Art Safari, 11/a edizione
Più di 600 opere sono esposte al grande pubblico nel centro della capitale, all'interno del Palazzo Dacia-Romania: è stata inaugurata l11/a edizione del più importante padiglione darte della Romania, il famoso Art Safari
Ion Puican, 25.02.2023, 11:02
Più di 600 opere sono esposte al grande pubblico nel centro della capitale, allinterno del Palazzo Dacia-Romania: è stata inaugurata l’11/a edizione del più importante padiglione d’arte della Romania, il famoso Art Safari. L’attuale edizione è suddivisa per 4 temi: arte contemporanea in Francia e Romania e arte di patrimonio in Spagna e Romania. All’apertura, la direttrice generale di Art Safari, Ioana Ciocan, ha dichiarato alle persone presenti all’evento: “Se pensavate che l’arte fosse noiosa, sappiate che cambierete subito idea nel momento in cui entrerete a vedere le mostre curate dagli artisti invitati. Qui, nell’Art Safari, vedremo autoritratti, scene che raffigurano contadini, luci spettacolari, persino danzatori dell’Opera di Parigi, oli, tele, ma, e ne resterete sorpresi, piante che crescono in scarpe da ginnastica.”
All’undicesima edizione della mostra d’arte contemporanea di Art Safari, uno degli artisti rappresentativi e il vincitore del premio “Marcel Duchamp” nel 2011 alla FIAC (Fiera Internazionale d’Arte Contemporanea di Parigi), Mircea Cantor – un artista contemporaneo che lavora in diversi medi, da cinema e pittura a installazioni o interventi effimeri. A proposito della sua partecipazione all’Art Safari 2023, edizione 11-1 e delle due opere che espone, Mircea Cantor ci ha dichiarato: “Si tratta di una mostra collettiva dei vincitori del premio “Duchamp”, una parte di loro, una selezione intitolata “Il Palazzo della Memoria – Palace of Memory”. Io sono stato invitato a esporre due opere inedite per la Romania. C’è questo rosone fatto di lattine di bibite, un’opera ispirata al rosone della cattedrale di Rennes, in Francia, quando mi trovavo lì per una residenza artistica, nel 2007. Ho visto questo rosone e volevo far dialogare come artista contemporaneo con l’arte antica, con l’arte classica. Cosa potrei fare? Lì c’è anche Chagall, che ha queste magnifiche vetrate. I re di Francia sono stati coronati lì. Quindi è un luogo molto prestigioso e volevo una specie di risposta adatto alla storia di quel luogo. E facendo il pendolare tra Parigi e Rennes, perché ci andavo il fine-settimana, ad un certo punto ho visto un mendicante nel centro di Parigi, vicino all’edificio della municipalità, che stava facendo queste “posaceneri” come le chiamava lui e che avevano la forma di un rosone. Mi sono piaciute ed è stato come una specie di scatto per me: gli ho chiesto se mi poteva fare, che ne so, tipo due mila piccole “posaceneri” con le quali volevo fare questo rosone. E me le ha fatte e, praticamente, così è apparso questo rosone, dall’idea di sublimare qualcosa di banale creando qualcosa che ti porti oltre, attraverso un’esperienza estetica, attraverso un atto artistico molto ben definito. In altre parole cosa vuol dire oggi la spiritualità che uno ha davanti agli occhi? Tu devi solo trasformarla, trasmetterla, sottolinearla tramite un opera d’arte. Ed è questo il ruolo dell’artista in generale, sublimare la realtà, non rispecchiarla così com’è. Ci sono artisti diversi, di ambienti e sfere diverse, che usano medi diversi, alcuni dipingono, altri scolpiscono, altri fanno film. Clément Cogitore è un artista che mi piace moltissimo, lavora molto con il film e anch’io collaboro con lui, il film che ha in mostra qui è un estratto che dopo lo ha portato a realizzare una scenografia all’Opera di Parigi, dove ho anche lavorato nel 2019 come artista. La seconda opera molto speciale, molto bella, mi è molto cara perché è nata da una lunga relazione con Geta Brătescu. Un rapporto di amicizia tra artisti e praticamente nel 2014, quando andavo a visitarla all’atelier e lo facevo abbastanza spesso, una volta le ho detto “Vorrei proporle una sfida, da collega a collega. Vorrei inserire le sue mani in una specie di coreografia, perché la mano, lo sapete bene non c’è bisogno che glielo dica io, è lo strumento dell’artista”, cioè l’artista fa tutto con la mano. Se hai delle idee, devi avere anche mani per materializzare quello che la mente o il cuore detta. Ho fatto tutta una serie di foto che vedete esposte qui, nella mostra. Qui ce ne sono solo sette, nell’idea che ci sono sette giorni alla settimana in cui lavori con la propria mano, è come una specie di omaggio al lavoro, in primo luogo a Geta Brătescu, questa grande artista romena che ha ispirato, ha dato coraggio e fiducia a moltissimi artisti della generazione successiva, persino a me. … E questo è un aspetto che non so se esista ancora oggi, però ricordo che mi ha aiutato moltissimo ed è un aspetto molto importante, perché l’arte è sempre diretta, da un’artista all’altro, dall’artista al pubblico, non c’è un intermediario. Quindi quello che vedi è la finestra dalla quale sei entrato, è la porta.”
L’artista contemporaneo Mircea Cantor ci ha parlato anche di altri progetti in cui è impegnato in questo periodo: “Sto preparando molte cose, tra cui una mostra di cui sono io il curatore. Dopo c’è il monumento a Ivan Patzaichin, al quale stiamo lavorando un gruppo di cinque artisti, che sarà inaugurato l’8 settembre a Tulcea. Di recente, sono stato nominalizzato per un premio al disegno in Francia, “DrawingNow”, il cui vincitore sarà stabilito a fine marzo. C’è anche un libro che vorrei pubblicare quest’autunno. Ci sono tante cose in cantiere.”
Alla fine della nostra chiacchierata, Mircea Cantor ci ha fatto una confessione sui premi di cui è stato insignito lungo la sua carriera: “Il premio “Duchamp” è molto prestigioso. Sono onorato e felice di averlo ricevuto, è una specie di conferma della carriera. Il Premio “Duchamp” si riceve quando un artista è assai visibile sulla scena dell’arte. C’è anche il Premio “Prix Ricard”, che ho ricevuto nel 2004 e che è un premio al giovane artista francese. Viene assegnato quando qualcuno si fida di un giovane artista che considera promettente. Ma molto raramente lo stesso artista viene insignito di entrambi i premi. Siamo in pochi ad averli ricevuti entrambi. Ma poi il valore si conferma con il passare del tempo, non vuol dire niente se uno ha preso il Premio “Duchamp” e basta. Ci sono molti artisti che lo hanno ricevuto e poi sono scomparsi dal paesaggio. Per questo dico che non è una notizia negativa o critica, ma credo che è importante restare freschi, mantener vivo il fiore, una responsabilità negli anni a venire. Perché ricevendo questo premio, tu hai già confermato in un certo modo qualcosa che va portato avanti.”