Musei all’aperto
Il Museo del Villaggio Dimitrie Gusti di Bucarest e il Museo Astra di Sibiu sono solo due dei musei romeni all'aperto.
Gabriela Petre, 20.07.2017, 14:34
L’idea di organizzare un museo all’aperto in Romania risale al XIX-esimo secolo, quando sono apparse le prime preoccupazioni per la conservazione dell’arte e dei mestieri tradizionali. Nel 1867, lo scrittore, archeologo e politico romeno Alexandru Odobescu partecipò alla mostra internazionale di Parigi, presentando una casa contadina per illustrare l’ingegnosità con la quale i contadini romeni sapevano adattarsi alle condizioni ambientali e alle vicissitudini della storia, creando allo stesso tempo uno spazio piacevole e confortevole. Ulteriormente nel 1906, il prof. Al. Tzigara Samurcas trasferì per la prima volta una casa da un villaggio romeno nella mostra del Museo Nazionale di Bucarest. A cominciare dagli anni 60’ in Romania fu creata un’importante rete di musei all’aperto allo scopo di proteggere il patrimonio tradizionale.
Uno dei più importanti musei romeni all’aperto si trova nella capitale e si stende su una superficie di 10 ettari. Il Museo Nazionale del Villaggio Dimitrie Gusti custodisce case contadine di varie zone della Romania, ricostruite per riflettere la vita dal XVIII-esimo secolo fino al XX-esimo. Negli anni 1925-1935 la cattedra di sociologia dell’Università di Bucarest, dove insegnava il prof. Dimitri Gusti, organizzò una serie di ricerche monografiche in vari villaggi del paese, concluse con alcune mostre temporanee. Man mano che otteneva i risultati delle sue ricerche, Dimitrie Gusti si rendeva conto che le mostre erano qualcosa di improvvisato e che, per essere capiti e apprezzati, gli oggetti andavano inseriti nell’insieme della masseria contadina e allora propose la fondazione del Museo del Villaggio Romeno. I lavori cominciarono nel marzo 1936, con il sostegno della Fondazione Culturale Reale il Principe Carlo. Dopo gli anni travagliati della seconda guerra mondiale, seguì un ventennio benefico, dal 1950 al 1970, in cui gli specialisti effettuarono ampie campagne, furono individuati nuovi monumenti, pubblicati studi e guide di specialità e il patrimonio del museo venne arricchito.
La storia del Museo Nazionale del Villaggio è la storia delle migliaia di villaggi sparsi per la Romania che sono apparsi e si sono sviluppati continuamente fino ai nostri giorni. Perciò una visita al Museo del Villaggio può essere paragonata ad un viaggio nel tempo, che offre la possibilità di scoprire ad ogni passo una cosa nuova ed inaspettata. Attualmente, il museo custodisce numerose case contadine delle province storiche romene, mulini e chiese. Gli interni sono decorati con oggetti tipici: tavolini e sedie scolpite, attrezzature per la lavorazione della terra, vasi e ceramica dipinta, tappeti e fazzoletti ricamati a mano.
Un altro museo all’aperto fondato sempre prima del 1940 è il Museo Etnografico della Transilvania di Cluj-Napoca. È, infatti, il primo museo etnografico romeno che ha continuato ininterrottamente la sua attività dalla fondazione fino ad oggi. L’istituzione ha raccolto negli oltre 8 decenni di ricerca decine di migliaia di testimonianze della civiltà tradizionale romena. L’iniziativa della fondazione del Museo appartenne al Ministero delle Arti che nel 1920 stanziò una somma per la fondazione di un museo etnografico a Cluj, che doveva includere tutti i settori dell’etnografia, non solo l’arte tradizionale, studiare, raccogliere, conservare e valorizzare dal punto di vista scientifico gli oggetti e i fenomeni della cultura contadina romena e delle nazionalità coabitanti. Il 1 gennaio 1923, in segno di apprezzamento per le campagne di ricerca svolte, la Fondazione Culturale Il Principe Carlo nominò direttore del museo il prof. Romulus Vuia, le cui idee fondamentali esposte nel libro “Il Museo Etnografico della Transilvania” rappresentano ancora oggi le funzioni essenziali del museo.
Un altro importante museo all’aperto è il complesso Astra di Sibiu (centro del Paese). Il Museo Astra fu fondato, infatti, nel 1905, dal desiderio dei romeni della Transilvania di definire la propria identità etnico-culturale e sullo sfondo dell’emancipazione culturale di tutti i popoli del centro e del sud-est europeo, avendo come modello i musei già costituiti dei sassoni, degli ungheresi e dei sekleri. L’idea di un museo all’aperto appartenne proprio a Romulus Vuia, il direttore del Museo Etnografico della Transilvania, nel 1940, quando si rifugiò da Cluj a Sibiu. Ma tale progetto divenne realtà nel 1963 su iniziativa di Cornel Irimie che fu anche il primo direttore del museo. Dal 1963 cominciò la ricerca scientifica per individuare i monumenti etnografici di valore documentario e storico che dovevano essere spostati nel museo all’aperto di Dumbrava Sibiului. Il 17 ottobre 1967 venne aperto il Museo della Tecnica Popolare, un primo passo, perché dopo il Museo fu arricchito di nuove sezioni.
Questi tre non sono però gli unici musei all’aperto in Romania: c’è un Museo del Villaggio a Valcea, nel sud, entrato nel circuito turistico nel 1974, che custodisce 45 masserie contadine, una locanda, una chiesa in legno del 1784 e varie botteghe degli artigiani popolari. Musei del Villaggio esistono anche in Bucovina e nel Banato.