C’è qualcuno in casa?
Dopo aver studiato fotografia documentaria a Londra, Ionuţ Teoderaşcu è tornato in Romania. Dotato di una macchina fotografica e di una videocamera, ha iniziato a riscoprire il mondo che si era lasciato alle spalle quando era partito.
Ana-Maria Cononovici, 02.03.2021, 17:18
Dopo aver studiato fotografia documentaria a Londra, Ionuţ Teoderaşcu è tornato in Romania. Dotato di una macchina fotografica e di una videocamera, ha iniziato a riscoprire il mondo che si era lasciato alle spalle quando era partito. Durante le due settimane trascorse in isolamento nel suo appartamento, Ionuţ Teoderaşcu ha preparato e lanciato il suo progetto dal titolo Cantiere in tempo di pandemia, dove ha immortalato i lavori in corso al palazzo vicino. Il suo prossimo progetto – Campagna e pandemia – svela attraverso le foto la vita quotidiana degli abitanti del villaggio, quasi congelata nel tempo, che aveva come novità l’uso della mascherina. Ciò che ha attirato la nostra attenzione è stato il progetto Non c’è nessuno in casa, che ha portato a Ionuţ Teoderaşcu il Premio d’Oro di Budapest International Photo Awards 2020, nella categoria Gente / Famiglia.
Il fotografo documentarista Ionuţ Teoderaşcu ci ha raccontato gli inizi di questo progetto. L’idea del cortometraggio documentario Non c’è nessuno in casa ha preso forma ad aprile 2019, quando sono tornato a vedere la casa della nonna. Dato che non era più abitata da dieci anni, ero curioso di vedere cosa ci fosse dentro. Una volta lì, ho scoperto che tutte le cose di mia nonna erano rimaste intatte, come chiuse in una sorta di capsula del tempo. Sono ritornato lì, in compagnia di mio padre, al quale ho chiesto di raccontarmi la sua infanzia e la vita dei suoi genitori. Non avevo mai conosciuto mio nonno paterno, morto a soli 44 anni. Poi un’altra volta sono tornato con le mie zie. Le loro storie mi hanno aiutato a scoprire gran parte del passato di mia nonna. E’ così che mi è venuta l’idea di mettere tutto insieme in un documentario breve, che mi ha permesso di unire le immagini e i suoni che avevo registrato durante le visite a casa di mia nonna, accompagnato dai genitori o dalle zie. Ho realizzato questo breve documentario alla fine dello scorso anno, racconta Ionuţ.
Il modo in cui è stato accolto il cortometraggio ha superato le aspettative dell’autore, come spiega lui stesso. Al momento del lancio in Romania, durante un Takeover, è apparso sull’immagine Instagram della rivista Niente più di una rivista. Così ho raccontato la storia per la prima volta. Il cortometraggio, infatti, era già stato proiettato nel Regno Unito, su una piattaforma dedicata alla fotografia documentaria. Ho anche partecipato con questo progetto a un concorso, organizzato entro la fine dell’anno. Un album fotografico con gli studenti, uno dei primi prodotti da Canon, ha ospitato il mio progetto. Poi ho partecipato a un concorso a Budapest, dove ho vinto il Gold Vibe, il Premio d’Oro. Successivamente è stato trasmesso su altre reti qui in Romania, aggiunge Ionuţ Teoderaşcu, presentando anche il contenuto.
È la sensazione di immergersi in un’altra epoca. Non appena si entra in casa, si è sotto l’influsso di immagini dal forte impatto emotivo: muri fatiscenti, enormi ragnatele. Immagini che non vorresti vedere, soprattutto quando hai un legame personale con la famiglia che viveva lì. Eppure qui abbiamo uno spazio che custodisce molto bene la storia di una famiglia, perchè, alla fine, siamo definiti dal posto in cui viviamo. In tutti gli anni che ha vissuto lì e soprattutto negli ultimi 20 che ha trascorso lì da sola, mia nonna ha raccolto saggiamente tutto ciò di cui aveva bisogno, comprese le cose necessarie per il suo funerale. Ho trovato delle medicine o delle lettere che aveva conservato lì. Tutte queste cose raccontano la storia della persona che ha vissuto lì, spiega ancora Ionuţ.
Il film ci porta nel villaggio di Crăieşti, in provincia di Galati. L’autore, che ha trascorso lì la sua infanzia, ci mostra una casa particolare. È atipico per la regione, in quanto qui di solito costruiamo case di piccole dimensioni, con due stanze. La casa della nonna ha una sua storia. Originariamente era destinata a ospitare una prefettura o un municipio. Fu solo più tardi che fu venduta a mio nonno. Costruita un centinaio di anni fa, con materiali di ottima qualità, la casa, eretta su una collina, domina il borgo e offre un panorama mozzafiato, dice ancora Ionuţ Teoderaşcu, rivolgendo anche un invito.
Vi invito a guardare questo cortometraggio documentario, che troverete sul mio sito web teoderaşcu.com, su YouTube o sulla mia pagina Facebook. A mio parere, racconta la storia di diverse famiglie e ci mostra come cogliere il passato familiare, pur sapendo che c’è sempre una parte di soggettività nella storia. Dal momento che vogliamo credere che i nostri genitori abbiano avuto una bella vita, dopo la loro morte cerchiamo di ricostruire il passato e di dargli un tocco romantico. Quindi questa è l’altra cosa di cui parlo nel mio film, oltre alla storia della vita dei miei nonni, conclude il nostro ospite.
Intanto, la città di Zalău ospita la mostra I volti della pandemia, che riunisce le foto scattate da Ionuţ Teoderaşcu.