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Le ceramiche di Horezu

Nella regione centro-occidentale della Romania, nota anche come l'Oltenia del nord, lungo la storia si è sviluppata una civiltà rurale del tutto particolare, in cui spicca il mestiere del vasaio, tramandato fino ai nostri giorni.

Le ceramiche di Horezu
Le ceramiche di Horezu

, 21.02.2019, 14:01

Nella regione centro-occidentale della Romania, nota anche come l’Oltenia del nord, lungo la storia si è sviluppata una civiltà rurale del tutto particolare, in cui spicca il mestiere del vasaio, tramandato fino ai nostri giorni. Il più noto centro di ceramiche artigianali è quello di Horezu, con i villaggio circostanti.

La fama delle ceramiche di Horezu ha superato i confini della Romania. I piatti, le scodelle, le brocche o le giare su cui è sempre raffigurato il gallo di Horezu – il simbolo tipico – si ritrovano oggi nei ristoranti tipici romeni, nelle case dei collezionisti romeni e stranieri, ma anche nelle cucine normali. Inoltre, le stesse ceramiche hanno trasformato Horezu in una destinazione turistica. I vasai appartengono a un gruppo di famiglie che vivono nel paesino di Olari, una sorta di sobborgo di Horezu.

E sempre lì vive e lavora anche Viorel Tanasescu, il presidente dell’Associazione degli artigiani ceramisti Il Gallo di Hurez. La sua famiglia ha abbracciato questo mestiere tre generazioni addietro, e Viorel Tananescu l’ha imparato dai nonni. Era normale che l’arte del vasaio fiorisse a Horezu, grazie alla qualità del suolo che contiene tutto quanto è necessario per offrire ottime ceramiche, spiega Viorel Tanasescu.

Siccome tutte le risorse si trovavano qui, era la cosa migliore per la nostra località. E parlo dell’argilla e dei colori che ci offre sempre la terra. L’80% di queste risorse proviene dal suolo. Il blu e il verde sono gli unici colori che non si trovano da noi. Ma tutti gli altri – il bianco, il nero e quel rosso tipico – provengono dal suolo. Quindi, la zona ci ha consentito di rimanervi e lavorarvi. Il verde proviene dal rame cremato nel forno in cui vengono essicati anche gli oggetti. Dopo la cremazione, il rame diventa una polvere che viene mescolata con acqua e macinata nei mulini speciali, adoperati anche per le vernici. Acquistiamo il colore blu soprattutto da Corund, in provincia di Harghita. Il serpente, il gallo, l’abete, i bucaneve, il foglio, il Sole, la stella, la spiga e la spirale sono simboli comuni. Ma, ovviamente, ogni artigiano ha il proprio stile. Esiste anche uno stile tipico al regno del principe Constantin Brancoveanu, che viene tramandato da una generazione all’altra, spiega Viorel Tanasescu.

Anche il Gallo di Horezu, il più celebre simbolo, ha la sua storia. Nei primi anni ’70, Victor Vicsoreanu fu il primo artigiano di Horezu a dipingerlo sui piatti. Era stato svegliato in una mattinata presto dal canto del gallo, che gli aveva dato fastidio. E allora, come ci raccontava il signor Vicsoreanu stesso, ha deciso di sistemarlo per bene su un piatto, per tenerlo sempre sotto gli occhi. Cosi è nato il Gallo di Horezu, aggiunge Viorel Tanasescu.

La celebrità acquisita lungo il tempo dalle ceramiche di Horezu non ha portato, però, solo dei vantaggi. Il centro della località si è riempito non di prodotti autentici lavorati dai vasai della zona, bensì di oggetti contraffatti e senza valore. Cosicchè le ceramiche di Horezu sono ormai in minoranza.

Portano oggetti dalla Bulgaria e, di recente, ho capito che anche dalla Turchia. Da noi sono rimaste solo sette famiglie che producono esclusivamente ceramiche autentiche di Horezu. Le autorità non fanno nulla per aiutarci e non prendono alcuna misura contro questa invasione. La cosa peggiore è che il nome Horezu appare scritto sulla roba importata. Hanno ordinato dalla Bulgaria delle ceramiche con la scritta Horezu. E alcuni turisti le ritengono autentiche, conclude Viorel Tanasescu, il presidente dell’Associazione degli artigiani ceramisti Il Gallo di Hurez.

Eppure, la gente che apprezza le ceramiche sa identificare i vasi di Horezu, acquistandoli direttamente dai produttori oppure ordinandoli persino da grandi distanze – ad esempio dalla Germania o dalla Spagna.

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