USA, dove non si è adattato. Non dimentichiamo che la sua famiglia, sia quella paterna che quella materna, ha svolto un ruolo importante nella storia culturale del Paese. Suo nonno, Constantin Giurescu ha vissuto solo 43 anni, ma ha gettato le basi degli studi di storia sociale in Romania ed è stato membro dell’Accademia Romena. Il padre, Constantin C. Giurescu, è stato il più giovane autore di una sintesi della storia dei romeni, un volume che ha avuto grande successo nel periodo interbellico e subito dopo il 1990. Il nonno materno invece è stato il grande geografo e scienziato Simion Mehedinţi.
Dinu C. Giurescu si è annoverato, accanto ad altri intellettuali dell’epoca, tra coloro che hanno firmato lettere aperte contro la demolizione furibonda di monumenti storici e chiese. È riuscito a fotografare, negli anni 80, tutti gli edifici che cadevano in preda alle ruspe. Con queste fotografie, che per miracolo è riuscito a portare fuori dalla Romania, ha pubblicato nel 1989, negli USA, un libro intitolato “La distruzione del passato della Romania”. Le parole e le immagini erano un grande segnale d’allarme. Fedele alla sua formazione e all’interesse per la Romania, Dinu C. Giurescu ha continuato ad attirare l’attenzione su tutte le deviazioni che notava. Narcis Dorin Ion: “E’ tornato in Romania dopo il 1990, perché la sua missione era qui e voleva portarla a compimento: alla facoltà di storia dell’Università di Bucarest, formando generazioni di studenti, dottorandi, all’Accademia Romena e, verso la fine della sua vita, nella politica. Per poco tempo, perché la sua voce non è stata presa in considerazione. Per questo, il libro “Confessione di uno storico solitario”, almeno nella parte finale, ha certi accenti malinconici. Una voce come quella di Dinu Giurescu, sempre presente nei mass media degli anni 90, continua a tirare segnali d’allarme.”
Cultura e natura: il restauro del patrimonio di Roşia Montana
Località menzionata già dall’antichità con la denominazione di Alburnus Maior come centro minerario per l’estrazione dell’oro, Roșia Montană si è sviluppata sia nel Medioevo, sia nell’epoca moderna. La sua è un’architettura tipica per questa zona di interferenze culturali diverse dei Monti Apuseni e attualmente rappresenta un importante sito rurale. Il 6 febbraio, Roșia Montană ha celebrato 1888 anni di attestazione documentaria. Non a caso, l’Associazione ARA (Archeologia Restauro Architettura) svolge dal 2012 a Roșia Montană il programma “Adotta una casa”, come ci ha raccontato Claudia Apostol, volontaria e cofondatrice dell’associazione ARA: “Il progetto ha avuto come punto di partenza le necessità di questo sito — Roșia Montană –, che sono grandi e numerose, direttamente proporzionali al valore del patrimonio che custodisce. Noi abbiamo scelto di intervenire sul patrimonio costruito, ovvero sulle case e sugli edifici di Roșia Montană ai quali abbiamo accesso. (…) Il progetto Adotta una casa” punta esclusivamente sul lavoro volontario di coloro che si vogliono impegnare, è basato su donazioni e finanziamenti che arrivano, in gran parte, da associazioni professionali come l’Ordine degli Architetti oppure l’Unione degli Architetti. Il programma consiste effettivamente nell’organizzazione di stage di volontariato sui cantieri aperti a Roșia Montană. Si tratta di più edifici, case o chiese della località, appartenenti alla comunità locale, a coloro che sono rimasti per generazioni a Roșia Montană, proprietari di edifici di valore e che hanno bisogno di un po’ di aiuto per restaurarli. Poi cerchiamo di trovare insieme la migliore strategia per valorizzarli, inserendoli in un circuito turistico, oppure trasformandoli in piccoli agriturismi, cioè soluzioni che aiutano i proprietari di edifici storici, salvando allo stesso tempo il patrimonio.”
Sui cantieri di Roșia Montană, i volontari si informano sul valore e sulla storia del patrimonio. Imparano come restaurare edifici di patrimonio utilizzando, nel XXI secolo, mestieri e materiali dei secoli XIX e XVIII, periodo al quale risale la costruzione della maggior parte degli edifici della zona. Si tratta di chiese e costruzioni amministrative realizzate in stile tardo barocco che coabitano con case vernacolari, tipiche per la Transilvania di fine Settecento e inizio Ottocento. L’educazione è quindi una parte importante del programma “Adotta una casa”, al quale partecipano studenti delle facoltà di architettura e storia dell’arte di tutti i centri universitari di Romania, ma anche persone che fanno altri mestieri. Sempre Claudia Apostol ci ha detto qual è finora il bilancio: “In una prima tappa abbiamo avuto 10 edifici, non tutti nello stesso stato di intervento. Nel frattempo, abbiamo cominciato a intervenire anche su altri due edifici. Sono 12 in tutto. Gli ultimi due sono la Chiesa Unitariana e la Chiesa Greco-Cattolica. La Casa parrocchiale unitariana ha lo stato più avanzato di intervento ed ha avuto bisogno di lavori più ampi. Per altri edifici siamo nella fase di documentazione. Ci sono due edifici che abbiamo finito di restaurare: uno è tornato ai proprietari e lo stanno usando — una casa contadina tipica per la zona mineraria — e, nel caso di un altro, abbiamo fatto solo interventi sulla facciata. Alla Casa parrocchiale unitariana, continuano i lavori, ma l’edificio è tornato da anni all’uso della comunità. Mi riferisco agli spazi al pianterreno e alla cantina, come pure a quelli che garantiscono il funzionamento delle campagne di volontariato. Questi spazi sono pronti da qualche anno. E continuiamo. Quest’anno portiamo a compimento la soffitta che potrà poi essere utilizzata.”
Quindi, anche nel 2019, e nei prossimi anni, i promotori del Programma “Adotta una casa” intendono continuare il loro lavoro a Roșia Montana, località che, al momento, è oggetto di un litigio legato ad un progetto privato di estrazione dei giacimenti auriferi della zona. Di recente, il Tribunale della Banca Mondiale ha accettato solo parzialmente gli argomenti degli abitanti nella causa in cui le parti coinvolte sono la compagnia mineraria e lo stato romeno. Tutto questo non impedisce né la comunità, né le ONG di mettere in risalto la storia della zona e di cercare di valorizzarla in futuro. Claudia Apostol: “L’argomento legato al valore del patrimonio è stato uno dei più importanti portati nell’agenda pubblica nella controversia generata dal progetto di sfruttamento delle riserve aurifere. Noi consideriamo che uno sviluppo durevole non si possa fare distruggendo o ignorando il patrimonio. E penso al patrimonio sotterraneo, al sito archeologico, alle gallerie delle miniere romane, ma in ugual misura anche al patrimonio costruito che noi cerchiamo di salvare.”