La mostra “Shaving the Caterpillar”
Alla Galleria Mobius di Bucarest è esposta fino alla metà di novembre la mostra Shaving the Caterpillar dell'artista Ileana Pașcalău
Ion Puican, 10.11.2022, 14:07
A partire da metà ottobre e fino a metà novembre, presso la Galleria Mobius, uno dei luoghi importanti di Bucarest in cui vengono esposte opere di arte contemporanea, viene ospitata la mostra “Shaving the Caterpillar” dellartista Ileana Pașcalău, nata a Caransebeș e che ora vive e lavora a Berlino. È un artista visiva e storica dellarte che abbina la sua arte a interessi teorici nellobiettivo comune di indagare la storia del corpo umano, in particolare del corpo femminile.
Abbiamo parlato con Ileana Pașcalău del concetto della mostra e di come è nata: “«Shaving the Caterpillar» è il titolo della mostra che ho realizzato assieme alla curatrice Valentina Iancu, su invito della galleria Mobius. Il titolo si potrebbe tradurrebbe in “Rasare i capelli al bruco” e la mostra propone unincursione nella storia del corpo femminile da un punto di vista medico. Il progetto parte da una ricerca molto più ampia, che sto seguendo dal 2017, quando ero in cerca di una tesi di dottorato. Si tratta quindi di unindagine teorica che si è svolta nellarco di diversi anni e che si è concentrata sullanatomia femminile, così come è stata vista dai medici, principalmente da medici maschi, tra il XVII e il XIX secolo. Ho voluto precisare tante volte, parlando di questa mostra, quanto anche il mio background familiare sia stato importante nello sviluppo di queste idee. Vengo da una famiglia dove mia madre, internista, mi offriva come giocattoli tutti i tipi di strumenti medici e accessori. Le mie nonne, infermiere o assistenti nei reparti di ginecologia e ostetricia, in qualche modo mi hanno instillato questa predilezione per lanatomia femminile e una sorta di curiosità di indagarla anche da un punto di vista artistico.”
Come descrive lartista il suo processo creativo? Quali sono le domande da cui parte o che vuole suggerire al pubblico che visita la mostra? Ileana Pașcalău: “Le mie opere portano in discussione alcune storie piuttosto dolorose. Il mio processo artistico si basa sulla simbolizzazione di informazioni provenienti da una ricerca, informazioni che ho spesso sentito come scioccanti, dolorose, ed esporle ai visitatori potrebbe essere traumatizzante. Ma, lungi dallessere una competenza scientifica in senso medico, psichiatrico, psicologico, ecc., la mia ricerca è una artistica, sulla storia che apre questo tema dellanatomia femminile, senza la capacità o la pretesa di esaurirlo. E, se continuo a parlare in termini medici durante lintera azione teorica e pratica, spero che lesperienza dei visitatori sia simile a quella di esaminare con la mano una grande cicatrice. Cioè, suscitare domande e il desiderio di cercare risposte: cosa è successo lì, nella storia, nella costruzione dellanatomia femminile da parte di medici e uomini? Quanto erano dolorose le teorie mediche per le donne? Quali gravi conseguenze hanno avuto? O altre domande come “questa cicatrice è guarita?”. Cosa ne è rimasto? Persino quest’espressione di uso comune “lei è isterica” è sempre una finzione del 19° secolo. Quindi dobbiamo fare attenzione quando consideriamo qualcuno “isterico”, perché questo è stato uno strumento di manipolazione e tortura. E infine, ma non meno importante, una domanda del tipo: “come evitare ferite con conseguenze del genere?”. Cosa impariamo? Come possiamo diventare sempre più forti?”
Al termine della nostra chiacchierata, Ileana Pașcalău ha analizzato la mostra, i materiali utilizzati e il percorso previsto per gli spettatori: “Un primo filo conduttore della mostra è incentrato sulla domanda: Come è nato il secondo sesso? Si tratta, in una prima fase della mostra, di disegni con riferimento a discorsi medici e alle illustrazioni nei trattati scientifici del XVII e XVIII secolo, disegni che ripercorrono una storia dellanatomia femminile, segnata dalle ossessioni dei medici per l’apparato riproduttivo femminile. La direzione visiva mira quindi, in una prima fase, a mostrare come i medici abbiano costruito limmagine anatomica della donna a partire dallutero, considerato il principale marker di differenziazione tra i sessi. E non solo, lutero era considerato un organo capriccioso, pericoloso, capace di provocare follia e grandi deviazioni nel comportamento di chi lo possedeva. In una seconda fase della mostra, questo filo medico attraversa il secolo dei Lumi, periodo che vide la prima rappresentazione di uno scheletro femminile. Quindi qui assistiamo al momento in cui il secondo sesso riceve una propria cassa toracica e una spina dorsale. È un momento importante che ho segnato artisticamente attraverso installazioni realizzate in finta pelle e metallo, e la pelle, con le sue connotazioni organiche, è un materiale con cui ho lavorato appositamente per la mostra. Ho tagliato, perforato, incollato strati di pelle come un chirurgo. Da qui questo confronto che mi ha guidato in questo mio progetto, con lartista che può agire come un medico. Infine, la mostra si conclude con un momento culminante: è il momento dell”isteria”, e uso questa parola tra virgolette, perché la mostra insiste sul fatto che listeria era una costruzione, una finzione, e forse vorrei che gli spettatori rimanessero almeno con questa idea e che smettessero di usare la parola “isteria” nel loro vocabolario”.