Due mostre dell’artista Ștefan Câlția
Alla fine del 2021, due mostre simultanee del grande artista quasi ottantenne Ștefan Câlția – Azzurro di confine, a Bucarest e Vetreria. Avvicinamento a unarte, a Iași
Ion Puican, 30.12.2021, 15:49
La fine del 2021 ha portato due mostre simultanee del grande artista quasi ottantenne Ștefan Câlția — Azzurro di confine”, a Bucarest e Vetreria. Avvicinamento a un’arte”, a Iași, nel nord-est della Romania. Due sfaccettature dello stesso creatore — pittura e vetreria, ovvero l’antica tecnica di lavorazione manuale del vetro. Laureato in arti figurative alla classe del famoso maestro Corneliu Baba, Ştefan Câlţia definisce sé stesso un pittore del cielo, però la critica inserisce le sue opere nella pittura del realismo fantastico. I suoi principali temi sono l’isola, il volo, i personaggi ieratici, i simboli cristiani.
Abbiamo parlato con il curatore Vladimir Bulat della mostra Azzurro di confine” e della proposta fatta ai visitatori: A Bucarest vedo una mostra compatta, piccolina, ma molto intensa da tutti i punti di vista. Ad esempio, i pochi lavori esposti, ricoprono mezzo secolo di creazione. Non è stato, ovviamente, l’intento dell’artista, ma il mio intento curatoriale di far vedere questa costante preoccupazione dell’artista Ștefan Câlția per l’habitat, per tutto ciò che vuol dire abitazione, per tutto quello che rappresenta una casa. Egli ci mostra che esiste una certa scala dell’abitazione, una certa dimensione dell’abito esistenziale, cioè la casa. Una volta, la gente costruiva solo quanto necessario. E Ștefan Câlția vuole conservare questo nella sua pittura. Questa parola, confine” che ho utilizzato nel titolo della mostra, si riferisce a un contorno, a un confine, a un limite al di là del quale uno quasi cessa di essere uomo. Ho pensato a questo quando ho utilizzato la parola. L’azzurro, però, è in qualche modo il colore generico del villaggio della Transilvania, che, infatti, mostrava, nell’Impero Austroungarico, la romenità. Nella zona rurale, i contadini dovevano dipingere le facciate delle case di azzurro per far vedere di essere romeni. Questo, in qualche modo, è l’aspetto amministrativo della dimensione dell’azzurro. Quando Ștefan Câlția ha ristrutturato, assieme a Livia Câlția, la casa nel villaggio Șona (centro della Romania), è tornato a quest’azzurro ancestrale perché lo trovava dappertutto nei primi strati delle vecchie case, cioè, negli strati successivi di calce applicati lungo gli anni, il più presente era l’azzurro. Quindi ha voluto riportare alla ribalta quell’azzurro, esortando anche gli altri contadini a fare lo stesso. La sua propria casa è, infatti, un progetto estetico che riporta nel proprio villaggio. Lui ha lasciato il villaggio ed è poi ritornato. È tornato al punto di partenza, riportando con sé un intero mondo, dal modo in cui la gente costruiva la casa, al modo in cui si vestiva, mangiava, si comportava e interagiva, mettendo, infatti, in rilievo un’armonia indistruttibile tra il mondo e l’uomo. Pare che, oggi, quello che bisogna cercare sia proprio la normalità, una normalità che c’è stata e quasi non esiste più. Al di là di tutto, Ștefan Câlția è un’immensa coscienza pubblica, estetica e artistica. Si esprime come un pittore, ma dice molto di più di un pittore, diverso da Ștefan Câlția.”
Vladimir Bulat ci ha parlato anche delle origini artistiche di Câlția, delle influenze nella sua pittura, ma anche di come l’artista ha ricreato il mondo del suo villaggio natio nelle sue opere: I villaggi dell’Oltenia sono abbastanza noiosi oggi. Mentre, ecco, Ștefan Câlția riesce, ad esempio, tramite il ritaglio delle facciate, a ritagliare un pezzo di cielo a forma di casa. Il villaggio non è solo un insieme di case in cui le persone vivono in modo alquanto impersonale, ognuno entra nella sua cella come nei condomini, nella grande città, dove la depersonalizzazione è massima, il villaggio, infatti, deve funzionare come un organismo unico. Appunto per questo, ad esempio, Ștefan Câlția ha ristrutturato la fucina del villaggio e nelle case che ora vengono restaurate e dipinte d’azzurro, ad un certo modo, si usano alcuni elementi metallici fatti là, nella fucina che è rinata nel cuore del villaggio. In primo luogo, dobbiamo capire che Ștefan Câlția è pittore, e un pittore non nasce in un deserto, solo un uomo incompiuto, infatti, crede di riscrivere sempre la storia dell’arte. Ad esempio, Ștefan Câlția ha dei punti di riferimento nella pittura olandese. La sua opera deve essere vista contestualmente e da una prospettiva storica. In questa mostra, le opere scelte per essere esposte sono una parte di quelle realizzate nel 2021, ma anche alcune in cui io metto in risalto la continuità di certi temi.”
Matei Câlția, il figlio dell’artista Ștefan Câlția, anche lui artista e curatore della mostra Vetreria. Avvicinamento a un’arte” a Iași, ci ha svelato il concetto che è stato alla base della mostra-omaggio alle vecchie botteghe di vetreria: Espone un progetto al quale abbiamo lavorato insieme quest’anno, che avevamo in mente da diversi anni e che adesso ci siamo fatti coraggio di avviare, un progetto che parte dalle sue nature statiche e dai suoi racconti sugli oggetti di vetro che si trovavano nella casa dei suoi genitori, nel villaggio della Transilvania meridionale. Abbiamo raccolto così una collezione di 20 dipinti in cui sono raffigurati vasi, oggetti tardo medioevali di vetro e, in più, abbiamo tentato la primavera e l’estate scorsa di cercare le forme, capire il mestiere e fare un primo tentativo di ricostruire, di riprodurre questi vasi. La mostra contiene quasi 150 simili oggetti di vetro. L’arte della lavorazione del vetro si riscontra principalmente in Transilvania, grazie ai nobili della zona e al fatto che facevano parte dell’Impero Asburgico. Più tardi, queste vetrerie tradizionali sono andate in fallimento dopo la creazione delle fabbriche e dei processi meccanizzati, della catena di montaggio, apparsa con Ford, che hanno cambiato il modo di fabbricazione del vetro, per cui sono state prodotte quantità maggiori in questo modo. La comparsa del gas, delle ferrovie, tutto questo ha cambiato il modo in cui si poteva lavorare e, da un certo momento in poi, queste botteghe in cui ci voleva molto lavoro fisico sono diventate poco redditizie e, così, in buona parte, il mestiere è andato perso.”