Le discoteche degli anni ’70-’80
Oltre 200 persone hanno partecipato all'inaugurazione della mostra permanente dedicata alle discoteche negli anni '70 e '80, ospitata dal Museo Civico di Oradea, il capoluogo della provincia di Bihor.
Ana-Maria Cononovici, 19.02.2020, 09:38
Oltre 200 persone hanno partecipato all’inaugurazione della mostra permanente dedicata alle discoteche negli anni ’70 e ’80, ospitata dal Museo Civico di Oradea, il capoluogo della provincia di Bihor. L’evento offre un viaggio nel tempo, nell’era dei mangianastri e dei giradischi, quando i giovani si divertivano e ballavano sotto lo sguardo vigile di una Commissione di visualizzazione e ascolto, che decideva quale musica doveva andare in onda.
La museografa Cristina Puşcaş spiega che il progetto è nato in seguito alle donazioni fatte dal pubblico al museo, oltre a una continua attività di ricerca: A settembre 2016 abbiamo lanciato la campagna Non buttare via il passato, consegnalo al museo, dopo di che decine di abitanti delle città hanno iniziato a raccogliere vari oggetti risalenti agli anni del comunismo. Tra questi oggetti, abbiamo trovato molti dischi in vinile, registratori, giradischi, in breve, un intero patrimonio in grado di testimoniare come funzionavano le discoteche in quel periodo: e così è nata l’idea di questa mostra. All’inizio, non abbiamo trovato alcun regolamento sul modo in cui erano organizzate le discoteche sotto il regime di Ceausescu. Quindi, abbiamo cercato negli archivi, dove abbiamo trovato alcuni documenti del Comitato per la cultura e l’educazione socialista della provincia di Bihor, riguardanti alcune normative di funzionamento per le discoteche, la Commissione per la visualizzazione e l’ascolto, la censura e le restrizioni. Una volta ultimato questo lavoro di documentazione, siamo passati al passo successivo, vale a dire parlare con i DJ dell’epoca su come andavano le cose negli anni ’70 e ’80. Cosicchè la nostra discoteca non è solo una mostra ricca di oggetti e foto, ma anche uno spazio che dovrebbe ricreare l’atmosfera delle discoteche di quel tempo, spiega Cristina Puşcaş.
Durante il comunismo, le discoteche funzionavano nella cosiddette case di cultura, centri culturali, club educativi, bar, ristoranti o alberghi. Era d’obbligo rispettare standard operativi come, ad esempio, l’autorizzazione del Comitato provinciale per la cultura e l’educazione socialista, rilasciata ogni anno. Per ottenere questo documento, la Commissione di visualizzazione e audizione decideva per iscritto il programma musicale offerto al pubblico. Va notato che negli anni ’80, quasi tutta la musica ascoltata nelle discoteche del Paese era romena, dice Cristina Puşcaş, spiegando anche cosa scopre il visitatore, una volta lì.
Il pubblico si trova in una vera discoteca illuminata da uno stroboscopio e tubi al neon. Una volta lì, i visitatori possono ammirare la collezione di vinili in voga in quegli anni, mangianastri, registratori o persino foto della collezione privata di uno dei DJ dell’epoca che ha voluto donarle al museo. Il pubblico potrà inoltre vedere una raccolta di canzoni, lettere d’amore o immagini tratte da riviste dell’epoca. Si tratta di materiali originali che formano un ricco patrimonio in questo settore, aggiunge la nostra ospite, rivolgendovi l’invito a visitare la mostra Discoteca 70-80.
La mostra è ospitata dal Museo Civico di Oradea, in un edificio a due piani. Abbiamo allestito la discoteca al secondo piano, in una delle sale più belle e grandi. Ha riscosso successo fin dall’inaugurazione, praticamente la sala era troppo stretta per accogliere i 200 visitatori giunti a ballare con la musica degli anni ’70 e ’80: molti nostalgici, ma anche giovani curiosi di scoprire le canzoni dell’epoca. Alla fine, tutti si sono divertiti, ha concluso Cristina Puşcaş. E dato che all’epoca del comunismo le discoteche avevano un programma di apertura compreso tra due e quattro ore, nel giorno dell’inaugurazione la mostra di Oradea ha chiuso, secondo il regolamento, alle 20:00.