La Romania alla Biennale Internazionale d’Arte di Venezia
Il progetto che rappresenterà la Romania alla 59/a edizione della Biennale dArte di Venezia è stato creato dalla nota regista e sceneggiatrice Adina Pintilie, vincitrice dellOrso dOro a Berlino nel 2018
Ion Puican, 25.02.2022, 18:00
Tu sei un altro io – Una cattedrale del corpo – è il progetto che rappresenterà la Romania alla 59/a edizione della Biennale dArte di Venezia. Il progetto creato dalla nota regista e sceneggiatrice Adina Pintilie, vincitrice dellOrso dOro a Berlino nel 2018 per il suo film di debutto, Touch Me Not, è stato selezionato in seguito a un concorso nazionale organizzato dal Ministero della Cultura, il Ministero degli Affari Esteri e lIstituto Culturale Romeno. Abbiamo parlato del progetto vincitore con Attila Kim, Commissario della Romania per la Biennale: Il vincitore è stato selezionato in base a un concorso che si è svolto lanno scorso ed è stato portato a compimento questanno. E stato selezionato il progetto di Adina Pintilie, appunto perché è un progetto che si distacca dal settore in cui conosciamo bene Adina Pintilie, cioè il cinema, e fa un passo in avanti verso gli spettatori, verso chi guarda, portando il film più vicino, destrutturandolo e smontandolo in vari pezzi per invitare gli spettatori a un dialogo sullintimità e sulla relazione con il corpo. Questesperienza è completata da uninstallazione di realtà virtuale, tramite cui gli spettatori sono invitati a entrare effettivamente nei panni dei personaggi del documentario, allinterno della nuova Galleria dellIstituto Culturale Romeno di Venezia oppure online.
Dove si svolgono gli eventi artistici della Romania alla Biennale dArte di Venezia? Attila Kim: La Romania partecipa alla Biennale di Venezia nel proprio padiglione, il Padiglione di Romania, sito nellepicentro della Biennale di Venezia, nei Giardini della Biennale, dal 1938. Più Paesi possiedono padiglioni nazionali a Venezia, però la Romania è lunico Paese ad essere rappresentato in due spazi diversi, nel Padiglione di Romania ai Giardini e nella nuova Galleria dellIstituto Culturale Romeno. Come a tutte le edizioni della Biennale, la mostra principale, oltre alle rappresentazioni nazionali, oltre ai padiglioni nazionali, è la mostra internazionale darte, curata questanno da Cecilia Alemani, che vede partecipare 213 artisti, di cui due invitate dalla Romania, Alexandra Pirici, lautrice del progetto che ha rappresentato la Romania alla 55/a edizione della Biennale dArte di Venezia, nel 2013, con uno spettacolo, e la scultrice Andra Ursuță, che al momento vive a New York. Oltre a questa partecipazione alla mostra internazionale darte, che è il nocciolo della Biennale di Venezia, la Romania partecipa anche con un progetto molto importante allattuale edizione, nellambito dei progetti collaterali, il Padiglione ERIAC, che punta sulla promozione della cultura e dellarte rom in tutta Europa, presentando una mostra dellartista romeno Eugen Raportoru.
Abbiamo parlato con Adina Pintilie del progetto della sua squadra – del concetto e della ricerca artistica, del lavoro al progetto e dellimpatto visivo ed emozionale del progetto sui visitatori del Padiglione romeno: Siamo molto contenti di poter realizzare il progetto, sarà un periodo difficile, ma molto interessante. La ricerca artistica dalla quale è nato questo progetto è iniziata molti anni fa per una sorta di curiosità e per la necessità di rieducarci, se posso dire così, per quanto riguarda lintimità e la corporalità. Sappiamo tutti che in famiglia, nella società, si cresce con determinate idee sul corpo, sulla bellezza, sullamore, sul modo di relazionarci con gli altri, idee che sono spesso in contraddizione con lesperienza reale della nostra vita e allora, spinti da questa curiosità, assieme a un gruppo di collaboratori, performer e squadra, abbiamo avviato insieme questa specie di laboratorio, se posso dire così, un incubatore emozionale, in cui abbiamo cercato di dimenticare tutto quello che sappiamo e di guardare da una nuova prospettiva il modo in cui le persone vivono, infatti, la propria intimità, realmente, a prescindere dalle idee e dai miti con i quali tutti cresciamo. Vogliamo portarlo al pubblico anche con questo progetto di auto-riflessione e sperimentazione del modo di relazionarci con gli altri. Un aspetto molto importante è il linguaggio audiovisivo, il modo in cui questo tipo di ricerca artistica può essere trasmesso a un pubblico e le modalità tramite cui il pubblico può diventare parte di questo processo di ricerca che tutti attraversiamo. La prima formula che abbiamo sperimentato è stato il cinema, con il film Touch Me Not apparso nel 2018 e adesso è molto interessante per noi lavorare nel formato di video-installazione. Lavoriamo parallelamente in diversi formati: video-installazione, film, performance interattiva, libro ed esperienza online. E adesso stiamo puntando sullimpianto audiovisivo multimedia, che presentiamo al padiglione, completato dallestensione VR (realtà virtuale) nello spazio dellICR, perché è un tipo di linguaggio completamente diverso dal cinema, che offre un altro modo di relazionarsi tra il corpo del visitatore e quello dei performer. Quindi, a differenza del cinema, in cui il visitatore è molto distanziato dallesperienza sullo schermo, nello spazio espositivo il visitatore può entrare. Nel nostro spazio di ricerca artistica, il visitatore entra, fisicamente, emozionalmente, a livello auto-riflessivo, nel tipo di esperienza che noi proponiamo. Questo mi sembra un tipo di linguaggio artistico molto, molto interessante.
Qual è stato il punto di partenza? Qual è il meccanismo psichico e creativo di produzione effettiva che genera un progetto del genere? Adina Pintilie ha dichiarato: Francamente, non ho pensato in termini di società, in termini esterni. Questa cosa, linteresse per la zona di corporalità e intimità, è partita dai partecipanti al progetto. Ognuno di noi ha il proprio processo di rapportarsi al proprio corpo, allesperienza dellidentità e, praticamente, esploriamo insieme una zona che, nel momento in cui lopera artistica arriva nello spazio pubblico, farà scaturire nello spettatore lo stesso tipo di riflessività. Sono convinta che farà avviare una conversazione pubblica su certi temi – il corpo, lintimità, lidentità sono cose molto importanti per ognuno noi. Allo stesso tempo, sono zone sensibili sulle quali ci è difficile comunicare.