Sant’Andrea e San Nicola, nella tradizione romena
Sant'Andrea è festeggiato nel calendario ortodosso il 30 novembre; Babbo Nicola porta regali ai bambini il 6 dicembre
Monica Chiorpec, 29.11.2016, 18:19
Il 30 novembre, nel calendario ortodosso è la festa del Santo Apostolo Andrea. Partecipante al battesimo di Gesù nelle acque del Giordano e alla scelta degli altri apostoli, Sant’Andrea ha raccolto intorno a sé le prime persone che dovevano essere convertite al cristianesimo. Esistono vari riti legati alla festa di Sant’Andrea. Il più delle volte, il suo nome è legato agli antichi rituali di protezione contro i lupi. Nella notte che precede la festa di Sant’Andrea, i romeni di tempi remoti proteggevano le loro case e i cortili contri gli attacchi dei lemuri mettendo dell’aglio alle porte, alle finestre e sotto la soglia della casa. Delia Suiogan, etnologa presso l’Università del Nord di Baia Mare, spiega: L’aglio può legare la bocca ai lupi, perché abbiamo anche questo simbolo in questa notte magica. Si pratica anche la veglia dell’aglio. La gente usava riunirsi nella casa di un’anziana che conosceva tutte le regole di questo rito. Venivano tutte le ragazze del villaggio e ciascuna portava con sé tre teste di aglio. Passavano poi una notte bianca sorvegliando questo aglio accanto al quale veniva messo un pupazzo detto proprio Indrei, che rappresentava una divinità precristiana sotto la forma di Babbo Andrea, che doveva morire. Si faceva così una veglia allegra, anche se tutto ciò succedeva durante il periodo di digiuno che precedeva il Natale.”
La festa è chiamata negli ambienti rurali anche l’Andrea delle ragazze. In questo periodo si praticavano più rituali tramite cui le ragazze potevano conoscere il loro futuro sposo e se si sarebbero sposate l’anno successivo. Sono ancora presenti nei rituali romeni i chicchi di grano che la ragazze si mettono sotto il cuscino, per sognare il ragazzo che verrà a chiedere quel grano per seminarlo. E’ evidente la dimensione simbolica legata alla fertilità, il grano avendo un significato di particolare importanza in tutte le feste invernali e non solo. Sant’Andrea è considerato anche il patrono dei lupi, simbolo che i vecchi daci avevano collocato proprio sulla loro bandiera da combattimento.
Sant’Andrea è arrivato a predicare il Vangelo di Cristo anche in Dacia Minor. Dopo aver concluso l’apostolato nella Dobrugea di oggi, Sant’Andrea è giunto poi in Grecia, nella città di Patras, dove è morto crocefisso, diventando martire cristiano. E’ conosciuto per il simbolo del suo sacrificio per la fede, la croce a X”. Sant’Andrea è il santo patrono di stati come la Romania, la Grecia e la Russia, e la sua croce compare anche sulla bandiera della Scozia. Il 30 novembre, pellegrini di tutta la Romania e non solo vanno alla grotta in cui si dice che abbia abitato Sant’Andrea nel periodo della sua missione di cristianizzazione della Dobrugea.
Un altro santo molto amato in Romania è San Nicola, festeggiato il 6 dicembre. Secondo la leggenda tre sorelle, figlie di un nobile povero, non si potevano sposare a causa della loro situazione finanziaria precaria. Quando la figlia maggiore è arrivata all’età del matrimonio, si dice che Nicola, diventato giù vescovo, abbia lasciato di notte, sulla porta di casa del nobile, un sacchetto con dell’oro. La storia si è ripetuta anche quando è toccato alla seconda figlia. Quando è arrivato il momento che si sposasse la terza figlia, il nobile ha fatto da guardia per sapere chi aveva fatto quei gesti di beneficenza per le sue figlie. La stessa notte ha visto il vescovo lasciare il regalo. Si dice che San Nicola sia salito sul tetto e abbia lasciato cadere il sacchetto dal camino della casa, in una calza messa ad asciugarsi e da lì sia apparsa anche la tradizione di appendere le calze al camino. Siccome il padre delle tre ragazze ha visto tutta la vicenda, Nicola lo ha pregato di mantenere il segreto, ma non è resistito alla tentazione di raccontarlo. Da allora, ciascuna persona che riceveva un regalo inaspettato, ringraziava San Nicola. I tre sacchetti con oro regalati alle tre ragazze sono diventati il simbolo di San Nicola sotto la forma di tre palline d’oro (nell’iconografia occidentale). Sempre secondo la leggenda, Nicola di Mira sarebbe stato uno dei 318 partecipanti al Concilio di Nicea. La mano destra del santo, offerta in regalo a Michele il Bravo in segno di riconoscimento per i suoi meriti nella guerra contro i musulmani, proprio dal cardinale di Bari, è stata donata dal principe alla Chiesa San Giorgio Novello di Bucvarest intorno all’anno 1600.
Per i bambini romeni, Babbo Nicola e colui che porta regali, soprattutto dolci nella notte fra il 5 e il 6 dicembre e li lascia nelle scarpe pulite messe vicino alla porta di casa. In alcune zone, i bambini lasciano a Babbo Nicola dell’acqua e delle carote per il suo cavallo. I bambini che non sono stati buoni lungo l’anno, trovano, oltre ai dolci, anche una verghetta.
Patrono spirituale dei Paesi Bassi, della Russia e della provincia di Lorena, ma anche di molte città dell’Europa occidentale, San Nicola è conosciuto soprattutto come protettore degli innocenti accusati ingiustamente, dei commercianti, dei viaggiatori, delle ragazze non sposate, delle spose e soprattutto dei bambini piccoli.
Come ogni anno, a Bucarest, 130 artigiani romeni, ceramisti, fabbri, fabbricanti di dolci, cucchiai di legno, tessuti, pellicce o icone, provenienti da tutte le parti del Paese parteciperanno alla Fiera di San Nicola che si svolgerà dal 3 al 5 dicembre presso il Museo Nazionale del Contadino Romeno.