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Molitura tradizionale, in via di estinzione

Quasi un secolo fa, solo nel bacino superiore del fiume Mureş, c'erano 367 installazioni idrauliche contadine. Oggi ne sono rimaste tre, conservate nei musei etnografici di Reghin e Sibiu.

Molitura tradizionale, in via di estinzione
Molitura tradizionale, in via di estinzione

, 03.02.2021, 17:00

Quasi un secolo fa, solo nel bacino superiore del fiume Mureş, c’erano 367 installazioni idrauliche contadine. Oggi ne sono rimaste tre, conservate nei musei etnografici di Reghin e Sibiu. Grazie al lavoro del ricercatore Dorel Marc, specialista in etnografia e arte tradizionale presso il Museo provinciale di Mureş, sono stati recuperati mulini, ma anche segherie, gualchiere, trebbiatrici, cardatrici per lana e molti altri oggetti. Dorel Marc ha riunito i frutti della sua ricerca nel libro intitolato Civiltà tecnica tradizionale e industrie contadine. Installazioni idrauliche nella regione di Mureş alla metà del XX secolo. Secondo l’autore, lo studio ci aiuta a scoprire il ruolo complesso del mugnaio nella vita del villaggio.

Questo know-how, che, dopo diversi secoli di pratica, è diventato una vera e propria industria tradizionale, può ancora essere visto nei grandi musei all’aperto in Romania. E qui mi riferisco al Museo Astra di Sibiu, al Museo del villaggio Dimitrie Gusti di Bucarest, al Museo Maramureş di Sighetu Marmatiei. In provincia di Mureş, a Reghin, si possono ammirare molte testimonianze di civiltà e cultura tradizionali. Purtroppo i vari impianti idraulici tra cui mulini, segherie, presse, gualchiere, tutto questo oggi è un ricordo del passato. Un passato che rimanda ai nostri nonni. Queste grandi conquiste della tecnica tradizionale, che testimoniano l’ingegnosità dei contadini, possono ancora ispirare i grandi ingegneri contemporanei, spiega Dorel Marc.

All’inizio c’erano i piccoli mulini a mano. Poi, nel Medioevo, l’uomo ha imparato a usare la forza delle acque per mettere in moto gli ingranaggi. I mulini si sono sviluppati molto, prima nelle masserie dei boiardi. Lungo il tempo, anche i contadini hanno acquisito il diritto di possederli. Dorel Marc, che ha svolto le sue ricerche in particolare nell’area di Mureş e Târnave, in Transilvania, ha condiviso con noi alcune delle sue scoperte.

Nel 1956 l’allora Consiglio statale delle risorse idriche elaborò un inventario dei mulini operativi nella zona. Dei 400, 236 avevano ruote idrauliche, 55 a 2, 3 o 5 ruote. Ma al di là di queste statistiche, dobbiamo guardare alla molitura come ad un fenomeno non solo economico, ma anche sociale. Il ruolo del mugnaio è molto importante nella comunità rurale di un tempo. (…) In molte famiglie contadine c’erano veri e propri impianti tecnici tradizionali. Ciò significa che lo stesso scolo, che portava l’acqua alla ruota del mulino, serviva anche per far funzionare le segherie, dove veniva tagliato il legno necessario alla costruzione, ma anche per mettere in moto le gualchiere o i torchi. Va detto che i frantoi erano numerosi in questa regione. Quindi, oltre al fatto che il mulino forniva grano e farina di mais per il pane quotidiano o la polenta, queste complesse strutture avevano anche un altro uso nelle famiglie contadine, aggiunge il ricercatore.

Il meccanismo di macinazione è costituito da due mole: una mobile, l’altra fissa. Siccome la macinatura è diversa per grano o mais, è stato utilizzato un separatore o una vite per sollevare la pietra corrente quanto era necessario per ottenere la granulazione desiderata. La forza dell’acqua, che spingeva dall’esterno la grande ruota di legno, veniva trasmessa al meccanismo che guidava la pietra mobile con l’ausilio di grandi cinghie, realizzate prima in cuoio, poi in gomma.

Durante il regime comunista, i mugnai e le loro famiglie ebbero un destino sfortunato. Considerati contadini benestanti, furono perseguitati, mentre ai loro figli fu negato l’accesso alle università. L’etnologo Dorel Marc intende approfondire la sua ricerca. Sarebbe bene continuare questa ricerca legata al destino dei mugnai, che eravamo soliti incontrare in tutte le province storiche del Paese, in Valacchia, Oltenia, Moldavia o Banato, ovunque esisteva questa rete idraulica. I mugnai sono sempre stati una categoria particolare all’interno delle comunità, aggiunge il nostro ospite, auspicando che questi elementi tradizionali diventassero attrattive turistiche.

Sarebbe bello se, grazie ai circuiti turistici, i visitatori potessero vedere come funziona un frantoio, come vengono spremuti i semi per ottenere un po’ di olio. Potrebbero anche scoprire l’antica tecnica dei vortici, che permette di lavare i tessuti di lana o i panni, utilizzando solo la forza centrifuga, senza detersivi e senza inquinare l’ambiente. Chissà, forse in futuro gli etnologi verranno meglio cooptati in iniziative volte a rilanciare alcuni mestieri artigianali. Per fortuna ci sono ancora appassionati di tradizioni che hanno iniziative in questa direzione. Tuttavia, va tenuta presente la necessità di procedere scientificamente, per evitare il rischio di allontanarsi dall’autenticità, spiega ancora Dorel Marc.

Lungo il tempo, i mulini e il mestiere del mugnaio si sono adattati ai cambiamenti. Dopo il 1990, in alcune località sono comparsi mulini elettrici meccanizzati, precedentemente utilizzati dalle cooperative di produzione agricola. Tuttavia, poichè il pane fatto in casa diventa sempre meno comune, gli abitanti del villaggio visitano sempre meno il mugnaio. E quando ci vanno, lo fanno meno per la farina di grano o mais, ma piuttosto per macinare cereali da nutrire il bestiame.

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