I grandi dossier sull’agenda dell’UE/ Continua l’ascensione dell’estrema destra in Europa/ Il primo anno di mandato di Trump/ Attacchi nello spazio occidentale/ Fine carriera per grandi atleti
Le autorità di Londra hanno lanciato, a marzo, a nove mesi dal referendum che ha diviso il Regno, la procedura di uscita dall’UE. Dopo mesi di duri negoziati, Bruxelles e Londra giungono, finalmente, ad un assolutamente necessario accordo di tappa. A dicembre, il Consiglio Europeo ha constatato che sono stati registrati sufficienti progressi nei negoziati sui tre temi principali; i diritti dei cittadini europei dopo la Brexit, la frontiera tra la Repubblica di Irlanda e la provincia britannica Irlanda del Nord e la fattura che Londra deve pagare in seguito alla separazione. Seguono i negoziati commerciali che, stando agli esperti saranno difficili. L’immigrazione è rimasta, anche nel 2017, un tema di attualità, anche se il numero dei rifugiati che hanno preso d’assalto l’Europa è diminuito. La Grecia e l’Italia restano sottoposte alla pressione e più stati comunitari dell’Europa Centrale e Orientale, soprattutto l’Ungheria, continuano a respingere il sistema basato sulle quote proposto dalla Commissione Europea. Colpita in minor misura dalla pressione dei rifugiati, la Spagna ha vissuto, verso la fine dell’anno, una tumultuosa atmosfera politico-sociale, con l’organizzazione del controverso referendum sull’indipendenza della Catalogna. Il 27 ottobre, il Parlamento catalano ha proclamato unilateralmente l’indipendenza della regione, non riconosciuta però dall’UE. Madrid ha messo sotto tutela la Catalogna, ha destituito il Governo, ha sciolto il Parlamento regionale ed ha indetto nuove elezioni regionali, mentre il presidente destituito Carles Puigdemont è scappato nel Belgio. Per quanto riguarda la politica estera, l’UE è entrata in una nuova tappa dei rapporti con gli USA, molto più freddi, dopo l’insedimento di Donald Trump, ed ha mantenuto le distanze dalla Russia, soprattutto sullo sfondo della proroga delle sanzioni economiche nei confronti dell’ultima, a causa del coinvolgimento di Mosca nel conflitto nell’est dell’Ucraina. Un grande passo in avanti è, invece, considerato la firma dell’accordo commerciale con il Giappone, la terza grande economia del mondo.
Nel 2017, le elezioni organizzate in Francia, Germania, Olanda ed Austria non hanno fatto altro che confermare che l’estrema destra sta guadagnando sempre più terreno. Quest’anno, i partiti di estrema destra hanno ottenuto percentuali storiche l’uno dopo l’altro, anche se nessuna vittoria nazionale. In Francia, il leader del Fronte Nazionale, Marine le Pen, è arrivata nel secondo turno delle presidenziali di aprile-maggio, con un numero di voti quasi doppio rispetto a quelli ottenuti da suo padre, Jean-Marie Le Pen, 15 annio addietro. Vincitore dello scrutinio è stato, con il 66% dei voti, il pro-europeo centrista Emmanuel Macron. A capo del movimento 'En Marche!', fondato solo un anno prima, Macron ha allontanato per la prima volta dall’Elysée i socialisti e i repubblicani. In Germania, dopo le elezioni federali, l’Alternativa per la Germania, formazione euroscettica e anti-immigrazione, è entrata per la prima volta nel Bundestag, dopo aver ottenuto più del 12% dei voti. In Olanda, il Partito della Libertà (di estrema destra), di Geert Wilders, è diventato, a marzo, la seconda forza politica nel Parlamento, dopo i liberali. Il Partito della Libertà in versione austriaca, il più vecchio della famiglia nazionalista europea, ha concluso le politiche dello scorso ottobre con il 26%, una percetuale vicina al proprio record. Il risultato gli ha garantito la presenza nel Governo presieduto dal conservatore Sebastian Kurz, il quale, a 31 anni, è diventato il più giovane premier dell’Europa. Anche se non è stato completo, il successo dei partiti populisti, euroscettici e ostili all’immigrazione accellera la ricomposizione del paesaggio politico nello spazio comunitario.
Il 20 gennaio, il miliardario repubblicano Donald Trump diventava presidente degli USA, con lo slogan “L’America prima di tutto”, però i sospetti di complicità con la Russia gli hanno macchiato il debutto del mandato. Prova del modo unico in cui porta avanti la sua politica estera, egli ha sciolto il bilancio del suo precedessore democratico Barack Obama, dopo che gli USA hanno rinunciato o hanno minacciato di rinunciare a più accordi internazionali. Tra questi, il Partenariato Trans-Pacifico, firmato con 11 Paesi della regione Asia-Pacifico, tra cui anche il Giappone, l’Accordo climatico di Parigi e l’atto costitutivo dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (UNESCO). Tuttavia, il riconoscimento di Gerusalemme come capitale dello stato di Israele è stato forse la più controversa decisione del nonconvenzionale presidente. La misura è stata quasi all’unanimità criticata dai partner occidentali degli USA ed ha provocato un’ondata di proteste nel Medio Oriente. Inoltre, lungo l’anno, Trump ha avuto un discorso molto aggressivo nei confronti di ciò che ha definito “il regime brutale di Pyongyang”, sullo sfondo dei consueti test balistici della Corea del Nord.
Centinaia di persone hanno perso la vita negli attacchi commessi nel 2017 nello spazio occidentale, soprattutto negli USA e in Gran Bretagna, nonostante gli sforzi della comunità internazionale di contrastare il terrorismo. A maggio, nella città britannica di Manchester, durante il concerto della cantante Ariana Grande, un britannico di cittadinanza libica ha fatto scoppiare un ordigno esplosivo artigianale. In seguito all’attentato, 22 persone hanno perso la vita e 60 sono state ricoverate in ospedale. Ad agosto, i terroristi hanno colpito di nuovo, stavolta a Barcellona. 14 persoane sono state uccise e 100 sono rimaste ferite da un furgone entrato su una strada pedonale. Tuttavia, il più sanguinoso attacco è avvenuto a ottobre, a Las Vegas, negli USA. 59 persone sono morte e oltre 500 sono rimaste ferite, dopo che un sesantenne ha aperto il fuoco contro le persone presenti ad un concerto. La strage ha infiammato i dibattiti sull’accesso dei cittadini americani alle armi da fuoco.
Il maggiore velocista di tutti i tempi, super-star dell’atletica, il carismatico giamaicano Usain Bolt si è ritirato in agosto, dopo i Mondiali. Con un palmares straordinario, che include otto titoli olimpici e due record mondiali che sembrano impossibili da superare, Usain Bolt ha lasciato un vuoto immenso. In più, gli amanti del calcio si sono congedati da calciatori diventati leggendari: l’italiano Francesco Totti, il tedesco Philipp Lahm, lo spagnolo Xabi Alonso e il brasiliano Kaka.
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