Il Festival „One World Romania“
Il documentario 143 rue du désert, una coproduzione Algeria, Francia e Qatar, è stato designato dalla giuria specializzata il vincitore del trofeo One World Romania 2020.
Corina Sabău, 18.09.2020, 21:04
Il documentario 143 rue du désert”, una coproduzione Algeria, Francia e Qatar, è stato designato dalla giuria specializzata il vincitore del trofeo One World Romania 2020 ed è stato insignito del premio della giuria degli studenti liceali. La pellicola è realizzata dal regista algerino Hassen Ferhani, premiato l’anno scorso al Locarno International Film Festival e al Montreal International Documentary Festival. Il pubblico ha designato come vincitore il documentario francese Non pensate per niente che io urli / Ne croyez surtout pas que je hurle”, firmato da Frank Beauvais. La stessa pellicola è stata insignita di una menzione speciale da parte della giuria formata da studenti liceali. La 13/ma edizione del Festival Internazionale del Film Documentario e sui Diritti dell’Uomo One World Romania” si è svolta con il sostegno dell’Istituto Culturale Romeno, dal 21 al 30 agosto, a Bucarest, ma anche online. È stata un’edizione dedicata all’uomo senza un’identità chiara nella mentalità della maggioranza — lo straniero, il minoritario, il margine, la periferica e tutto quello che non è incluso nella rispettiva maggioranza. Può essere associato, a seconda del contesto, ad una persona di etnia rom o a un omossessuale, ad una persona povera, a un rifugiato o a un immigrato.
“Di recente è apparso un sondaggio commissionato dal Consiglio Nazionale per il Contrasto della Discriminazione, rilevante per lo stato del razzismo, della xenofobia e dell’omofobia nella società romena. Il sondaggio è stato realizzato nel 2018 e ha incluso domande tra cui: Accettereste che una persona di etnia rom fosse un vostro parente, amico, collega di lavoro, vicino? La cosa interessante è che, per la prima volta negli ultimi 30 anni, i risultati sono stati piuttosto incoraggianti. Ovviamente siamo lungi da poter essere caratterizzati come una società inclusiva, che accetti la diversità al 100%, ma è la prima volta che, a tutte queste domande, più del 50% delle persone intervistate ha risposto positivamente. Questo è stato il nostro punto di partenza, perché OWR è un festival di film documentario e sui diritti dell’uomo, ma quando parliamo di diritti dell’uomo, parliamo in generale di attivismo e impegno. Voglio dire che i documentari selezionati nel festival attirano l’attenzione su alcuni problemi, su aspetti che non funzionano. Abbiamo inoltre pensato che forse non sarebbe male avere un atteggiamento piuttosto positivo realizzando l’edizione di quest’anno. Cioè, partendo dall’emarginazione di alcune categorie, far vedere tuttavia che ci troviamo in una specie di vittoria in una tappa, per così dire. Credo sia importante segnare anche le piccole vittorie ottenute durante una lunga battaglia. Però, durante questa pandemia certi discorsi sono diventati radicali o esagerati, sono state cercate spiegazioni per l’ampliamento della pandemia e, come sempre, e non solo in Romania, tutti i marginali sono stati criticati da una parte importante dei mass-media. Cosicché tornando al sondaggio di cui parlavamo, non so se i rispettivi risultati siano validi adesso. Pensiamo solo al fatto che i rom o le persone tornate dai loro lavori all’estero, in generale gente più povera, sono stati considerati colpevoli in più reportage che raccontavano del diffondersi della pandemia”, ha dichiarato il direttore artistico del festival, Andrei Rus.
La principale sezione dell’attuale edizione del festival è stata intitolata Non hai idea di quanto io ti ami” ed è stata dedicata alla minoranza rom. I 12 film di questa sezione sono stati proiettati al Verde Stop Arena, e ogni sera si è conclusa con un evento speciale. Andrei Rus, direttore artistico del festival OWR, ci ha parlato dei film inseriti nella sezione principale e ci ha fatto alcune raccomandazioni: “Abbiamo fatto una selezione di 12 film di tutti i tempi, documentari sui rom. Abbiamo inserito in questa categoria anche film biografici, tra cui uno sul famoso musicista Django Reinhardt. Un altro film biografico parla della vita di Katarina Taikon, una specie di Martin Luther King in variante femminile, che ha vissuto negli anni ’60 in Svezia, un’accanita attivista per i diritti civili dei rom. Se parliamo di questa sezione, parliamo di film realizzati dagli anni 50 fino ad oggi, ma anche di film che sono stati realizzati in Paesi ex-comunisti, come “Il Cittadino Gyuri”, il capolavoro di Pál Schiffer (Ungheria) oppure “Before the leaves fall” di Władysław Ślesicki (Polonia). Però, abbiamo avuto anche film molto recenti, come ad esempio “Acasă-My Home” di Radu Ciorniciuc, presentato in apertura al festival, e che racconta la storia di una famiglia di etnia rom che viveva nel Delta Văcărești fino alla sua trasformazione in Parco Naturale, la prima zona urbana protetta del Paese. Oppure “A Lua Platz”, un film francese che parla di una famiglia di romeni di etnia rom che cerca di trovare lavoro in Francia. Perciò questa sezione ha incluso film realizzati tra gli anni 1957 e 2020.”
I film, i dibattiti e gli eventi che si sono svolti nei dieci giorni del festival sono stati ospitati al Verde Stop Arena, al Cinema Elvire Popesco, all’Istituto Ungherese di Bucarest, al Cinema del Museo del Contadino, al Mercato Kultur, alla BRD Scena 9 e a Manasia Hub.