La cultura post-COVID-19
Anche la cultura è affetta dalla crisi determinata dalla pandemia di coronavirus. I finanziamenti stanziati ai settori culturali erano comunque bassi, però la recente crisi ha acutizzato i problemi con cui si confrontano le istituzioni culturali
Monica Chiorpec, 28.05.2020, 12:27
Anche la cultura è affetta dalla crisi determinata dalla pandemia di coronavirus. I finanziamenti stanziati ai settori culturali erano comunque bassi, però la recente crisi ha acutizzato i problemi con cui si confrontano in ugual misura le istituzioni culturali pubbliche, quelle private o gli artisti indipendenti. Altrettanto importante è la presenza sempre più scarsa del pubblico a qualsiasi tipo di manifestazione culturale. Durante lo stato di emergenza istituito in Romania, le istituzioni culturali hanno cercato di mantenere il legame con il pubblico esclusivamente tramite Internet, però questa sfida senza precedenti mette alla prova non solo la strategia culturale in situazioni critiche, ma anche l’interesse del pubblico per gli eventi culturali. La competizione per attirare fondi sembra aver luogo, in particolar modo, tra l’ambiente pubblico e quello indipendente.
In occasione di un dibattito organizzato dall’Istituto Nazionale per la Ricerca e la Formazione Culturale, Anda Becuţ Marinescu, direttore di ricerca presso l’Istituto Nazionale per la Ricerca e la Formazione Culturale, ha spiegato: Vorrei che non dimenticassimo che questa concorrenza si dovrebbe manifestare anche nell’attirare il pubblico, poiché la gente semplice è già abbastanza affetta dalle pratiche comunque in calo. Ciò che seguirà, dipende molto dal livello di fiducia della gente nelle istituzioni, nei messaggi e nell’offerta delle istituzioni culturali pubbliche e delle organizzazioni private.”
La gestione dei rischi non dovrebbe mancare dalla strategia di ciascun’istituzione o organizzazione culturale, è del parere Anda Becuţ Marinescu. E, negli ultimi mesi, lo ha dimostrato una realtà che pochi avrebbero anticipato: Un problema importante è il modo in cui la gente percepisce il rischio. La gente dovrebbe essere consapevole di questo rischio e forse è necessaria una gestione dei rischi, anche presso le organizzazioni culturali. Non solo il pubblico è escluso, ma anche i professionisti che operano nel settore culturale. Ovviamente, la qualità dell’atto artistico è rivalutata tenendo presente la possibilità di questo rischio con cui ci confrontiamo tutti.”
Probabilmente, sarà sempre la qualità dell’atto culturale a mobilitare il pubblico e a riportare all’attenzione generale questo settore, indispensabile in una società moderna. Il contenuto culturale, sebbene distribuito nell’ambiente virtuale, si deve adattare alla richiesta delle diverse comunità culturali e, allo stesso tempo, mantenere standard elevati. Nel prossimo periodo, l’attenzione dovrebbe essere puntata sulla qualità dell’atto artistico e del contenuto. Nell’ultimo periodo, abbiamo assistito ad una ricca produzione di contenuti culturali nella zona online, alcuni non della migliore qualità. C’è una concorrenza a livello globale. E credo siano altrettanto importanti il modo in cui ci assumiamo la comunità, che significa anche prossimità fisica, ma anche le comunità di gusti e di preferenze che si creano nell’ambiente online”, ha dichiarato Anda Becuţ Marinescu.
Irina Cios, direttrice dell’Amministrazione del Fondo Culturale Nazionale, considera la crisi provocata dal covid-19, un’opportunità per la cultura. In qualche modo, gli avvenimenti degli ultimi mesi hanno riportato in primo piano tutti i problemi con cui si confronta la cultura in Romania. Questo virus è, infatti, una straordinaria opportunità per noi tutti. Credo sia per la prima volta nella storia della Romania che si parla di cultura a livello pubblico e centrale. E’ la prima volta che si fanno passi reali in avanti per sostenere questo settore e avviare alcune riflessioni sistemiche. Forse dovremmo prendere sul serio quest’opportunità e vedere cosa si può fare per la famosa strategia culturale e come agire per la promozione del concetto di cultura a livello della mentalità generale”, ha affermato Irina Cios.
Se il periodo di isolamento imposto ha diminuito il consumo culturale, le statistiche rilevano cifre preoccupanti anche nei periodi di attività normale, in cui l’accesso agli eventi culturali era libero dappertutto in Europa. La Romania si piazza in coda alla classifica sul continente per quanto riguarda la partecipazione all’atto culturale. Tudorel Andrei, direttore dell’Istituto Nazionale di Statistica di Romania afferma: Quanto è mobile la popolazione della Romania dal punto di vista culturale, partendo da cifre paragonate a quelle registrate in altri Paesi europei. Una cifra molto importante che rende un’immagine sulla mobilità sociale della popolazione della Romania è quella che indica la partecipazione alle attività culturali. Solo il 30% della popolazione della Romania partecipa almeno a un’attività culturale all’anno. In Francia, oltre il 75% della popolazione partecipa almeno a un evento culturale in un anno, mentre la media europea supera il 60%.”
La situazione affatto ottimistica dimostrata dalla statistica ha anche una spiegazione, è del parere Irina Cios: Ciò accade perché la popolazione della Francia, già dai primi anni dell’infanzia, è educata che per la realizzazione spirituale e umana, c’è bisogno anche di una componente culturale. I bambini sono portati ai musei, frequentano corsi e workshop creativi. Questa cosa entra nel loro DNA e si perpetua, a prescindere dalle loro opzioni di carriera.”
Un finanziamento forte e costante, l’impegno nell’attirare il pubblico verso la cultura potrebbero salvare, in futuro, istituzioni culturali, artisti e coscienze in ugual misura. Stando agli specialisti, la Romania dovrebbe seguire le tendenze europee per riformare un settore che sembra sia rimasto molto indietro.