Viaggio nelle tradizioni primaverili: Dragobete e Mărţişor
Anche quest'anno il Museo Nazionale del Villaggio Dimitrie Gusti di Bucarest invita i bambini ad un Viaggio nelle tradizioni.
Ana-Maria Cononovici, 03.03.2020, 14:02
Anche quest’anno il Museo Nazionale del Villaggio Dimitrie Gusti di Bucarest invita i bambini ad un Viaggio nelle tradizioni. Ogni fine settimana, tra metà febbraio e metà marzo, i piccoli sono attesi a tanti workshop, per scoprire insieme agli artigiani come venivano confezionati i simboli della primavera: bambole, decorazioni, giocattoli e, ovviamente, i martisor – gli amuleti portafortuna legati da un filo bianco intrecciato a uno rosso, offerti alle donne all’inizio della primavera. Siamo accompagnati dalla ricercatrice Lia Cosma, etnologa presso il Museo del Villaggio di Bucarest.
Abbiamo cominciato con festa romena dell’amore – il Dragobete, celebrato il 24 febbraio, pensando, ovviamente a ricreare l’atmosfera delle comunità tradizionali di una volta. Perciò, invitiamo degli artigiani che portano avanti quelle belle tradizioni legate a questi momenti. Per la Festa del Dragobete, i bambini hanno scoperto le usanze tipiche soprattutto nel sud del Paese, svelate da artigiani e artisti figurativi. Hanno imparato a confezionare da materiali tradizionali – ad esempio da un filo di lana – gli uccelli che vengono a cinguettare per annunciare l’arrivo della primavera, e tanti altri oggetti, spiega Lia Cosma.
I bambini hanno imparato inoltre a portare avanti la bella usanza del martisor. Il nome deriva dal diminutivo del mese di marzo, che in romeno si chiama martie. Al solito, gli amuleti legati da un filo bianco intrecciato a uno rosso sono sempre simboli della fortuna, come il trifoglio a quattro foglie, il ferro di cavallo, lo spazzacamino o il cuore. A volte, venivano accompagnati da una monetina, come simbolo del Sole, che irradia sempre luce e calore.
Nella tradizione popolare, soprattutto nella regione storica della Moldavia, erano le ragazze a offrire il martisor ai ragazzi. E viceversa nel resto del Paese. Era un’usanza carica di simboli. Veniva appeso al collo o alla mano, e dopo un paio di settimane o persino un mese, in alcune zone, venivano legati ai rami di alberi, in Transilvania persino alle corna degli animali o alle travi delle stalle, per rimuovere tutto quanto era rimasto di buio dall’inverno e portare salute e benessere in primavera. Il martisor è un’usanza comune dei Balcani, la ritroviamo anche in Bulgaria o Albania. Nel 2017, è stato inserito nel Patrimomio mondiale immateriale dell’UNESCO, quindi riconosciuto come significato, bellezza e soprattutto antica tradizione, aggiunge Lia Cosma.
Anche i genitori sono stati desiderosi di portare i piccoli a vedere come vengono creati tutti questi oggetti: fiori, bucaneve, ornamenti popolari. In questi giorni il Museo de del Villaggio ospita anche la Fiera del Martisor, che riunisce una rosa di artigiani autentici, creatori dei piccoli oggetti così amati dalla gente. Non manca il bucaneve – in ceramica o tessitura, e persino raffigurato su piccoli oggetti di legno, dice ancora Lia Cosma, spiegando che, nonostante la diversificazione dei modelli avvenuta negli ultimi anni, sono sempre quelli tradizionali a riscuotere successo, per eleganza, finezza e semplicità. La nostra ospite ha già anticipato che sono in corso i preparativi degli workshop per la Domenica delle Palme e Pasqua, quando i bambini impareranno a dipingere icone e uova.