Il documentario “Timebox” di Nora Agapi, nominato ai premi Gopo
Il film “Timebox di Nora Agapi ha vinto il gran premio della sezione Between the seas al Festival Internazionale dei Documentari Jihlava
Corina Sabău, 22.05.2020, 19:36
Il film “Timebox di Nora Agapi ha vinto il gran premio della sezione Between the seas, dedicata ai documentari dellEuropa Centrale ed Orientale, al Festival Internazionale dei Documentari Jihlava. La motivazione della giuria: “Abbiamo scelto come vincitore “Timebox per la profondità con la quale esplora la forza e il peso della memoria, ma anche per la prospettiva innovatrice della regista e per la sua forza narrativa. E un film profondamente personale e le implicazioni filosofiche e politiche sviluppate nel film sollevano domande che vanno oltre la storia propriamente detta. “Timebox è anche uno dei cinque documentari nominati alla 14ma edizione dei Premi Gopo, che si doveva svolgere a fine marzo, rinviata a causa della pandemia di Coronavirus. Ioan Matei Agapi, il protagonista del documentario, è un carismatico realizzatore di documentari di Iaşi, che ha 80 anni. La sua collezione di film di 16 mm documenta quasi 50 anni di storia della Romania. Inizialmente, lintenzione di Nora Agapi era di fare un film sul ricco archivio di suo padre. Però dal momento in cui le autorità informano lanziano che dovrà cambiare casa o altrimenti sarà evacuato, il documentario di Nora Agapi cambia direzione.
“Inizierò dicendo che, in primo luogo, è un film che parla di mio padre. Perché mio padre ha avuto una grande influenza su di me lungo gli anni. Una personalità molto forte, non lo dico solo io, ma moltissimi altri giovani che lui ha formato come professore. Lui ha insegnato fotografia e film per molti anni, però in un modo speciale, secondo me. Perché è una persona che è stata sempre preoccupata, oltre alla fotografia, della filosofia, degli aspetti divertenti della vita, essendo una persona con un grande senso dellumorismo. Allo stesso tempo, mio padre è anche una persona molto coraggiosa, che ha sempre trattato la vita come se fosse un teatro. Sono partita proprio da questidea, di fare un film su mio padre, però non è stato facile per me rendermi conto come farlo o arrivare a creare un suo ritratto. Ho scelto di fare un film soprattutto sullo spazio in cui sono cresciuta e sul modo in cui mio padre lo pensa. E un film in cui mio padre appare come professore e realizzatore di film, ho paura di usare il termine “artista, perché a mio padre non è mai piaciuta questa parola, non si è mai definito come “artista. Lui rimane un ottimo documentarista, un uomo che conosce bene la composizione e la tecnica delle riprese, ma non ha mai voluto definirsi un artista. Allinizio, non volevo comparire nel film, non si trattava di me e non mi sono resa conto che avrei dovuto parlare anche di me, perché trattando del proprio padre è impossibilie non arrivare anche a te stesso, ci ha raccontato Nora Agapi.
Nora ha iniziato le riprese nel 2011, ma poco dopo linizio del lavoro, nel 2012, si è resa conto che doveva cambiare la storia. Perché il film non raccontava la storia dellarchivio di suo padre, ma la storia dello spazio che la custodiva, la casa in cui lei aveva passato linfanzia, e che, in seguito alla decisione delle autorità, Ioan Matei Agapi è stato costretto a lasciare, senza disporre di uno spazio adeguato per depositare il suo archivio.
“E una lunga storia, ma per farla breve, il rispettivo spazio era un edificio nazionalizzato in cui mio padre teneva, oltre allarchivio, anche i suoi corsi di fotografia e di film. Nel tempo, mio padre ha trasformato questo spazio anche in un posto abitabile. Dopo il 1990, non ha avuto il diritto di acquistarlo, perché era considerato edificio di patrimonio, si trattava del Palazzo Braunstein. Cosicché ha continuato a pagare un affitto allo stato, senza anticipare i futuri sviluppi. Nel 2012, senza nessun preavviso, ha ricevuto per posta una lettera in cui il Comune lo informava che doveva lasciare ledificio. Allora si è rivolto alla giustizia. Sono stati quattro anni di tormento psicologico, perché mio padre è stato costretto a combattere contro lottusità del sistema, affrontare la mancanza di rispetto delle autorità, essendo un uomo anziano e uno che ha creato qualcosa per la storia della città. Questa lotta sostiene molto bene – secondo me – la storia, il film punta in un certo modo su questo filo narrativo. Certo che non ho voluto insistere su questo aspetto, perché non volevo un documentario sociale. Però credo che, in fin dei conti, mio padre, il protagonista del documentario, sia anche un simbolo. Un simbolo di questa lotta che molti di noi ci assumiamo, una lotta contro le cose che non approviamo, contro la mentalità spesso ottusa di chi ci circonda. Ho voluto molto portare alla luce la creazione di mio padre, riscoprire il suo archivio, far vedere questa storia recente che lui ha conservato con tanta cura e con tanto amore, ci ha detto Nora Agapi.
Oltre a Jihlava, la pellicola Timebox è stata insignita di premi a molti festival internazionali, tra cui il Festival Internazionale del Film Transilvania TIFF 2019, al quale ha vinto una menzione speciale da parte della giuria, e Dokufest IDFF, a Kosovo, dove è stato insignito del premio al Miglior Film (nella competizione Balkan Dox). Nelle sale di cinema romene, Timebox è arrivato alla fine del 2019, essendo proiettato per la prima volta al Cinema Elvire Popesco, alla presenza della regista Nora Agapi e della produttrice, Monica Lăzurean Gorgan.