Acasă, My Home, il documentario di debutto di Radu Ciorniciuc
Presentato nella sezione World Cinema Documentary della 42ma edizione del Sundance Film Festival, Acasă/Acasă, My Home è stato insignito del World Cinema Documentary Special Jury Award for Cinematography
Corina Sabău, 11.04.2020, 07:00
Presentato nella sezione World Cinema Documentary della 42ma edizione del Sundance Film Festival, Acasă/Acasă, My Home, il documentario di debutto del regista Radu Ciorniciuc, è stato insignito del Premio Speciale della Giuria alla Migliore Fotografia (World Cinema Documentary Special Jury Award for Cinematography), per la “fluidità e la tenacia dei movimenti della telecamera. La fotografia è firmata da Radu Ciorniciuc e da Mircea Topoleanu. Il film di Radu Ciorniciuc doveva essere presentato in apertura della 13ma edizione del festival One World Romania, rinviato a causa della pandemia di coronavirus. Acasă, My Home racconta la storia di una famiglia che ha vissuto per 20 anni nel Delta Văcărești, fino a quando la zona è diventata protetta – il Parco Naturale Văcărești – il primo parco naturale urbano in Romania. Il regista Radu Ciorniciuc ha seguito per quattro anni la grande avventura vissuta dalla famiglia Enache: da una vita in completa armonia con la natura, a quella piena di sfide nella giungla urbana della capitale. Radu Ciorniciuc, reporter speciale, è uno dei cofondatori della Casa del Giornalista ed ha realizzato numerosi reportage per The Guardian, Al-Jazeera, Channel 4 News, ZDF. E stato insignito di premi nazionali e internazionali, da prestigiose istituzioni, tra cui la Royal Television Society UK (2014), Amnesty International UK (2014) e Harold Wincott Award for Business Economic and Financial Journalism (2016).
Radu Ciorniciuc ci ha raccontato del suo passaggio dal giornalismo al film documentario: “Per me il passaggio è stato naturale in qualche modo, nel senso che nei reportage che realizzavo alla Casa del Giornalista guardavo spesso nei soggetti anche il valore documentario. Anche nel caso del film Acasă, My Home mi sono reso conto che non avrei potuto raccontare la storia limitandomi agli strumenti del reportage. E allora ho cercato modalità per raccontare questa storia per avvicinarmi il più possibile a ciò che avevo in mente. Questi quattro anni in cui ho lavorato al film, sono stati per me unottima scuola di cinema, ho partecipato a molti workshop in Europa, dove ho conosciuto professionisti che mi hanno insegnato moltissime cose. E tutto questo è partito dal mio bisogno di raccontare questa storia in un modo più approfondito e complesso di quanto avessi potuto farlo tramite un reportage.
“Acasă, My Home è stato uno dei film prediletti del pubblico al Sundance2020, sottolineando i ritratti commoventi dei membri più giovani della famiglia Enache e le sfide che affrontano, in un periodo in cui molti bambini possiedono iPad che usano ogni giorno per divertirsi ha scritto la pubblicazione SOUNDVENUE.
Direi che Acasă, my Home è un film che racconta il dramma di una famiglia. Si tratta della storia di questa famiglia che ho seguito per quattro anni, due anni ho fatto le riprese nel Delta Văcăreşti e altri due anni, ho continuato le riprese in città, durante il loro processo di inserimento sociale. E un documentario realizzato in collaborazione con la co-sceneggiatrice Lina Vdovîi e Mircea Topoleanu. Nessuno di noi aveva esperienza cinematografica, però siamo riusciti a collaborare e ad un certo momento si è affiancato a noi anche un produttore con esperienza. Comunque, da giornalisti, abbiamo avuto accesso a canali tramite cui abbiamo sempre comunicato con il pubblico e il progetto era già diventato abbastanza visibile. Cè stato anche un tentativo di consolidare il progetto sociale avviato e che aveva lobiettivo di una transizione meno traumatizzante per i bambini e i loro genitori, sforzi che sono stati sostenuti anche dal pubblico. Grazie a coloro che ci hanno sostenuti, siamo riusciti a realizzare il progetto multimedia, Acasă. Si tratta di un album fatto dai bambini nel loro primo anno di transizione, che hanno documentato il periodo dalla partenza dal Delta fino alla fine del primo anno di scuola. Fino allora, non avevano mai frequentato la scuola, ha affermato Radu Ciorniciuc.
Lequipe del film ha sviluppato, allo stesso tempo, anche un progetto sociale cui hanno contribuito molti specialisti e organizzazioni umanitarie. Gli 11 membri della famiglia hanno vissuto isolati dalla società: senza documenti didentità, senza educazione e senza accesso ai servizi sanitari. Adesso, tutti e nove i figli della famiglia Enache hanno documenti, vanno a scuola, sono consultati con regolarità dai medici e gli adulti hanno posti di lavoro. “Ci sono state alcune cose contraddittorie che mi hanno determinato a fare questo film. Ho visto che avevano una condizione sociale abbastanza precaria, però mi ha affascinato il loro senso di famiglia e il fatto che cera una cura speciale dei membri della famiglia per gli altri. Io avevo passato più anni allestero, anni in cui avevo lavorato moltissimo, ero vicino al burnout, e quindi queste persone mi hanno affascinato ancora di più. Ed è quello che mi ha tenuto attaccato a questa storia, il modo di stare insieme di questa gente, il modo in cui interagivano tra di loro, al di là della loro situazione materiale precaria. Per me non era una cosa nuova, ma era qualcosa che avevo dimenticato. Ho lasciato la casa natia da molto tempo e, in qualche modo, avevo dimenticato comè avere i fratelli accanto o genitori che si prendono cura di te. Tutto questo mi ha spinto a voler fare più di un reportage di questa storia. E, in qualche modo, questo film ha attenuato anche la mia paura dellamore e della vulnerabilità, ha raccontato ancora Radu Ciorniciuc.